Tour nella Roma dei Misteri. Gli spiriti di papi, nobildonne e figlie di re a spasso per la città eterna
La “Casa Infestata” di Via del Governo Vecchio certificata da “esperti” del Vaticano
Jacques Yonnet ha scritto nel suo “Enchantements sur Paris”: “Non conosce la sua città chi non ha fatto esperienza dei fantasmi che la popolano”, ed è vero.
Le narrazioni che animano il loro vagare tra i vivi raccontano la storia dei luoghi, mostrano l’essenza dei loro tempi, ci porgono la visione della natura umana e spesso, delle sue miserie.
Prendiamo i due poeti inglesi che a Roma ci hanno lasciato la ghirba e le ossa nel cimitero acattolico: Keats e Shelley. Ogni buon romano conosce il nome di questi due grandi esponenti del romanticismo britannico.
KEATS E SHELLEY
John Keats, venendo a Roma pensava di guarire dalla tubercolosi di cui era affetto e la Città Eterna rappresentava, dato il clima asciutto, la sua ultima speranza di rimanere in vita. Nato a Londra, nel 1795, il poeta inglese si ammalò da giovane di tisi, una delle malattie più diffuse e pericolose dell’epoca. Scrisse in una sua lettera: “Ho la sensazione continua che la mia vita reale sia già passata, e di star quindi conducendo un’esistenza postuma”. Non si sbagliò e appena 3 mesi dopo il suo arrivo a Roma tirò le cuoia.
Altra storia quella di Shelley, tra l’altro marito di quella Mary Shelley che scrisse “Frankenstein”. Venne in Italia con la seconda moglie per iniziare una nuova vita. A Roma conobbe Keats e gli stette accanto per tutto il decorso della sua malattia. Morto il suo amico, dopo un anno, invece di iniziarne una nuova perse la vecchia vita a causa di un naufragio a largo di Livorno.
Entrambi riposano a Roma, la casa che li ospitò è diventata un museo e loro la infestano. Se andate a vedere la scalinata di Trinità dei Monti, spalle alla fontana della Barcaccia, sulla destra c’è un palazzetto colorato di rosso. Era la casa di John Keats. Le apparizioni dei fantasmi dei due poeti continuano ad atterrire o affascinare, secondo i punti di vista, i turisti, gli abitanti del rione e i visitatori della casa museo a loro dedicata (la Keats Shelley Memorial House)… . Come fantasmi sono un po’ “mobili” e le loro apparizioni non si limitano alla sola abitazione ma anche al cimitero acattolico di Roma presso la piramide Cestia che è già un tantino tetro del suo.
LA MEZZALUNA
Esiste una zona di Roma dove si concentrano il maggior numero di entità e manifestazioni. Questa zona è detta anche “mezzaluna”, per la curva che il fiume Tevere forma, creando una sorta di gomito, con il vertice vicino a Ponte Vittorio Emanuele II. Pare che anticamente in questa zona sorgesse un tempio interrato dedicato a Proserpina che veniva poi riaperto in occasioni di celebrazioni a lei dedicate; da qui anche la leggenda che in questa “mezzaluna” sia nascosta una porta verso gli inferi. Vediamo quale trapassato passeggia nella zona.
MESSALINA
Tra i fantasmi che vagano nella Capitale c’è quello di Messalina (quante se ne dicono sul suo conto…). Era la figlia di Marco Valerio Messalla Barbato console di Roma e Domizia Lepida. Ha l’abitudine (il fantasma) di passeggiare tra il Colle Oppio e Villa Medici dove incontrò l’ultimo dei suoi amanti. Messalina aveva battuto tutti i primati dell’epoca: a soli 12 anni era una delle donne più desiderate di Roma per la sua bellezza.
Ebbe vita breve: ci pensò suo marito l’imperatore Claudio a strangolarla quando la poverina aveva 23 anni. Secondo altri ci pensò la spada di un pretoriano imperiale il quale, afferrandola per i capelli la trafisse esclamando: “Se la tua morte sarà pianta da tutti i tuoi amanti, piangerà mezza Roma!”.
