Un Cioccolatino Storico. “Nel giorno di San Rocco”, il culto abruzzese legato al santo francese descritto dal celebre antropologo Gennaro Finamore
AVEZZANO- Buongiorno carissimi lettori ma soprattutto benvenuti al secondo appuntamento con i racconti del Cioccolatino Storico. Viso considerato che nella giornata di oggi si celebra l’importante figura del santo francese Rocco da Montpellier ci piacerebbe condividere con voi un pensiero che il noto antropologo abruzzese, Gennaro Finamore, scrisse nel suo testo “Credenze usi e costumi abruzzesi” (1890) proprio parlando del culto legato a tale santo.
Ma senza perdermi in ulteriori chiacchere, vediamo cosa ci racconta Finamore:
“De’ potenti della terra, che gli spremono sudore e lagrime, il popolo fa giustizia, vivi, con l’odio; morti, con l’oblio. Invece, più duraturi de’ monumenti fatti per ornare altri monumenti o le piazze, segna nella memoria i nomni de’ suoi benefattori, li divinizza e li venera. Forse non v’è comune abruzzese alle cui porte non sorga un santuario al pellegrino di Montpellier; il quale «sævissima pesle longe lateque per Italiam gras Sunle, Patria relicta, llalicam peregrinationem suscepit, Ur besque et Oppida peragrans, seipsum in ægrotantium ob sequium impendere, animamque suam pro fratribus ponere non dubitavit… Officia part. sanct». Dove la chiesa è nell’interno dell’abitato, vuol dire che questo, cresciuto col tempo, l’ha oltrepassata. Ed è inoltre da notare che la situazione delle chiese dedicate a S. Rocco suol essere dalla parte di mezzo giorno. Salvo i duplicati e le posposizioni, la festa del santo è celebrata ai 16 di agosto. È difficile che in altri luoghi, per pompa e per espressione di schietto sentimento, sia superata la pro cessione fatta a onore del santo in Ortona a mare.
Lo scampanio delle chiese presso le quali il corteo passa, e le bande musicali, che a capo nel mezzo e alla fine l’accompagnano, danno indizio a’ lontani de ‘ punti diversi raggiunti dalla processione; la quale, par tendo dalla chiesa di S. Rocco a mezzodi, vi rientra, dopo aver percorse le vie principali della città, non prima delle ore 4 p. m. -Uno stuolo di contadinelli, con candele, va innanzi a due interminabili file di donne ornate de’ loro abiti migliori , con grandi ceri nella destra, e scalze; le quali , alla lor volta, precedono il santo, in mezzo a quattro ceri , grandi come travi, e ai preti salmodianti. Cosi, nell’ore che il sole di agosto più ferve, passa la bellezza ortonese in forma di centinaia di donne fiorenti di giovinezza e balde della loro fede. Quell’omaggio della bellezza alla santità, del divino umano al divino celeste, è quanto di più sublime possa essere in un trionfo. Nel dì di S.Rocco, l’uomo a cui nel primo anno di matrimonio è nata una figlia, deve, a cavallo a un asino, con quella in braccio, andare in giro per le strade principali del paese. Se molti sono il caso, vanno l’uno dopo l’altro, accompagnati dalla folla esultante (Roccaraso)”.
Oltre alla figura prettamente religiosa, il nome di Rocco viene anche utilizzato all’interno di un “noto” proverbio usato nello slang della nostra regione. Il proverbio in questione è il seguente: “Sta ‘bbone Rocche, sta ‘bbone tutta la rocche”, tradotto “Sta bene Rocco, sta bene tutto il resto”. Non sappiamo realmente chi fosse ‘sto Rocco, però una cosa la sappiamo bene, che questo celebre modo di dire esprime una delle forme più alte di egoismo (cosa che San Rocco non aveva). Per farvela breve ciò che si nasconde dietro questo modo di dire è che per alcuni conta esclusivamente l’interesse personale (a discapito della collettività) e, come il Rocco del proverbio, non interessa le condizioni dell’altro ma bensì esclusivamente le sue.
A noi non ci resta che invocare San Rocco contro ogni male, visti i tempi poco sereni.
Un Abbraccio Storico