“Habemus Papam!” Tutto ciò che avreste sempre voluto sapere sui dietro le quinte del Successore di Pietro
ROMA – I tempi sono cambiati e tutto attorno a noi si trasforma e le cose che sembravano eterne assumono nuovi connotati. Prendiamo il Papa, ad esempio. Una volta avevi il tuo bravo Papa, te lo tenevi sino a che si consumava e poi se ne faceva uno nuovo. Ora tutto è diverso e invece di rimanere là finchè morte lo colga, presenta le dimissioni come un ragioniere del catasto. Siccome licenziato un Papa se ne fa un altro ecco che la successione al Sacro Soglio si verifica più frequentemente e in un anno ne abbiamo avuti due. Ricordate quaranta anni fa? Sempre in un anno ci fu la morte di Paolo VI, l’elezione del suo successore Giovanni Paolo I, pure lui morto e infine, l’elezione di Giovanni Paolo II.
Oggi convivono due papi: uno licenziato che, non essendo morto e non potendolo “spapare”, non si sa cosa fargli fare ed è Benedetto XVI, l’altro è Francesco di professione Vicario di Cristo. Bergoglio è un Papa veemente, da giovane ha fatto il buttafuori in una discoteca e rappresenta un po’ la continuità con Ignazio De Loyola, fondatore dei Gesuiti e soldato di ventura. Anche Woytila era un Papa nerboruto, dedito all’attività fisica e che non dava, pur nella sua grandezza, l’immagine di un asceta. Mi domando allora come si elegge un papa ed ecco qui tutto, quello che bisogna sapere su Sua Santità e su quello che fa. Dunque, come si fa un Pontefice?
La cosa inizia ad ogni morte o licenziamento di Papa, perché se questo elemento manca non si può fare. In quel giorno decadono tutti i Capi dei Dicasteri della Curia Romana, il Cardinale Segretario di Stato, i Cardinali Prefetti, i Presidenti Arcivescovi e i membri dei medesimi Dicasteri. Viene fatta eccezione per il Camerlengo (attualmente Francis Joseph Spellman pure lui gesuita) e il Penitenziere Maggiore che portano avanti gli affari ordinari di Santa Madre Chiesa. A Papa morto, il Camerlengo sfila dal dito della salma l’anello piscatorio e lo spezza alla presenza dei rappresentanti del Collegio dei Cardinali. Da quel momento inizia ufficialmente la sede vacante. Per chi lo vuol sapere, l’anello piscatorio è il sigillo che il Papa porta all’anulare della mano destra. Nel caso di Ratzinger l’anello non è stato rotto ma “biffato”, cioè annullato con una rigatura. Perchè si chiama piscatorio? Ricordate il passo del Vangelo nel quale Gesù disse a Simone (Pietro): “Non temere, d’ora in poi sarai pescatore di uomini” ? Ecco quello è il motivo.
Tornando alle procedure elettorali, il Santo Padre è designato dal Collegio dei Cardinali Elettori, quelli cioè che non hanno compiuto gli 80 anni il giorno in cui inizia la vacanza della Sede Apostolica. Gli ultraottantenni fanno da contorno al Conclave come le patate col pollo. Dopo quindici giorni dalla morte del Papa, si recano nella Cappella Sistina per l’elezione del Pontefice (gli elettori non gli ultraottantenni). Qui entra in ballo il Maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie il quale, dopo averli stipati per bene nel sacro luogo, chiama l’ Extra Omnes, cioè “fuori tutti” e sigilla la porta del Conclave per non far entrare o uscire nessuno.
Il Conclave si chiama così dal latino cum clave (con la chiave) in quanto i Cardinali Elettori sono letteralmente chiusi a chiave. Reclusi, mangeranno e dormiranno, sino ad elezione avvenuta, nella domus Santa Marta, dentro il Vaticano. Non devono parlare con l`esterno e non devono essere avvicinati da nessuno. Schermati i telefonini, vietati i social, bonificati i locali, vige la scomunica ‘latae sententiae’ per i pochissimi addetti che aiutano i cardinali nel rivelare qualche informazione. Da quel momento, i poverini, sperano nella Divina Ispirazione per eleggere il nuovo Pontefice. I presunti candidati (non si sa chi sono: ognuno indica chi gli pare, non esistono liste) sono votati con scrutinio segreto, i Cardinali scrivono sulla scheda il nome di chi vogliono eleggere, a mano libera. A operazione compiuta piegano in due il foglio e lo mettono nell’ urna al tavolo degli Scrutatori.
