Le attrici Fiore e De Leonardis premiate per il film “L’Arminuta”
Sofia Fiore di Vasto e Carlotta De Leonardis di Spoltore sono le destinatarie di un riconoscimento, conferito dal Consiglio Regionale dell’Abruzzo in quanto attrici protagoniste del film “L’ARMINUTA” girato in Abruzzo.
La cerimonia di consegna si terrà domani, giovedì 24 febbraio alle ore 10, presso la Sala Ipogea di Palazzo Emiciclo all’Aquila, poco prima dell’inizio della seduta del Consiglio regionale che è in programma per la stessa giornata.
Il riconoscimento fonda su quanto dichiarato nello statuto regionale che prevede vengano riconosciute “le iniziative culturali volte a salvaguardare il patrimonio costituito dalle specificità regionali, valorizzare il paesaggio e le bellezze naturali della regione favorendone la conoscenza e la diffusione”; ancor più esplicita è la Legge regionale 35/1985 che prevede che la Regione ““istituisca stage, borse di studio, premi ed altri riconoscimenti” con le stesse finalità.
Il film “L’ARMINUTA”, tratto dall’omonimo romanzo di Donatella Pietrantonio, già vincitrice del Premio Campiello 2017 e ambientato nella regione, ha avuto la regìa di Giuseppe Bonito e la recitazione di Sofia Fiore protagonista con accanto Carlotta De Leonardis, insieme a Vanessa Scalera (che interpreta la madre della protagonista), Fabrizio Ferracane (il padre), Elena Lietti (è Adalgisa, la madre adottiva), Andrea Fuorto (alias Vincenzo), Stefano Petruzziello (Sergio) e Giovanni Francesco Palombaro Fiorita (Riccardo).
Il film, girato in Abruzzo è una coproduzione italo-svizzera di Maro Film, Baires Produzioni e Rai Cinema che ha potuto contare sul sostegno di Lazio Cinema International – Regione Lazio e MIC.
Da una situazione familiare di benessere e accettazione, l’Arminuta (soprannome con il quale viene chiamata la ragazza, senza che mai venga pronunciato il suo vero nome) si trova catapultata in una condizione di povertà e miseria non solo economica che, si scopre nel film, è in realtà la sua vera famiglia.
Le domande legate al triste cambio di vita arrovellano l’adolescente Arminuta che non è accettata dai fratelli, ad eccezione di sua sorella Adriana, e risulta completamente indifferente ai genitori.
Proprio anche grazie ad Adriana, Arminuta verrà confortata e aiutata a ritrovare se stessa, la sua vita e le ragioni dell’abbandono. Il ritorno, cui allude il soprannome – Arminuta è termine dialettale per ‘ritornata’ – è proprio quello di un percorso a ritroso nella propria vita, metafora di una ri-nascita che riparte dalle origini per costituire un andare avanti, un progredire superando l’infinita angoscia conseguente all’abbandono, alla crisi d’identità, al dubbio sul proprio passato.
La sofferenza del percorso la si intuisce da subito, allorché Arminuta torna alla casa natia e si trova dinanzi ad una scala ripida, buia, sporca…a simbolo della fatica e dello sforzo immane che dovrà sostenere per ritrovare tutto ciò che in un attimo sembra essere andato perso.
Se si va oltre e si astrae dalla dinamica letteraria e cinematografica, la storia narra un rito di passaggio – quello dall’adolescenza all’età adulta, oggi socialmente quasi eliminato ma psicologicamente sempre presente – che comporta, al pari della muta dei serpenti, l’abbandono di una ‘pelle’ dolce, liscia, delicata per prepararne un’altra più solida e resistente che sia in grado di affrontare la vita nei suoi belli e brutti accadimenti.
Per gli infiniti spunti di riflessione e confronto, ne sostengo la lettura prima e la visione del film dopo, nelle scuole.