Il Tar Lazio boccia il Ministero. Annullata la “Vigile Attesa”. I medici debbono poter curare secondo scienza e coscienza
Un riconoscimento alla validità delle cure domiciliari precoci che avrebbero evitato la paralisi del sistema sanitario
ROMA – Tachipirina e Vigile attesa? II mantra che da due anni anima governo, Aifa e Cts è stato spazzato via da una sentenza storica del Tar Lazio.
Decidendo su un ricorso contro questa prescrizione presentato dal “Comitato Cure Domiciliari Covid-19”, presieduto da Erich Grimaldi e con Valentina Rigano portavoce, il Tar del Lazio ha stabilito che questo principio lede la deontologia e la professionalità del medico.
In sostanza il medico deve fare quello che “Lui” ritiene necessario per poter aiutare la guarigione del paziente.
Insomma, dopo due anni, ciò che a molti sembrava lapalissiano, diventa finalmente un principio acclarato e che porrà, da qui in avanti, diversi problemi a chi ha fatto scelte opposte, governo e Aifa in primis.
Il Tribunale Amministrativo del Lazio ha deciso sul ricorso presentato dal Comitato Cure Domiciliari Covid-19
«È onere imprescindibile di ogni sanitario di agire secondo scienza e coscienza, assumendosi la responsabilità circa l’esito della terapia prescritta quale conseguenza della professionalità e del titolo specialistico acquisito».
Con questa motivazione alla sentenza, il Tar Lazio ha accolto il ricorso presentato dal Comitato Cura Domiciliare Covid-19, a firma del presidente e avvocato Erich Grimaldi e dell’avvocato Valentina Piraino, contro le linee guida ministeriali del 26 aprile 2021, per il trattamento domiciliare dei malati Covid.
«La Prescrizione dell’AIFA – continua il Tar – come mutuata dal Ministero della Salute, contrasta con la richiesta professionalità del medico e con la sua deontologia professionale, imponendo, anzi impedendo l’utilizzo di terapie da questi ultimi eventualmente ritenute idonee ed efficaci al contrasto della malattia Covid-19, come avviene per ogni attività terapeutica.
Quindi – conclude il Tribunale Amministrativo – il contenuto della nota ministeriale, imponendo ai medici puntuali e vincolanti scelte terapeutiche, si pone in contrasto con l’attività professionale così come demandata al medico nei termini indicata dalla scienza e dalla deontologia professionale.
Per tali ragioni il ricorso deve essere accolto».
Per il Tar Lazio le scelte di Aifa e Ministero: “impediscono l’utilizzo di terapie da questi ultimi eventualmente ritenute idonee ed efficaci al contrasto della malattia Covid-19“
«Finalmente un punto fermo a una battaglia che portiamo avanti da due anni, è la fine della vigile attesa – ha spiegato il presidente CDC-19 avvocato Erich Grimaldi – per dimostrare che le linee guida ministeriali fossero di fatto uno strumento per vincolare i medici di medicina generale alle eventuali responsabilità che derivano dalla scelta terapeutica, ecco come – ha aggiunto Grimaldi – il Governo, andando a vincolare i medici, ha di fatto privato i cittadini delle cure domiciliari precoci, paralizzando la sanità territoriale, e portato al collasso il sistema ospedaliero, con tutte le drammatiche conseguenze che migliaia di famiglie conoscono purtroppo molto bene».
«Le scelte terapeutiche sono da sempre un dovere e un diritto dei medici, eppure chi ha curato a casa è stato ingiustamente bistrattato e accusato più volte di agire in malafede – ha dichiarato la portavoce di CDC-19, Valentina Rigano – invece di ascoltare e recepire le costanti richieste di collaborazione che abbiamo più volte proposto al Ministero, per trovare una soluzione comune all’emergenza, chi ha preso decisioni ha ignorato le capacità e l’esperienza di migliaia di medici. Questa decisione – conclude la Rigano – cristallizza una volta per tutte quale sia il ruolo del medico di medicina generale, ovvero agire e non lasciare i malati Covid ad attendere l’evolversi della malattia».
In buona sostanza, il medico deve essere lasciato libero di fare il medico e la linea dello stare a guardare e vedere come va a finire, tutto è tranne che una linea terapeutica.
Scontato? Per qualcuno in questi due anni pareva di no. E prima o poi ne sapremo anche il perché.
A seguire pubblichiamo, in Pdf e immagine, la sentenza integrale del Tar.