Qui comincia il bailamme: gli Scrutatori, dopo averla aperta, mescolano le schede, le contano e se i conti non tornano si ricomincia tutto da capo. Conteggiati i voti, si bruciano le schede. Se un Cardinale non ha ottenuto i voti dei due terzi degli elettori, si procede subito ad altre votazioni: quattro al giorno per 34 scrutini. Se ancora non si riesce si va al ballottaggio. Se tutto va bene, il Cardinale Decano chiede all’eletto: “Accetti la tua elezione canonica a Sommo Pontefice?” Quello dice subito di si altrimenti si ricomincia e gli elettori, disperati, lo accoppano sul posto. il Decano domanda successivamente “Come vuoi essere chiamato?”
Qui occorre una spiegazione sul motivo per cui i papi cambiano nome. Lo fanno per rispettare un’antica usanza: secoli addietro, infatti, c’era chi trovava il suo nome poco adatto alla carica da ricoprire. Il primo a mutar nome fu Mercurio, che aveva il nome di un dio pagano. Eletto papa scelse di chiamarsi Giovanni II, dal nome del martire. Successivamente, dopo che Pietro Buccaporca (chi dice Boccapecora chi Boccadiporco) lo cambiò in Sergio IV, ne rimase l’uso. Non esiste una regola per la scelta del nome, Bergoglio, ad esempio, religioso gesuita, scelse quello del fondatore di un altro istituto religioso, San Francesco, che istituì l’ordine dei francescani, una bella mossa politica.
L’elezione del papa comprende la tradizionale fumata che sembra una cosa semplice e invece no. Le fumate sono di due tipi: La fumata nera che indica la mancata elezione del nuovo papa e quella bianca per l’ avvenuta elezione. Ci sarebbe pure la fumata gialla, di prova, fatta prima dell’inizio del Conclave. Secondo voi il colore della fumata è così semplice a prodursi? Ma anche no: non si può buttare un pezzo di copertone nel fuoco per fare una fumata nera, ma un fumogeno composto da perclorato di potassio, antracene e zolfo; per quella bianca, invece, un composto di clorato di potassio, lattosio e colofonia. La stufa è la stessa dal 1939 e dal 2005 è stata affiancata da un’apparecchiatura ausiliaria elettronica installata di fianco.
Il Papa, oltre ai compiti ecclesiastici è pieno di impegni d’altro genere. Qualcuno crede che sia una sorta di Cucù simile a quello delle pendole della Foresta Nera che, allo scoccare del mezzogiorno domenicale, apre la finestra e benedice a destra e a manca. Non è così: è il re di una monarchia assoluta. I patti Lateranensi gli riconoscono la piena sovranità temporale sullo stato della Città del Vaticano, oggi, ultima monarchia assoluta elettiva in Europa. Il diritto canonico definisce il Papa come “Organo supremo della potestà di giurisdizione, nella cui persona si assommano i poteri legislativo, esecutivo e amministrativo”. Fin qui la fede c’entra poco; c’entrano, invece, le questioni che attraversano sia politicamente che giuridicamente la Santa Sede. Immaginate il problema della pedofilia, al quale si aggiunge quello dei preti amazzonici che si vogliono sposare e infine quel documento segreto del Consiglio per l’Economia, che denuncia un deficit tremendo per la Santa Sede. Nel fascicolo (secondo Il Fatto Quotidiano) si dice che : “Il deficit, ricorrente e strutturale, ha raggiunto livelli preoccupanti e rischia di condurre a un default in mancanza di interventi urgenti”. Alla fine, il Sommo Pontefice, oltre a preoccuparsi delle anime deve anche occuparsi dei sostanziosi corpi del Vaticano i quali sono un po’ esagitati, mi viene a mente l’attico del Cardinal Bertone e i fondi dell’Ospedale pediatrico Bambin Gesù usati per sistemarlo…
A tutto questo si affianca l’opera di apostolato nel mondo. Una curiosità: tutte le volte che Sua Santità visita un paese le spese sono a carico… degli ospitanti, per cui quando gli organi di informazione annunciano un viaggio apostolico in questo o quel posto, il ministro dell’economia locale s’affibbia una manata sulla fronte e bestemmia come un camallo genovese. Giovanni XXIII durante un discorso disse: “Mi capita continuamente di svegliarmi di notte e di iniziare a pensare a una serie di gravi problemi. Allora prendo la decisione coraggiosa di andare al mattino a parlare col papa. Poi mi sveglio completamente e mi ricordo che il papa sono io”. Questa scherzosa boutade ci fornisce la misura della quantità di lavoro del Pontefice il cui stipendio è… zero . Non ho evidenziato i rischi a cui è sottoposto, strattoni orientali compresi, ma la storia di Giovanni Paolo II, ad esempio, li descrive perfettamente. Ora sapete quel che c’è da sapere sul Papa. Spero di aver suscitato il vostro interesse e vi saluto cordialmente.