Era una donna irrequieta che dopo quasi duemila anni, come fantasma, continua a tormentarsi e a tormentare la gente. Incontrarla non è difficile: basta attendere la notte e mentre la maggior parte della città dorme, con un pizzico di fortuna si può scorgere il suo fantasma vagare disperato magari alla ricerca dell’ennesima avventura. C’è chi l’ha vista passeggiare nei giardini di Colle Oppio; tra le rovine della Domus Aurea a Roma. I primi ad avvistarla furono i barboni che albergano tra le rovine della casa di Nerone.
Non fu dato molto peso alla cosa ma, in seguito il fantasma fu avvistato da altre persone ritenute “più affidabili” e la sua storia è entrata nell’albo dei racconti misteriosi di Roma. Si dice che lo spettro di Messalina continui a vagare tra le rovine romane alla ricerca di un giovane amante; solo allora il suo fantasma troverà pace e sparirà definitivamente. Quindi se vi trovate a passeggiare di notte nei dintorni del Colosseo può darsi che vi capiti di incontrarla e magari… .
ALESSANDRO VI
Tra via Cavour e la chiesa di San Pietro in vincoli esiste una romantica scalinata, il cui nome è tutto un programma: Vicolo Scellerato.
Tradizione vuole che il palazzo sito in questa via fosse appartenuto ai Borgia. Qui ebbero luogo molti degli intrighi e assassini che videro protagonisti i membri della famiglia del papa Alessandro VI. Da questo palazzo sarebbe uscito il figlio Juan per non rientrarvi più. Sempre qui la figlia Lucrezia si sarebbe “data da fare” con i suoi amanti prima di ucciderli.
Anche la fine del papa non è proprio chiara: pare fosse stato avvelenato. Immediatamente dopo la sua dipartita si parlò di demoni giunti a prelevare l’anima del defunto. Il suo corpo fu oggetto di una rapida putrefazione e di un gonfiore talmente esagerato che il corpo venne rapidamente inumato nottetempo. Oggi l’anima del Papa vaga dopo l’imbrunire avvolto in una tunica rossa e con il volto deforme intorno a via Giulia e alla chiesa di Santa Maria di via Monserrato. C’è anche chi afferma di averlo visto più volte, assieme alla figura vestita di nero del figlio Cesare (Il duca “Valentino” tanto stimato dal Machiavelli), salire la scalinata verso San Pietro in Vincoli.
Ma “Vicolo Scellerato” non ha ancora esaurito le sue storie dell’al di là.
TULLIA
Il nome di Scellerato deriva da una antica vicenda. Pare che Tullia, seconda moglie di Lucio Tarquinio detto il Superbo, travolse con le ruote del suo carro il corpo del padre, Servio Tullio, appena ucciso da suo marito, macchiandosi le vesti col sangue paterno. Secondo i racconti popolari in quei luoghi si aggirerebbe il fantasma della donna lasciando pozze di sangue sul terreno.
A questo riguardo, le storie romane raccontano che in una fredda notte d’inverno di alcuni anni fa un viaggiatore stava per imboccare la salita di S. Francesco di Paola, accanto a piazza San Pietro in Vincoli. A un tratto gli parve udire un lamento provenire dallo slargo davanti a sé. Appena entrato nella via il silenzio fu sovrastato dal rumore di un carro che si avvicinava a tutta velocità. Si gettò di lato per evitare lo scontro ma non sopraggiunse alcunché. Udì nuovamente un lamento provenire dal centro della strada. Il viaggiatore si avvicinò al luogo del gemito ma non c’era nulla eccetto una grande pozza d’acqua nella quale aveva messo inavvertitamente i piedi. Tornato a casa, nel levarsi le scarpe, le trovò sporche di sangue: era quello di Servio Tullio travolto dal carro della figlia.
