Burocrazia alla frutta:4 mesi per una semplice analisi delle acque

Tagliacozzo – Il 26 gennaio scorso l’ente regionale di tutela ambientale, eseguì un prelievo di acque superficiali del fiume Imele presso la stazione di monitoraggio regionale (codice N010IM6), situata in località “S.Giacomo-bivio Sfratati”. Dalle analisi chimiche e microbiologiche inviate dall’Arta all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Teramo in data 1 aprile (tenere ben presenti i tempi!) ed esaminate dall’Istituto teramano dal 23 al 27 dello stesso mese , fu rilevata la presenza di “salmonella thiphimurium”.

Grave, molto grave. Più grave ancora, il ritardo con cui si mette al corrente il Comune di Tagliacozzo degli esiti dell’esame. Esiti pervenuti all’ente comunale in data 24 maggio. Quattro mesi, diconsi mesi quattro. L’Imele mormorò…incazzato nero! Non è finita, alla faccia dell’urgenza e della tempestività, il 28 maggio la Asl1 comunica al Comune di Tagliacozzo e all’Arta che – al fine di consentire usi irrigui delle acque a scopo umano e animale, “gli organi di
supporto analitico-ambientale dovranno documentare l’avvenuto ritorno alla normalità delle acque stesse”.

Il Comune, con una articolata e risentita nota, tiene a precisare quanto segue: “Con ordinanza n. 20 del 10 giugno si è provveduto a vietare – con decorrenza immediata – l’utilizzo dell’acqua proveniente dal fiume Imele ai fini irrigui e zootecnici. Con comunicazione Pec inviata in pari data alla ASL1 e all’Arta Abruzzo, questo Ente ha posto in evidenza come il tempo trascorso tra l’effettuazione del prelievo (26.01.2021) e la comunicazione degli esiti delle analisi
(24.05.2021), non abbiano consentito al Comune di mettere in atto ancor prima provvedimenti a tutela della salute pubblica”.

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