Una donna sul soglio pontificio? La storia controversa, il mito e la leggenda (ma non tanto…) della Papessa Giovanna
La storia ne ha visti di papi e ognuno con le sue vicende: Celestino V passò alla storia come “Il Papa del gran rifiuto” perché volle abbandonare il trono di Pietro, Giulio II era il “papa guerriero”, che amava combattere ma allo stesso tempo commissionò a Michelangelo la realizzazione degli affreschi della Cappella Sistina e istituì il corpo delle guardie svizzere. Sisto V tagliò teste di banditi a rotta di collo (è il caso di dirlo) e ci lasciò tra le altre cose l’obelisco vaticano e l’acquedotto Felice.
Ne abbiamo avuto anche uno dimissionario: Benedetto XVI. In realtà non potendo licenziarsi divenne Papa Emerito. Oggi abbiamo due papi: uno pubblico che però vive nell’albergo di Santa Marta e non si ferma mai. L’altro nascosto nel monastero Mater Ecclesia, sempre all’interno della Città del Vaticano, ma in animazione sospesa.
Di donne come Pontefici Massimi non se n’è mai sentito parlare… oppure si? Vi racconterò la storia di Papa Giovanni VIII che salì al soglio di Pietro dall’853 all’855.
IL PAPA DI TRANSIZIONE
Dopo la morte del pontefice Leone IV, ebbe luogo il conclave per eleggere il successore. Pochi erano, all’epoca, i cardinali elettori e tutti appartenenti ad importanti famiglie. Un pontefice in famiglia significava benessere, introiti e potere per la parentela e pertanto ad ogni “morte di papa” si scatenava una guerra, a volte sanguinosa, ma sicuramente a base di intrallazzi, ricatti e danaro per aggiudicarselo.
Naturalmente il tutto poco aveva a che fare con lo Spirito Santo che avrebbe dovuto illuminare le menti degli alti prelati votanti. Tra uno spoglio delle schede e l’altro il tempo scorreva, a volte intercorrevano mesi. Nel caso di Leone IV i problemi erano insormontabili e siccome un accordo era al di là da venire si arrivò al “papa di transizione”. Contrariamente alla consuetudine la scelta cadde su uno straniero. Era un monaco che si era particolarmente distinto per la sua oratoria e per i suoi studi teologici. Si chiamava Johannes Anglicus e divenne Vicario di Cristo con il nome di Giovanni VIII.
JOHANNES ANGLICUS CHI ERA COSTUI?
Narra il domenicano Jean de Mailly che, nel IX secolo viveva a Magonza, in Germania, una giovane di origine inglese. La ragazza divenne l’amante di un monaco del luogo. Per facilitare la tresca e non dare nell’occhio iniziò a paludarsi con abiti maschili. I due, successivamente, temendo che qualcuno scoprisse la loro relazione, se ne andarono ad Atene. La giovanetta, camuffata da uomo e col nome di Johannes, divenne anch’essa monaco (non suora). Imparò la grammatica, la dialettica e la retorica. Inoltre, come ogni altro religioso, divenne esperta di teologia e liturgia.
Nell’anno 850, visto che il suo amato era passato a miglior vita si trasferì a Roma. I confratelli la/lo consideravano una studiosa esperta di teologia. Nessuno immaginava che frà Johannes nascondesse, sotto panni, attributi femminili. Siccome era ritenuta una vera conoscitrice della materia ecclesiastica e degli studi teologici e anche fornita dell’ottima istruzione ricevuta ad Atene i prelati del tempo la considerarono una dei più colti tra i religiosi di Roma.
Il resto lo abbiamo anticipato: si ritrovò Santo Padre col nome di Giovanni VIII e dopo la sua morte passò alla storia come Papessa Giovanna.
LA PAPESSA IN DOLCE ATTESA
La nostra eroina, però, non rinunciò all’amore. Con l’incoronazione a Sommo Pontefice, le fu attribuito un giovane prete quale suo segretario. Questi, passando molto tempo a contatto col neo pontefice, mangiò la foglia. Invece di denunciare l’inganno alle autorità ecclesiastiche ne divenne prima complice e successivamente amante. Ecco lì che il pontefice rimase in stato interessante. Nessuno se ne accorse: gli indumenti papali aiutavano a dissimulare la sua condizione. Il ventre, poi, pur ingrossandosi non destava sospetti visto che il clero, abbondando in libagioni era dotato di un addome abbastanza prominente.
