Dalla… “Foresta Incantata” di Avezzano al monumento alla… “Porchetta” di Roma: quando architettura e buon gusto si ignorano

Quando l’argomento riguarda l’ arredo urbano, non si sa per quale inconscio motivo, gli amministratori di un comune perdono completamente la testa. È accaduto a Roma nel quartiere Trastevere, “er core de Roma”. Qualcuno, al culmine di una sorta di ascesi mistico-artistica, decise di mettere in piazza San Giovanni della Malva un monumento dedicato alla porchetta.

Il monumento alla porchetta

Si trattava di due  tonnellate di travertino effigiante il tradizionale alimento romano dal titolo: “Dal panino si va in piazza”.  Se la cosa poteva essere accettabile davanti a un ristorante di Ariccia, paese noto al mondo per questo prodotto alimentare, appare completamente fuori posto come arredo urbano, sia nell’immagine sia nel significato macabramente anti animalista.

Alla vista di quel “coso” i romani si chiesero a chi avesse mai  dato di volta il cervello per mettere una tale bruttura in una piazza di un cotanto simbolico quartiere.

CHI HA IL “CAMPO DEI MIRACOLI E CHI “LA FORESTA DI BANDONE”

L’arte è arte e il pensiero dell’artista va rispettato ma una sua opera non può essere collocata ovunque. Trattandosi di opera pubblica bisogna anche collocarla armoniosamente in un determinato contesto. La stessa osservazione l’hanno fatta gli avezzanesi alla vista di Piazza del Mercato tramutata in una selva di alberi metallici al di sopra dei quali è posta una copertura in lamiera a mo’ di fronde. Una sorta di maxi pensilina per autobus. Il tutto alla faccia del verde Abruzzo! D’altrocanto se si è prosciugato il Fucino perchè non disboscare Piazza del Mercato?

La deliziosa “foresta di bandone”

C’è poco da dire: basta buttare un occhio. Il nostro Giovanni Maria De Pratti nei suoi articoli, che vi invito a leggere, documenta lo scempio perpetrato su questa povera Piazza del Mercato. Sbagliare si può, basta poi correggere gli errori.

LA COSTITUZIONE ITALIANA

Credo, forse erroneamente, che una Pubblica Amministrazione debba rispettare gli articoli della Costituzione Italiana. Il progetto di questa piazza vi si attiene? Vale la pena citare la modifica all’articolo 41 recentemente approvata inerente la posizione ecologica della Nazione.

ART. 41
” L’iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali
“.

Pare che Costituzione e Ministero per la Transizione Ecologica non siano sufficienti ad ispirare le modifiche all’arredo urbano della città. I “fini sociali ed ambientali” si traducono nello sradicamento di antichi platani e tigli della piazza per essere sostituiti da tanti pezzi di ferro a loro foggia. Forse bastava adeguarsi alla Legge 10/2013 “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani. Nella sua stesura agli alberi monumentali è riconosciuto non solo un valore ambientale ma anche culturale. Diventano simbolo di importanti eventi storici, tradizione o semplicemente identificano l’identità di un luogo e della gente che ci vive.

In questa visione surrealistica di una piazza alberata, mi chiedo se vedremo saltellare qua e là qualche animaletto meccanico o magari qualche aiuola ricoperta d’erba di latta. Ci potremmo aspettare perfino il cinguettio di passeretti emesso da altoparlanti. Ma poi, cosa insegneremo mai ai nostri figli? Quale educazione ecologica? Potrebbe passare il messaggio che la natura non serve. I giovani potrebbero pensare che l’ombra del ferro può sostituire quella di un albero. Ma il ferro non fa ombra, semmai s’arroventa al sole pure se ci fai i buchi. Nel nostro caso nemmeno c’è riparo dalla pioggia: ci sono i fori!

LA PRATICITÀ DI UNA PIAZZA METAFISICA

Celiare è facile se si trascura, nella irridente descrizione di questa “ecologica” piazza, il soddisfacimento del lato manutentivo della stessa. Non più potature, semmai qualche sporadica saldatura, qualche bullone da stringere… . Installare una fontana diviene semplice: non butterà acqua perchè sostituita da plastica trasparente che ne simula la fuoriuscita. Ma soprattutto, in estate, quando il sole riscalderà il soffitto di lamiera, al posto di quella “intollerabile frescura” causata dai platani, si potrà godere di una buona sauna tonificante. Potrà poi essere completata da una fustigazione vivificante con dei ramoscelli come in uso nei paesi del Nord Europa … no qui non è possibile: è tutto di ferro.

IL RAPPORTO CON L’AMBIENTE

La splendida veduta della piazza

La progettazione e la disposizione dell’arredo urbano sono materie di studio presenti nei corsi universitari delle facoltà di Ingegneria e di Architettura e le linee guida sulla loro realizzazione pongono particolare attenzione al rapporto tra uomo e ambiente circostante. Si cerca infatti di creare un equilibrio tra questi e il territorio.

