Un Cioccolatino Storico. “Il viaggio di Edward”. Prima tappa, la descrizione degli Abruzzi
AVEZZANO- Buongiorno carissimi lettori ma soprattutto benvenuti al secondo appuntamento settimanale con i racconti del Cioccolatini Storico. “Coraggio, lasciare tutto indietro e andare, partire per ricominciare, che se ci pensi siamo solo di passaggio. E per quanta strada ancora c’è da fare, amerai il finale” con queste parole, tratte dalla canzone “Buon Viaggio” di Cesare Cremonini, che oggi noi vorremmo iniziare con voi un novo viaggio. Un viaggio alla scoperta dell’Abruzzo e della Marsica vista attraverso gli occhi dei viaggiatori di metà ottocento e d’inizio novecento. Inizieremo con l’inglese Edward Lear.
Lear nacque ad Halloway, nei pressi di Londra, nel 1812, e fu scrittore e pittore: apesso illustrava le sue stesse opere. Ebbe un’adolescenza difficile, venti fratelli e un padre in prigione per debiti, e la vita turbata sin dalla giovinezza dalla malattia: soffriva infatti di epilessia e di asma.
Fu abile disegnatore e a diciotto anni insegnava privatamente e realizzava incisioni e stampe. Per mantenersi eseguì una serie di disegni o schizzi a carattere zoologico per la Reale Società Zoologica e pubblico nel 1832 il suo primo album “Illustrations of the Family of Psittacidae”. In seguito fu ospite e dipendente del Conte di Derby, come pittore naturalista, dove scrisse i suoi limerick per divertire i figli del conte e nel 1846 pubblica “Book of Nonsense”. Edward Lear passò gran parte della sua vita a viaggiare (grazie al lavoro, che gli permette di visitare luoghi più salubri), legandosi in particolar modo all’Italia: nel 1837 fu a Roma, da lì viaggiò molto nel meridione. Nel 1846 visitò gli Abruzzi (così si chiamavano l’Abruzzo ed il Molise in quei tempi) e riportò nei suoi “Appunti” (in seguito verranno intitolati come “Illustrated Excursions in Italy”).
Quattro anni di lavoro gli permettono di raccogliere i suoi limerick (brevi componimenti poetici) corredati di illustrazioni nel celeberrimo libro “A Book of Nonsense” che pubblica nel 1846 dietro lo pseudonimo di Derry Down Derry. Lear si dilettò a scrivere di botanica o alfabeti nonsense, che riunì nel libro “Nonsense Songs”, “Stories” e in “Botany and Alphabets”inverno. Si trasferì a San Remo dove morì il 29 gennaio 1888.
Abbiamo, insomma, “conosciuto” chi era Edward Lear ora possiamo procedere alla prima tappa ovvero la descrizione degli Abruzzi:
“La parte d’Italia ora nota come i tre Abruzzi una volta era abitata da Piceni, Praetutii, Vestini, Marrucini, Frentani, Peligni, Marsi e Sabini; di essi solo i due ultimi sono ricordati nelle odierna Sabina e Marsica, nomi di uso comune, a ognuna delle quali è intitolato un Vescovado, benché solo la seconda sia una diocesi abruzzese. Tutti questi territori sotto il dominio dei Longobardi divennero contee di Amiterno, Valva, Forcona, Marsi, Penne ecc. Dopo che i Normanni nel dodicesimo secolo fondarono la monarchia a Napoli, la prima suddivisione di tutto il regno avvenne sotto Federico II; egli stabilì nove province, ognuna governata da un Giustiziere, un ufficio creato da re Ruggero I. Nel 1273 la provincia dell’Abruzzo fu ancora suddivisa in Abruzzo Ulteriore e Citeriore da Carlo I d’Angiò; il primo fu diviso a sua volta in Ulteriore Primo e Secondo dal Marchese di Carpio nel 1684.
Le province dei tre Abruzzi confinano a nord e ad ovest con gli Stati della Chiesa, ad est con il mar Adriatico e a sud con le contee di Terra di lavoro e Molise o Campobasso; secondo Del Re, la cui descrizione del regno di Napoli è delle migliori fra quelle pubblicate, per la completezza delle informazioni, la loro popolazione complessiva è la seguente: Abruzzo Citeriore (o Chietino) con capitale Chieti ha 85.482 abitanti; l’Abruzzo 1° Ulter. (o Teramano) con capitale Teramo ha 190.916 abitanti e l’Abruzzo 2° Ulter. (o L’Aquilano) con l’Aquila con 278.636 abitanti. I distretti sono inoltre divisi in Circondarii, sotto il controllo di Giudici, e questi a loro volta in Communes.
La maggior parte del territorio dei tre Abruzzi è montagnoso e alcuni punti più alti degli Appennini si trovano in queste province: monte Corno (di solito chiamato il Gran Sasso d’Italia) alto 9577 piedi, il Terminillo alto 6597 piedi, il Velino nell’Abruzzo Ulteriore Secondo alto circa 7000 piedi; la Maiella nell’Abruzzo Citeriore alta 8000 piedi. Le province di Chieti e Teramo per un pittore di paesaggi sono meno interessanti di quella di Aquila, il cui aspetto, benchè talvolta squallido e selvaggio, è maestoso in sommo grado; le sue città vantano maggiori attrattive sia sotto il punto di vista pittoresco che di quello storico e, lo ammetto, le mie preferenze vanno egualmente per i suoi abitanti. Moltissime terre tra gli Appennini e l’Adriatico sono intensamente coltivate e abbondano di vite, olivo, ecc.; le terre più alte degli Abruzzi Primo e Secondo Ulteriore sono adibite principalmente a pascoli. A sud e ad est delle province, una larga zona, confinante con la contea di Terra di Lavoro e con lo stato Pontificio, è fittamente boscosa; ma la maggior parte del territorio abruzzese è estremamente spoglio. Si possono ancora aggiungere una o due considerazioni sulle province degli Abruzzi.
Le grandi vallate nel cuore degli Appennini sono soggette a scosse di terremoto, e ciò accade frequentemente e fatalmente; gli abitanti per la loro gentilezza, semplicità e ospitalità sono divenuti proverbiali tra gli italiani e gli stranieri”.
Un Abbraccio Storico