Trascorsi nove mesi si arrivò al “redde rationem”. Era la Pasqua dell’855. Celebrata la messa in San Pietro, tradizione voleva che Sua Santità se ne tornasse alla residenza nel palazzo del Laterano in testa a una processione solenne (ancora non esisteva il Vaticano). Quando il corteo arrivò all’altezza della basilica di San Clemente, i cavalli attaccati alla carrozza, spaventati dalla folla, si imbizzarrirono facendo sobbalzare il pontefice che si spaventò.
La paura provocò l’inizio delle doglie. Pare che il travaglio fosse talmente veloce che il neonato non solo fece un immediato capolino da sotto le sacre vesti ma iniziò a vagire udito dai presenti. Gli astanti si resero conto che il Capo della Chiesa era… una papessa.
COME FINI?
Scegliete voi l’epilogo. Secondo alcuni Il neonato morì durante il tumulto che si verificò subito dopo il parto. Non si ha conoscenza se lo uccise la folla inferocita per l’empia offesa alla religione o per cause naturali. Giovanna, invece, legata per i piedi ai cavalli staccati dalla carrozza e trascinata per la strada morì lapidata dai presenti. Martino di Troppau racconta, invece, che terminò la sua vita rinchiusa in un monastero femminile dove visse fino alla sua morte.
Il figlio, sopravvissuto, divenne vescovo di Ostia dove, nella Basilica di Sant’Aurea Antica, sarebbero sepolti i resti sia di Giovanna sia del figlio. Ad ogni modo la strada accanto alla basilica di San Clemente, oggi via dei Querceti, all’epoca prese il nome di “vicus Papisse” anche se, per alcuni, la denominazione ha una diversa attribuzione. Una edicola votiva dedicata alla Madonna e al Bambino sta ancora lì forse a ricordo della vicenda.
A Giovanna succedette Benedetto III, il quale operò la “Damnatio Memoriae” nei confronti della donna. Era il rito secondo il quale era cancellato dalle registrazioni storiche qualsiasi accenno a una persona considerata “empia e indegna”. Un successivo pontefice prese il nome papale che Giovanna aveva assunto. A stranezza s’aggiunse stranezza per cui vi furono due Giovanni VIII.
LA PROVA DI VIRILITÀ
A seguito di quell’equivoco di genere pare che ogni nuovo pontefice, da allora, ebbe la ventura di sottoporsi a un accurato esame intimo onde assicurarsi che non fosse una donna travestita (o un eunuco). Scrive Felix Hamerlin, nel suo De nobilitate et rusticitate Dialogus del 1490:
“Allo scopo di dimostrare il suo valore, i suoi testicoli e la sua verga vengono tastati dai presenti più giovani, come testimonianza del suo sesso maschile. Quando questo viene determinato, la persona che li ha tastati urla a gran voce “virgam et testiculos habet” (“Ha il pene e i testicoli”) e tutti gli ecclesiastici rispondono: Deo gratias! (“Sia lode a Dio”). Quindi procedono alla gioiosa consacrazione del papa eletto“.
VERITÀ O LEGGENDA?
La storia della papessa Giovanna ha appassionato gli studiosi: chi la ritiene una leggenda, inventata di sana pianta per screditare la chiesa cattolica e chi considera il tutto come realmente accaduto. Pareri discordi su un argomento “scivoloso” e posso capirlo. Era il 1200 quando Martino Polono, cappellano di numerosi papi e arcivescovo di Gniezno (Polonia), nel suo Chronicon pontificum et imperatorum parla di Giovanna come di un reale personaggio storico. Un secolo più tardi ne fa menzione anche Giovanni Boccaccio nel De mulieribus Claris (Le donne famose), scritto fra il 1361 e il 1362 e incentrato su 106 donne famose dall’antichità al medioevo, di cui Giovanna era la centunesima.
La papessa Giovanna, con il nome di Giovanni VIII, era presente nell’elenco dei Papi scolpiti nel Duomo di Siena. Nel 1601, Clemente VIII ne ordinò la rimozione.
MA COSA C’È DI VERO NELLA LEGGENDA E COME È NATA?
Una donna a capo della Chiesa potrebbe essere realmente vissuta e lo stesso clero ne avrebbe cancellato le tracce. La sua esistenza rappresentava una macchia sul potere temporale e spirituale del Papato.
Informazioni su Giovanni Anglico si trovano nel Chronicon di Mariano Scoto, morto nel 1086. Nella sua cronologia dei pontefici scrive riferendosi a Leone IV: “a costui successe Giovanna, donna, per due anni 5 mesi e 4 giorni”. Dopo di che fa seguire Benedetto III. C’è, però, una stranezza. Per Scoto Leone IV fu il centoduesimo pontefice e Benedetto III il centotreesimo. Dove era andata a finire la papessa? Forse la saltò a causa di quel “Damnatio Memoriae”? Non credeva alla validità canonica di un Santo Padre di sesso femminile, lasciandola fuori dalla enumerazione ordinale?
