Medicina Omeopatica: Intuizione geniale o pseudoscienza? Riflessioni in libertà (terza e ultima parte)
TERAMO – L’Omeopatia è l’ennesimo banco di prova per la “categoria” Medicine Alternative. Si tratta di una eterna diatriba, alimentata ad arte dai professionisti dell’Informazione, quella fra medici “ortodossi” e medici “progressisti”, che arditamente si specializzano e intraprendono percorsi che si allontanano, per così dire, dall’alveo della Medicina convenzionale o ufficiale che dir si voglia.
Percepiti come eterni “Peter Pan” della Medicina, che giocano al piccolo fisico o al piccolo alchimista, a seconda dei casi. E pensare che ancora oggi c’è qualcuno che crede fermamente e convintamente che l’Arte e la Professione Medica sia e debba essere Una soltanto. Mirando ad Una sola ed unica cosa: far stare meglio gli esseri viventi. Utopia allo stato puro. Nella realtà sembra si giochi una partita a scacchi fra opposte vedute, dove nessuno vince e a perdere sono sempre gli stessi. Con solerzia giungono i titoloni di giornale pronti lì a cristallizzare la situazione: “Medicina allopatica contro Medicina omeopatica”. E quanta veemenza per difendere l’una o l’altra. Come se, nell’immaginario collettivo, quel solco tracciato fra Medicina allopatica e Medicina in questo caso omeopatica, debba restare eterno e immutabile. Appunto come un fermo immagine.
Chi ha deciso poi cosa debba rientrare nell’alveo della Medicina convenzionale, e cosa debba invece restarne fuori ed esser considerato come scomunicato e blasfemo, non è dato sapere. O forse sì. Ma ci si attarderebbe in un esercizio poco costruttivo, in considerazione del fatto che l’Arte e la Scienza medica, ribadiamolo, è o dovrebbe essere Una soltanto. Se il fine ultimo è il benessere degli esseri viventi dal punto di vista salutistico, qualsiasi tipo di ortodossia, anche in senso progressista di cui sopra, non ha motivo di esistere.
Quando verranno sotterrate “l’ascia di guerra” e la contrapposizione e la competizione in un ambito come quello medico, si farà spazio alla collaborazione e alla combinazione dei vari strumenti a disposizione della Scienza medica del momento? In relazione alla tempistica con cui bisogna intervenire ed approcciare al “malato”, non alla “malattia”. Solo allora potremo dire che tutti i medici avranno preso piena coscienza del famoso giuramento di Ippocrate e della vera essenza dell’Arte medica. Speriamo che quel momento non sia troppo lontano, in funzione di un vero Progresso scientifico e, in definitiva, per il bene dell’Umanità e degli esseri viventi tutti.