Un Cioccolatino Storico. “L’appetito, vien mangiando!”, storia di cucina e di festa

MAGLIANO DE’ MARSI- Buongiorno carissimi lettori ma soprattutto benvenuti al primo dei due appuntamenti settimanali con i racconti del Cioccolatino Storico. Quest’anno, in occasione di questa festa così sentita, in accordo con il direttore di questo giornale abbiamo deciso di raccontarvi la storia di alcuni piatti e bevande che probabilmente si troveranno sulle ricche tavole abruzzesi e non solo. Perché abbiamo deciso di raccontarvi questo e non la storia della festa dell’Assunta e del Ferragosto? Semplicemente perché anche il cibo possiede una valenza storico-antropologica assai interessante all’interno di una società umana, e questo lo capiremo strada facendo. Divideremo questo “viaggio enogastronomico” in quattro tappe (che poi sono le portate), dai iniziamo altrimenti se fa tardi, buona lettura.

PRIMA TAPPA:

Lo Spritz

Forse uno dei cocktail più famosi e variegati del Mondo, ma conoscete la sua storia?  Questo tipo di cocktail nacque nell’Italia del nord precisamente nel lombardo-veneto tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’800 in piena dominazione austriaca. I soldati dell’impero che veniva “spostati” nel lombardo-veneto iniziarono a bere i tipici vini veneti e, siccome questi vini erano troppo forti per i loro palati teutonici, decisero di “allungarli” con acqua gassata. E fu proprio da questo “allungare” il vino che nacque tale cocktail. Difatti il nome Spritz deriva dal verbo tedesco spritzen che significa appunto “spruzzare”.

In foto: Il Classico Spritz

Ricapitolando, il primo Spritz era composto non da prosecco, aperol e acqua frizzante ma bensì da vino bianco, acqua frizzante e con un goccio di bitter (in Friuli Venezia Giulia, se ordinate uno spritz vi portano proprio la prima versione del cocktail e non quella che noi conosciamo). Nei primi del ‘900 vi fu una vera e propria evoluzione nel campo dei cocktail quando si diffusero i primi sifoni per l’acqua di Seltz che divennero un’alternativa all’acqua frizzante. Ma il cocktail come lo conosciamo oggi nacque solo negli anni Venti, quando si pensò di “macchiare” la miscela con un po’ di bitter.

SECONDA TAPPA:

Maccheroni alla Chitarra

La pasta è uno dei simboli della nostra cara Italia, ma in Abruzzo vi è una tipologia assai interessante, anche per il suo modo di produzione. Immaginiamoci di essere a Casoli (in provincia di Chieti) e, trovandoci involontariamente tra gli invitati di un matrimonio, possiamo ascoltare, con grande gioia qualcuno che parla della dote della sposa. Bene, tra le “cose” andate in dote c’era anche un “Maccheronaro con corde di ottone” che valeva intorno ai 6 carlini. Similmente si osservò anche nel 1871 a Penne (in provincia di Pescara) sempre in dote ad una sposa ma con il nome di “Lu Carrature”.

In Foto: La “Chitarra” abruzzese

Quindi la “chitarra abbruzzese” (che di certo non è una Fender Stratocaster, ma è pur sempre musicalità per le papille gustative) in sé possiede una storia molto antica! Abbiamo esempi di vari avi di tale strumento. Nel ‘500, nell’ area Frentana (tra Castel Frentano in provincia di Chieti), presso le cucine delle famiglie nobiliari si creava una pasta denominata “Maccheroni a lu Rentrocele”. Mentre nel ‘600, nei paesi del versante teramano del Gran Sasso si sviluppò l’uso di un cilindro metallico per la fabbricazione dei maccheroni. Intorno al’ 700 venne perfezionata la “chitarra” abruzzese.

In foto: I maccheroni alla chitarra con le polpettine

Il grande storico e antropologo abruzzese Gennaro Finamore, di cui abbiamo già parlato, nel suo “Vocabolario dell’uso Abruzzese” (1893) parla di “Catarre o Chetarre”. I maccheroni danno il loro meglio con il ragù ma soprattutto con il ragù di polpettine: e come disse chef Rubio nella tappa abruzzese di “Camionisti in Trattoria”: “questo è un piatto veramente porco”.

TERZA TAPPA:

L’Arrosticino o le Rustell

Parlare dell’Arrosticino (rustell) è parlare dell’identità culinarie, enogastronomica e sociale dell’Abruzzo: praticamente è uno dei simboli identitari della nostra regione. Già ma quando e dov’è nato questo prelibatissimo piatto? Molto probabilmente il suo luogo d’origine lo si può identificare nel versante orientale del Gran Sasso ed il periodo è ipoteticamente collocabile intorno alla fine del 1800.

In foto: Le rustell o gli arrosticini

A tal proposito il linguista e professore Francesco Avolio dell’Università degli studi dell’Aquila, nel suo testo “Il Mistero degli Arrosticini” scrive: “Dai nostri rilevamenti, il centro di quest’area è ai piedi del Voltigno (zona montuosa sul versante orientale del Gran Sasso), e in particolare sulla sponda sinistra del fiume Pescara (appartenente, prima del 1927, alla provincia di Teramo) e nelle valli vicine della Nora e del Tavo (comuni di Farìndola, Villa Celiera, Civitella Casanova, Civitaquana, Catignano, e ancora Pianella e alcuni altri)[…].L’area è da tempo in ulteriore espansione: nell’immediato entroterra di Pescara, a Spoltore, i nostri spiedini sono giunti intorno agli anni Cinquanta, importati da ambulanti e immigrati stagionali provenienti da Villa Celiera, il paese che, sulla base di questa ed altre testimonianze, sembra proprio configurarsi come la piccola “patria” degli arrosticini”. Ovviamente gli arrosticini sono di pecora (di altro genere sono solo orride repliche che fanno andare il sangue al cervello agli Abruzzesi) e sono stati per anni uno dei cibi dei pastori. Il professor Avolio conclude il suo scritto sul “Mondo degli Arrosticini” sottolineando un fatto davvero interessante ed è il passaggio lento ma incisivo dal suono dialettale “Rustell” all’italiano “Arrosticino” insomma un “un tentativo, riuscito, di italianizzazione parziale” del termine. In conclusione, l’arrosticino è una delle meraviglie dell’Abruzzo e non solo.

QUARTA TAPPA:

Un buon bicchiere di Genziana

La genziana, insieme al Montepulciano d’Abruzzo, al Cerasulo etc è una delle bevande simbolo del Made in Abruzzo. Sin dall’antichità, soprattutto nella parte montuosa della nostra regione, era uso (e consuetudine) raccogliere le radici della Genziana per produrre questo liquore dal sapore amaro e dalla grande valenza digestiva. Chi aiutò nella produzione, nella conoscenza e nella distribuzione di tale bevanda furono proprio i pastori: essi, partendo per la transumanza, erano soliti cogliere le radici di questo fiore e produrre questo liquore che li avrebbe accompagnati per tutto il viaggio verso la Puglia.

In foto: il liquore di genziana

Noi ci fermiamo qui – ce ne sono di storie legate al cibo da raccontare – vi auguriamo una felice festa dell’Assunta o di Ferragosto e vi diamo appuntamento al prossimo Cioccolatino Storico.

Un Abbraccio storico.

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