Convegno su Andreotti a Celano. Baruffa (Prc): «Meglio ricordare una vittima dei misteri italiani, non il “padrone”»
Il segretario celanese di Rifondazione Comunista critica l’iniziativa dell’11 dicembre e ricorda la figura di Saverio Saltarelli di Pescasseroli
CELANO – Meglio ricordare chi fu vittima delle oscure trame degli anni ’60 e ’70, che non chi ne conosceva ogni minimo dettaglio.
Questo il senso dell’intervento del segretario di Rifondazione Comunista di Celano, Vittoriano Baruffa, che critica apertamente la presentazione del libro di Giulio Andreotti sui cosiddetti “Anni di Piombo”, e coglie l’occasione per ricordare una giovane vittima marsicana di quegli anni.
Questo l’intervento di Vittoriano Baruffa, segretario del Prc di Celano.
«Qualche giorno fa, leggevo un vostro articolo sulla presentazione del libro “I Diari degli Anni di Piombo” di Giulio Andreotti, presentazione che si è svolta sabato 11 dicembre nell’auditorium di Celano.
Mi sono soffermato su una frase in particolare che recitava così: “Gli anni di piombo si materializzarono a cavallo degli anni ‘60 e ‘70, la miccia si accese quando ad una manifestazione a Milano ci scappò il morto”.
Ecco di preciso non ricordo nel dettaglio la frase, ma questo mi basta per capire ancora una volta che coltivare la memoria di chi ha combattuto per un futuro migliore è sacrosanto più che mai.
“Saverio Saltarelli era salito al nord per realizzare i suoi sogni”
Il morto in questione si chiamava Saverio Saltarelli 23 anni di Pescasseroli (di cui parliamo in altro servizio ndr).
Saverio salì a Milano per studiare, partì da montagne lontane, le nostre montagne, e quel giorno, quel 12 dicembre 1970 mentre manifestava per ricordare il primo anno dalla strage di Piazza Fontana, gli spararono un candelotto in pieno petto.
Tutti i suoi sogni, tutta la sua vita si fermarono lì in quell’istante.
È giusto ricordare, è giusto far sapere che la storia è stata già scritta e non andrebbe mai rivisitata!
Sono stato invitato all’evento in questione, come lo ero stato in occasione della presentazione estiva, ho deciso di non andare anche se sono stato titubante fino all’ultimo.
Lungi da me criticare gli organizzatori anche perché conosco l’impegno che ci si mette per organizzare tali eventi. Lungi da me criticare eventi culturali che trovano casa nella mia Celano, anche perché abbiamo bisogno di Cultura.
Ma no, non abbiamo davvero bisogno di convegni che ricordino esponenti della famigerata DC che inevitabilmente si intrecciarono con le oscure trame delle logge massoniche che tanto tormentarono la nostra Italia!
Ecco avremmo solo bisogno di sapere invece, perché l’onorevole Andreotti si sia portato con sé tutti i segreti di stato, tutti i misteri che una volta svelati o per lo meno studiati, avrebbero alleviato la sofferenza di tante famiglie italiane di questi ultimi anni.
Ustica DC9, Strage piazza Fontana, Sequestro ed uccisione Aldo Moro, Strage treno Italicus, Strage piazza della Loggia Brescia, Strage della stazione di Bologna, Trattativa Stato mafia.
Consapevole di avere omesso qualcosa, e fiducioso di non trovare mai una strada o una targa nel mio paese che ricordi l’esimio statista, aspetto con ansia il libro ultimo che ci svelerà tutti questi misteri, allora sì che sarò in prima fila.
In questi anni tanti sono gli aneddoti e tante le frasi che ricordano Andreotti, più o meno simpatiche.
Baruffa: “Meglio ricordare le vittime
di quel periodo
che cercare di riscrivere
la storia”
Quella che mi fece capire la sua indole, è quella volta in cui alla domanda sull’assassinio di Giorgio Ambrosoli famoso liquidatore del Banco Ambrosiano, lui rispose solamente con una frase gelida, distaccata, vuota: “Forse il dottor Ambrosoli se l’he cercata!”.
Ecco questo era il Politico Andreotti, freddo calcolatore dei tempi che furono, tempi che dovremmo solo allontanare dalle nostre menti.
Nella giornata di ieri, come tutti gli anni, la Segreteria Provinciale del PRC, con una delegazione composta dal segretario Silvano Di Pirro, dal segretario Aquilano, Mauro Colaianni e dal professore Riccardo Lolli, ha reso omaggio a Saverio organizzando una camminata solidale che partiva dalle vie del centro fino ad arrivare nella cappella cimiteriale di famiglia.
Lo dobbiamo a Saverio, lo dobbiamo alla nostra storia».