Gli alberi di ferro lo rendono possibile? Lo rende possibile il taglio di platani secolari e tigli?  Se i platani erano malati si sarebbe dovuto procedere alla loro cura o sostituzione in una ottica di mantenimento del verde cittadino. Gran bel colpo di genio sostituire quelle memorie verdi con pali d’acciaio e insulsi alberetti. Una domanda sorge spontanea: le case che si affacciano su questa piazza deturpata di quanto si sono deprezzate?

Non credo che a qualcuno piaccia mai affacciarsi da un balcone per poi godere della vista di una copertura in metallo. La perdita di valore immobiliare dovrà certamente essere rifusa dall’Amministrazione. Immaginatevi questo bell’annuncio: “Vendesi appartamento balconato con vista su un tetto di latta”! Lo comprereste mai quell’immobile? Balza agli occhi che questo intervento “riqualificante” è brutto. Brutti gli alberi di ferro che assurgono a simbolo di una mancanza di sensibilità ambientale, brutta l’idea delle coperture di metallo e brutta l’idea di negare uno spazio aperto alle famiglie, di nascondere il cielo. Ecco il bambinetto che scappa di mano al genitore e “splat!” addosso a un tronco d’acciaio! 

A CHE SERVE UNA PIAZZA?

La trasformazione in simil-piazza prima dei buchi

La piazza, rappresenta il salotto delle nostre città. È un luogo dove storia, architettura e cultura si fondono e assumono il fulcro della vita urbana. Questo lavoro di rifacimento pare più il prodromo di un centro commerciale che altro. Tutto è lecito quando è lecito ma non tutto si può far passare per riqualificazione.

Fa così spavento l’idea di allestire una piazza usando alberi, panchine, fontane per rinfrescare il passante, far correre i bambinetti senza fare lo slalom tra ceppi di ferro e magari una biblioteca o spazio culturale? Mi spingo oltre: un posto dove sistemare a rotazione un mercatino di libri, uno antiquario o entrambi?

Creare un luogo dove portare a passeggio la famiglia o far riunire i giovani magari all’ombra della cultura e di qualche platano è una idea così peregrina? Tra l’altro l’opera mi pare anche fuori luogo: le piazze sono circondate dagli alberi, non li hanno nel mezzo altrimenti sarebbero parchi o larghi. Non sono nemmeno ricoperte da tettoie. Nel caso della nostra piazza, forse, qualcuno avrà pensato: “Di natura ne abbiamo abbastanza: tra Parco Nazionale, Gran Sasso, laghi e laghetti non se ne può più:! Mettiamo quattro alberi di ferro per far vedere che siamo innovativi“.

LA NASCITA DI UNA IDEA POCO FELICE

Non me la prendo col progettista e realizzatore che, mi si dice, sia stato spettatore, suo malgrado, di modifiche unilaterali non contemplate dal progetto. In fondo ha fatto quel che ha potuto ed eseguito una commessa, cioè il suo mestiere. Me la prendo con chi doveva vigilare sull’opportunità di quella roba.

Pure qui qualcosa da dire ci sarebbe. Originariamente il costo dei lavori pare si aggirasse sui 570.000 euro per una durata di sei mesi. Era prevista una copertura di vetro tramutata poi in lamiera forata. Forse si temeva “l’effetto lente” sotto al sole oppure la fragilità del materiale. Nulla da eccepire ma sta di fatto che s’è cambiata idea in corso d’opera. La cosa doveva forse essere studiata in fase progettuale. So per esperienza che i cambiamenti di progetto accrescono spesso i costi. Sarebbe bello sapere a che quota di spesa s’è arrivati. Certo è che, in estate, passare da una copertura di vetro a una in lamiera seppur forata è un po’ come cadere dalla padella nella brace e nemmeno tanto metaforicamente.

Forse dopo aver letto Asimov a qualcuno è venuta voglia di fantascienza e di creare una piccola Trantor ad Avezzano. Vallo a capire l’uomo… .

La Trantor Avezzanese

SAN BARTOLOMEO AIUTACI TU!

Chissà se San Bartolomeo, uso alle avezzanesi cose, possa metterci mano per cancellare cotanta penosa realizzazione? Ecco, potrebbe fare un miracolo… . Si spalanca il portale della Cattedrale ed appare il Santo. Guardatosi intorno, l’Apostolo fissa il suo coltello, poi scuote la testa quasi a cacciare un cattivo pensiero. Con gesto grave solleva la mano in atto benedicente e d’incanto via la ferraglia e spunta dal suolo una piazza vera… .

Vabbè si sarebbe gettato via del denaro ma fa nulla. Quel che conta è riqualificare nuovamente il posto eliminando la “sfortunata” riqualificazione (scusate il gioco di parole). A dirla proprio tutta bisognerebbe anche sapere chi, come e perché ha realizzato questo “pasticciaccio brutto“. Sono comunque d’accordo con De Pratti: non portarmi “nel bosco di sera…” Ma manco di giorno aggiungerei.

Un esterrefatto saluto da un metro e mezzo di distanza.

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