I Castelli Romani. Una gita che promette spensieratezza, “fraschette” ma anche straordinarie bellezze da non perdere (I Parte)
Stiamo attraversando momenti terribili. Lasciatemi affrontare un tema “leggero” per alleviare la tensione e una piccola gita ai Castelli forse ci aiuta.
Ho spesso fatto cenno alle bellezze di Roma, ai monumenti, ai parchi, alle fontane e agli obelischi per non parlare delle chiese e perfino dei cimiteri. Desidererei ora catturare la vostra attenzione su quei brillanti che adornano la corona della Città Eterna: i Castelli Romani.
LE GITE “FORI PORTA”
Lo sviluppo delle comunicazioni ferroviarie tra Roma e le cittadine dei Colli Albani permetteva, nelle splendide ottobrate romane, “la gita ai Castelli”. Il treno che riportava a Roma i gitanti era chiamato “treno tropea”, dal termine romanesco usato al posto del vocabolo “sbornia”. Ai tempi del Pinelli , il pittore che immortalò la vita di Roma, non esistevano treni e le carrozze erano il mezzo preferito dal popolo.
Carri, carretti, carrozze e botticelle erano tutte infiocchettate. A bordo la gente rideva, cantava a gran voce e si sfotteva rumorosamente sgomitando.
Petrolini ne fu cantore in quello che divenne un po’ l’inno di questi splendidi paesi e che vi invito a visitare e a degustarne le specialità: una su tutte ll celeberrimo vino. Per assaggiarlo recatevi nelle tante “fraschette” del territorio.
I CASTELLI
Non confondete i sette colli che sono a Roma con i Colli Albani che si trovano a pochi chilometri a sud est dell’Urbe. È un territorio tutto da scoprire, circondato da splendidi laghi vulcanici e che produce prelibatezze. Da Lariano arrivano pane e funghi, da Genzano i fiori, da Nemi le fragole, da Ariccia la porchetta e da Rocca di Papa le castagne.
Quanti e quali sono i Castelli Romani? I castelli sono sedici: Albano Laziale. Ariccia. Castel Gandolfo, Colonna, Frascati, Genzano di Roma, Grottaferrata, Lanuvio, Lariano, Marino, Monte Compatri, Monte Porzio Catone, Nemi, Rocca di Papa, Rocca Priora e Velletri. Vorrei accompagnarvi in una visita,dove scoprire cosa c’è da vedere, gustare e bere seguendo l’ordine della canzone di Petrolini: “’Na gita a li Castelli.
FRASCATI
Pronunciare il nome di Frascati e pensare a una bevuta è una sol cosa. Il paese è la meta delle ferie romane essendo il clima mite e ottimo il vino.
Al centro del paese la bella cattedrale barocca di San Pietro. Ha una doppia torre e una triste storia. Dovete sapere che non si riusciva a racimolare sufficiente danaro per terminarla. Ora mancava il pavimento, ora bisognava mettere su la facciata. I suoi lavori iniziati nel 1600 terminarono nel 1908! Arrivarono gli americani e nel 1943 la bombardarono. Ci pensò il Genio Civile a rimettere in piedi l’edificio che completò nel 1949. Tanto per la storia, i restauri del tetto terminarono nel 1965 e la facciata nel 2002. Papa Paolo VI la annoverò tra le basiliche minori.
La campagna frascatana
Lucullo, quello delle omonime feste per intenderci, possedeva una villa a Frascati dove si rifugiava nei periodi torridi.
La Roma bene, per intenderci quella imparentata con i papi, scelse questi luoghi per trascorrervi la villeggiatura. Ancora oggi ci sono dodici ville appartenute all’aristocrazia romana fra il XVI e XVII secolo. Sono chiamate “ville Tuscolane” e portano nomi altisonanti quali villa Aldobrandini, Torlonia o Parisi. Sono tutte circondate da giardini e strizzano l’occhio alla bellezza ideale delle ville imperiali romane.
LO VEDI? ECCO MARINO COR PITTORESCO ALBANO
Marino, secoli addietro era un avamposto militare che controllava la campagna romana, oggi è famosa per la degustazione dell’alcolico succo.
Il paese è noto per la sagra autunnale dell’uva e anticamente le sue fontane sprizzavano vino dalle loro bocche. A noi romani “ce piace er vino de li castelli” e che ci volete fare? Si dice che la fontana di Piazza Matteotti, in passato, addirittura zampillasse vino. Il paese vale bene una gita, estate e inverno: il clima è piacevole e il posto è ricco d’opere d’arte.