La nebbia si infittisce … . Il benedettino francese Sigeberto di Gembloux, morto nel 1112 torna sulla donna nella sua “Chronographia” affermando che la Papessa Giovanna non rientrò nella enumerazione. Ritornò sull’argomento Bartolomeo Sacchi detto Il Platina il quale, in qualità di Bibliotecharius della Biblioteca Vaticana, ebbe l’incarico da Sisto IV di redigere un nuovo testo con le vite dei Papi.
Sulla base delle fonti duecentesche e sul Liber Pontificalis la storia del pontefice femmina di nome Giovanni entrò ufficialmente in Curia perché ritenuta attendibile proprio dallo storico di Corte. In realtà il papato di Giovanna era noto e accettato fino alla metà del XVII secolo. Successivamente la Chiesa Cattolica iniziò a distruggere le note storiche imbarazzanti che la riguardavano e numerosi libri e manoscritti furono requisiti. Lo storico tedesco Frederich Spanheim citò non meno di cinquecento manoscritti in cui vi era traccia del pontificato di Giovanna. Ancora oggi esiste copia del “Liber Pontificalis” in cui si parla degli anni in cui Giovanna fu elevata al soglio di Pietro.
CHI NON CI CREDE
I motivi a suffragio della falsità della storia sono diversi:
- La processione pasquale non è mai passata dalla via dove si dice abbia partorito Giovanna.
- Le sedie per scrutare il genere papale sono di molto antecedenti all’855.
- Non esistono riferimenti scritti ufficiali, neanche in documenti di altre nazioni, che menzionino un Papa Giovanni VIII, che invece fu pontefice fra il’872 e l’882 e morì di morte violenta per mano degli avidi parenti.
- A Roma non esistono riferimenti, anche laici, alla storia di Giovanna. Tutti gli elementi della storia sono esterni alla città.
CANCELLARE LA STORIA
Per chiudere definitivamente questo fatto, il cardinale Cesare Baronio chiese all’eminente gesuita Fronton du Duc di effettuare uno studio per confutare l’annoso argomento. Questi, citando gli scritti di Flòrimond de Rémond, ipotizzò che tutto avesse avuto origine a causa della debolezza mostrata dal vero Giovanni VIII, che fu sul soglio di Pietro tra l’872 e l’882. Le voci popolari avrebbero trasfigurato lo scialbo pontefice nella figura femminile della papessa Giovanna per rimarcarne il carattere arrendevole. Personalmente non ricordo la sua figura così “tenerella”, anzi era uno “tosto”, energico e dal carattere volitivo. La storia ricorda come Giovanni VIII si pose alla testa di una flotta che, nell’877, al largo di Capo Circeo, sconfisse quella musulmana, catturando 18 vascelli nemici e liberando 600 schiavi cristiani!
ALCUNE CONSIDERAZIONI
Di Sua Santità Giovanna, continuiamo a subirne il fascino. Pensate che in un’epoca in cui le donne erano considerate empie, inferiori e indegne di essere istruite, la nostra eroina diventò la precorritrice del movimento femminista sfidando i potenti e i loro pregiudizi. Una donna diventò papa tale e quale a un uomo e nessuno se ne accorse! Tutto questo alla faccia delle differenze di genere dell’epoca che relegavano le donne a un posto intellettualmente inferiore. Una cosa è certa: se tutto fosse stato vero, il clero dell’epoca avrebbe dovuto affrontare alcuni elementi che terrorizzavano Santa Romana Chiesa:
- Un papa sessualmente attivo
- L’inganno al vertice della chiesa
- La sottomissione degli uomini a una donna
Vera o falsa che sia, la vicenda intriga e come diceva Sarah Bernhardt: “Malgrado la storia, la leggenda vince sempre.”. Una donna al Santo Soglio, oggi non farebbe troppo scalpore anche perché ci si sarebbe arrivati attraverso un graduale processo di cambiamento della Chiesa.
Immaginate il Camerlengo annunciare: “Nuntio vobis gaudium magnum; habemus Papam: “Eminentissimam ac Reverendissimam Dominam, Dominam Johannam II , Sanctæ Romanæ Ecclesiæ Cardinalem Antonietta Rossi” (nome di fantasia).
Un saluto da un metro e mezzo di distanza.