Disturbi Specifici dell’Apprendimento: maneggiare con cura
di Anna Maria Togna*
AVEZZANO – Sta facendo molto discutere l’intervento di Sergio Echamanov (in basso nella foto), la sardina dislessica che, con quell’entusiasmo tipicamente giovanile, ha preso il microfono ed ha esternato, forse per la prima volta in pubblico, le sue considerazioni.
Di tutto ciò che ha detto però, a torto o a ragione (non siamo qui per discutere di politica) è stato posto l’accento sull’incespicare nella sua vis oratoria.
Visto da fuori, i più benevoli hanno pensato all’emozione, altri all’incapacità di tenere un discorso in maniera fluente.
È chiaro che associazioni e mamme che quotidianamente hanno a che fare con la dislessia, sono sobbalzati dalle sedie di fronte a commenti poco “gradevoli” nei confronti di questo ragazzo.
Eppure tutte noi sappiamo (sono anch’io la mamma di una ragazza dislessica) che non è una novità sentirsi dire: “È dislessica? Eppure non si vede” oppure “Ma è tanto intelligente, non può essere!”.
Ed ecco lo scopo di questa nuova rubrica: informare, ma soprattutto sfatare alcuni falsi miti e pregiudizi sui DSA cioè sui Disturbi Specifici di Apprendimento.
Per farlo bisogna cominciare ad usare la giusta terminologia.
Per DSA si intendono i disturbi del neurosviluppo che riguardano la capacità di leggere, scrivere e calcolare in modo corretto e fluente che si manifestano con l’inizio della scolarizzazione.
Avete letto bene: disturbi.
Sbaglia in modo clamoroso chi dice che un ragazzo è “affetto da Dislessia” perché non si tratta di una patologia e soprattutto non è contagiosa!
È una caratteristica come avere gli occhi azzurri, i capelli neri o un carattere diciamo… poco conciliante.
Essendo quindi una caratteristica, non ha nulla a che fare con l’intelligenza. Questi ragazzi hanno un’intelligenza assolutamente nella norma o addirittura ne sono enormemente più dotati. D’altronde la storia ci insegna che molti personaggi famosi che nella vita hanno raggiunto brillanti traguardi, sono dislessici.
Ne sono un esempio: Tom Cruise, Orlando Bloom, Whoopi Goldberg, Walt Disney, Hans Christian Andersen, Agatha Christie fino a Leonardo da Vinci, Albert Einstein, Thomas Edison, Pierre Curie, fisico (premio Nobel).
Ora, ogni mamma o insegnante che si prenda cura di un ragazzo con DSA, non deve necessariamente pensare di trovarsi di fronte ad un genio, ma non può neanche escluderlo a priori pensando, al contrario e come spesso avviene, di avere a che fare con uno studente con poche capacità e quindi destinato all’insuccesso.
Si calcola che in Italia, per ogni classe ci sia almeno un alunno con DSA ed ognuno di noi, almeno quelli di una certa età, ricorda senz’altro alle elementari di un bambino, in genere timido ed isolato dal gruppo, che non sapeva leggere bene o fare di conto con le annesse e famose frasi dei nostri insegnanti: “È intelligente, ma non si applica. È pigro, svogliato. Distratto”.
Distratto: altra parolina magica da non usare mai con i ragazzi con questi disturbi e in seguito vedremo perché.
In linea generale possiamo dire che in base al tipo di difficoltà specifica che comportano, i DSA si dividono in:
- Dislessia: disturbo specifico della lettura che si manifesta con una difficoltà nella decodifica del testo;
- Disortografia: disturbo specifico della scrittura che si manifesta con difficoltà nella competenza ortografica e nella competenza fonografica;
- Disgrafia: disturbo specifico della grafia che si manifesta con una difficoltà nell’abilità motoria della scrittura;
- Discalculia: disturbo specifico dell’abilità di numero e di calcolo che si manifesta con una difficoltà nel comprendere e operare con i numeri.
Mi preme sottolineare di nuovo che questi disturbi non hanno nulla a che fare con l’intelligenza, né con problemi ambientali o psicologici, né con deficit sensoriali.
Per oggi la chiudiamo qui, ma con una raccomandazione: non giudichiamo mai, soprattutto in questa era dei social, chi scrive e commette degli errori di ortografia, chi legge e si blocca per qualche istante, chi tiene un comizio improvvisato e inaspettatamente perde “quella parola” proprio “in quel momento”, perché potremmo trovarci di fronte ad una persona brillante, intelligente, forse anche molto più di noi.
Alla prossima
*Operatore esperto in DSA