San Barnaba
Se volete prepararvi lo stomaco per una buona mangiata, fate quattro passi e andate a visitare la collegiata di San Barnaba, una delle chiese più importanti dell’intero territorio dei “Castelli”. Per chi non lo sapesse San Barnaba, patrono di questa cittadina, nacque e subì il martirio a Cipro. Era il cugino di San Marco patrono di Venezia.
Ai tempi di Napoleone i sacerdoti della Collegiata che rifiutano di prestare giuramento di fedeltà all’imperatore, subirono carcerazione e deportazione. La chiesa ebbe l’onore di essere visitata dal re di Napoli, Ferdinando II e da Pio IX . Storico il discorso di papa Giovanni XXIII ai Marinesi: “…cari Marinesi, tra noi c’è una parentela spirituale: io come Patriarca di Venezia mi tengo sempre figlio di San Marco, i buoni Marinesi sono figli del loro patrono San Barnaba. San Marco e San Barnaba erano cugini. Veniamo quindi dalla famiglia di due cugini, siamo parenti”.
Un aneddoto: il cardinale Girolamo Colonna aveva consegnato nelle mani del camerario e degli ufficiali del castello una somma per la costruzione della Collegiata. Questi, pensarono bene di recarsi a Roma e spendere quei denari facendosi il giro delle osterie. L’essere umano non cambierà mai.
A chi interessa il paese conserva una importante testimonianza del culto mitraico: il mitreo di Marino. Scavato nella roccia di peperino conserva stupende pitture ad encausto del II d.C. . A volerne cercare di simili bisogna recarsi a Roma (Mitreo Barberini) e a Santa Maria Capua Vetere.
ER PITTORESCO ALBANO
È uno dei più grandi “castelli” e si incunea tra il lago omonimo e all’orizzonte, il Mar Tirreno. Tradizione vuole che una scrofa bianca apparve in sogno ad Enea per indicargli il luogo dove sarebbe dovuta nascere la capitale del popolo latino. Il Nostro eroe, appena approdato sulle coste romane, pensò bene di impalmare la principessa albana Rea Silvia. Dagli sponsali nacquero due gemelli: Romolo e Remo e Virgilio diede lustro alla vicenda raccontandola nell’Eneide. Altro punto d’unione tra Albano a Roma la sfida tra romani e albani degli Orazi e Curiazi. Tanto per la cronaca Il filosofo Seneca, vecchio marpione, aveva qui una sua dimora. Un brutto giorno Albano Laziale pensò di allearsi con Federico Barbarossa contro Roma. Per tutto risultato l’Urbe la rase al suolo.
Non basta il lago? Visitate le rovine delle terme di Cellomaio e quelle dell’anfiteatro. Villa Dora Pamphili vi accoglie con un bellissimo parco pubblico e i resti di alcune delle più lussuose ville suburbane dell’Appia antica.
GENZANO DI ROMA
Abbarbicata sulla parte esterna del vulcano che forma il lago di Nemi, la cittadina di Genzano di Roma è una borgo fatto di vicoli antichi e torri, infilate nelle mura delle case. Vale la pena visitarlo. Ha una caratteristica: è soggetto allo “Stau”. È un fenomeno meteorologico che toglie vapore acqueo alle nuvole man mano che il terreno si alza. Grazie a questo il suo clima è ideale per la villeggiatura.
Il suo soprannome è “città dell’infiorata”. Andate a visitarla a giugno, la domenica successiva al “Corpus Domini”: vi si parerà davanti uno spettacolo magnifico. In questa manifestazione decine di artisti decorano il terreno con immagini strabilianti, spesso sacre, realizzate con milioni di petali di fiori dalle mille sfumature. La via che sale al Duomo è tappezzata di un manto floreale che riproduce, con petali, corolle e gambi, famose opere d’arte.
LA’ C’È L’ARICCIA
Ariccia è più antica di Roma. Publio Ovidio Nasone, nelle metamorfosi (non mi fate citare libro e versi), ci racconta l’origine del suo nome.
Il Figlio di Teseo, re di Atene, accusato di incesto con la madre Fedra fuggì dalla Patria. Pare che avesse trovato rifugio in Italia tra le braccia della dea Artemide. Fu ospitato nel bosco a lei consacrato presso il Lago di Nemi nei Colli Albani. La dea, che pare avesse attivato un programma di protezione, gli cambiò nome.