IMPERIA COGNATI
Raggiungiamo Villa Celimontana. È il luogo che riguarda un altro fantasma romano: quello della cortigiana Imperia Cognati. Era talmente bella da essere immortalata da Raffaello in persona nelle vesti della splendida ninfa Galatea; Anzi l’artista urlò che non avrebbe terminato l’affresco se non gli fosse stata concessa come modella la splendida figliola.
La cortigiana fu l’amante di Agostino Chigi, un noto banchiere romano la cui villa che si affaccia sul fiume Tevere oggi è chiamata “la Farnesina”. Imperia fu il personaggio femminile più famoso della “dolce vita” dell’epoca. Ma “sic transit gloria mundi” e Agostino Chigi, successivamente, si trovò una nuova giovanissima amante. La Divina, messa da parte, cadde in depressione e nel 1512 si avvelenò
In realtà, si ipotizza che fu assassinata dalla moglie di Agostino, la quale scoperto il tradimento volle vendicarsi assumendo un sicario. Secondo la leggenda del fantasma della villa Celimontana, la donna oggi vaga tra quelle mura cercando le sue stesse ossa che prima vennero nascoste in una tomba a San Gregorio Magno e poi rimosse. Al giorno d’oggi dove siano finiti i suoi resti non si sa..
LA CASA INFESTATA
Fino ad ora vi ho descritto alcuni fantasmi della tradizione romana. Se l’argomento è di vostro interesse vi rimando ai miei precedenti articoli in materia. Questo che vado a raccontarvi, invece, non è frutto di un racconto o di una leggenda ma una realtà che ancora oggi rimane inspiegabile: una casa che la tradizione vuole sia il luogo più infestato della Capitale, non solo, ma con infestazione certificata.
La nostra storia ha inizio l’11 maggio 1861. Una stretta palazzina di via del Governo Vecchio al civico 57 fu il palcoscenico di una serie di fenomeni paranormali. Piatti che volavano da una parte all’altra dell’abitazione, coperte che si sollevavano dai letti ricadendo nella stanza, sedie che si spostavano, materassi che si arrotolavano da soli, bottiglie che si rompevano sbattendo sui muri, suoni di catene e gatti neri che venivano giù dal camino!
Il padrone di casa era un funzionario pubblico, il dottor Tromba che, disperato per via di quell’andirivieni, si rivolse al suo parroco il quale tentò di porre fine a questi fenomeni. Nella casa ebbe luogo un esorcismo fatto con la “zaffetica”, una sostanza a base di zolfo, che emanava un terribile puzzo. Anticamente si riteneva potesse cacciare via le presenze cattive. Gli spiriti, a quanto pare, non gradirono la cosa e ad andarsene, in realtà, fu il prete e… a gambe levate! Terrorizzata, la famiglia che abitava l’appartamento, murate porte e finestre cambiò casa.
LA MALEDIZIONE
Successivamente funzionari papalini dichiararono la casa “maledetta” e da qui la certificazione ufficiale. I fenomeni continuano ancora oggi. Alcuni anni addietro un gattino si insinuò nell’appartamento attraverso una fessura del muro e non riusciva più a venirne fuori. I padroni, chiamarono i pompieri per recuperare il povero felino che fu felicemente salvato. Gli astanti non si trattennero dal chiedere ai vigili come fosse fatta la casa degli spiriti. Il pompiere che era entrato nell’appartamento rispose laconicamente che era una casa deserta e tranquilla ma con un puzzo terribile. Ad oggi la casa che è in una posizione prestigiosa del centro storico capitolino, non è nemmeno registrata al catasto e quindi “non esiste”. Chiunque potrebbe abitarla senza pagare le tasse ma pare che nessuno abbia il coraggio di farlo.
Ce ne sarebbero di cose da narrare sulle presenze oscure della Capitale ma basta, vi annoierei. Vi lascio con la speranza di avervi provocato un brivido in queste calde giornate. Un saluto da un metro e mezzo.