Fu da lei chiamato Virbio dal latino “vir bis”: due volte uomo. Sul nome si sono accese molte discussioni. I più romantici affermano che con il cambio del nome era come rinato e quindi due volte uomo(!), i maligni sostengono che ben altro fosse il motivo… . La tradizione vuole che Virbio fondò Aricia, dal nome della donna del posto con la quale convolò a nozze. Virbio o non Virbio, la cittadina oggi è uno dei centri turistici più rinomati della conca del Vulcano laziale.
La Porchetta
La volete gustare una buona porchetta? Ebbene quella del posto è dal 2011 Igp. È un piatto storico oggetto dell’annuale sagra. Andateci e se non siete vegetariani provatela. La immortalò perfino Carlo Emilio Gadda con queste parole: “La bella porca del’ Ariccia co un bosco de rosmarino in de la panza“.
Le bellezze
Gian Lorenzo Bernini qui ebbe il suo da fare con la commissione del palazzo di una delle famiglie più nobili della zona, i Chigi. È un’opera da visitare assieme alla collegiata di Santa Maria Assunta e il santuario di Santa Maria Galloro. Altro bene storico famoso in tutta Italia è il suo ponte che è “tragicamente famoso”. Struttura ardita per l’epoca un brutto giorno crollò. Un triste primato lo riguarda: i suicidi. Pare che sia il luogo ideale per lanciarsi nel vuoto. Oggi è stato dotato di barriere anti caduta.
Stranezze di Ariccia
Non tutte le strade sono normali in questo paese. Ne esiste una dove il campo gravitazionale sembra invertito! Provate a lasciare un oggetto a terra: comincerà a rotolare verso l’alto. Persino una automobile, lasciata a folle lungo la salita, inizia a muoversi verso la cima. Manco a dirlo la via è stata ribattezzata “salita del diavolo“. Giornalmente molti curiosi si accingono con ogni mezzo, bottiglie, auto e quant’altro, a verificare questa cosa curiosa. La volete vedere? Andate al chilometro 11,600 della statale 218 che collega Ariccia a Rocca di Papa e Grottaferrata.
L’arcano è stato scoperto: La salita è una “leggera discesa” preceduta da una “forte” salita. Un effetto ottico assieme alla mancanza di riferimenti all’orizzonte la fa percepire in modo errato. Vabbè è una faccenda complicata. Ho provato a spiegarla e premiate la buona volontà. Andiamo a Nemi che è meglio… .
NEMI
Nemi se ne sta abbarbicato sulla collina sopra al suo lago: sembra un presepe accanto a una selva. Il suo nome deriva dal latino: “nemus”, che significa per l’appunto “bosco”. Volete assaggiare delle fragoline buone da morire? Questo è il posto. Volete bere un vino particolare? Assaggiate il fragolino.
Qui hanno soggiornato Andersen, Goethe, Stendhal, Byron e d’Annunzio. Pare che Gounod, per comporre la sua celebre Ave Maria avesse preso ispirazione dal panorama notturno del lago di Nemi. Sulla riva dello specchio d’acqua si ergeva il tempio a Diana e l’antropologo James G. Frazier, nel suo leggendario saggio “Il ramo d’oro”, affermava che proprio nel recinto del santuario cresceva l’albero con quel “ramo d’oro” che aveva consentito a Enea di penetrare nel regno dei morti. il centro storico di Nemi è rimasto quasi immutato dal Seicento. Cosa visitare? Tutto. Tenete presente che è stato proposto all’Unesco per l’inserimento nel Patrimonio dell’umanità.
Le navi
La notorietà del paese deriva dal lago Diana, antico vulcano. Le sue acque celavano due navi romane appartenute a Caligola entrambe di 80×25 metri.
Le due povere imbarcazioni fecero una brutta fine. Qualcuno ritenne giusto, vista la vita del deceduto tiranno, di applicare la legge della “damnatio memoriae“. La pena consisteva nella cancellazione di qualsiasi traccia che ricordava una persona esecrabile. Nello scorso secolo le navi furono ripescate e messe al sicuro in hangar costruiti appositamente.
I capannoni presero fuoco nel corso della Seconda Guerra Mondiale e le povere barche finirono carbonizzate. Qualcuno dice che il rogo fu appiccato da mano tedesca, altri dolosamente da alcuni contadini: non si saprà mai. Quello che ne rimane è conservato in un museo. Una leggenda riporta che i fondali del lago custodirebbero una terza imbarcazione usata dall’imperatore per i suoi riti al tempio di Diana . Mi accommiato rimandandovi alla seconda parte del mio tour. Un saluto da un metro e mezzo di distanza.