A lasciare una testimonianza contro la violenza sulle donne è l’avvocato Simona Giannangeli
L’Aquila, 24 Novembre 2020
In onore, della giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza maschile sulle donne, abbiamo chiesto un’intervista all’avvocato e presidente del Centro antiviolenza dell’Aquila, Simona Giannangeli.
Di seguito, riportiamo il suo discorso:
“In qualità di avvocata e, prima ancora come operatrice di accoglienza, lotto contro la violenza maschile da ventisei anni.
La mia esperienza mi ha permesso di comprendere, in primis, che la violenza maschile è un dato strutturale di ogni società, che non conosce portafoglio né passaporto, è “democratica”, nel senso che uomo di ogni età, estrazione sociale, di ogni livello culturale può essere violento con una donna.
Gli uomini violenti sono normali, non sono mostri, sono quelli dei quali non lo avresti detto mai. Nel novantanove virgola nove per cento sono sani di mente, non esercitano violenza perché sono afflitti da traumi psicologici.
Gli uomini che esercitano violenza su una di noi sono vigliacchi, criminali e “normali”, non hanno bisogno di cure e sostegno.
Gli uomini devono solo smetterla di maltrattare, stuprare, minacciare le donne.
Nel Centro Antiviolenza, luogo di accoglienza delle donne, operatrici e donne accolte disegnano insieme un percorso di uscita dalla violenza maschile.
Non ci occupiamo degli uomini violenti, non ci interessano le loro vite.
La legislazione italiana in materia di contrasto alla violenza maschile è stata di recente resa più organica con una serie di interventi normativi, di per sé validi, ma efficaci solo se prontamente applicati.
E’ necessario che tutti gli strumenti previsti dalle norme in materia siano più prontamente utilizzati, che vengano emessi rapidamente gli ordini di protezione, che vengano predisposti ed eseguiti i provvedimenti di allontanamento dei maltrattanti dalle abitazioni, che non siano più le donne, anche con figlie e figli, ad essere costrette ad abbandonare la propria casa.
E’ necessario per esempi che, nelle aule dei Palazzi di Giustizia, le donne non vengano sottoposte ad ulteriore violenza da parte del sistema, che la loro vita venga rispettata, che gli avvocati e le avvocate che difendono questi uomini facciano ricorso a quanto previsto dai codici, piuttosto che alla demolizione della vita privata della donna offesa dal reato.
Occorre che le sentenze siano rispettose, oltre che giuste.
In Italia credo che le leggi esistenti in materia, seppur migliorabili sempre, siano già sufficienti a garantire il riconoscimento dei diritti che ciascuna di noi possiede.
Il problema reale sta nella impostazione “culturale” di questo paese, dominato ancora da una sottocultura maschilista, retrograda e violenta.
E’ una “sottocultura” che permea tutti gli aspetti della vita sociale, contro la quale lottiamo ogni giorno.
Le donne non sono vittime bisognose, fragili e deboli, sono donne che entrando in un Centro Antiviolenza compiono un gesto politico di grande coraggio e infinita dignità.
Sono donne che rivendicano giustizia.
I Comuni devono supportare le attività dei Centri Antiviolenza e delle Case rifugio e devono promuovere azioni concrete di formazione nei settori soprattutto delle politiche sociali.
Devono riconoscere il ruolo concreto e fondamentale dei Centri e diffondere con azioni costanti sul territorio tutte le informazioni relative alla loro esistenza ed al loro funzionamento.
I Centri Antiviolenza non si occupano di uomini violenti.
Ritengo che gli uomini violenti non siano dei “malati”, quindi devono solo pagare per le azioni criminali che commettono ed essere espulsi da qualsiasi consesso sociale.
Il furto di vita che compiono ai nostri danni è intollerabile.
Il messaggio lo rivolgo agli uomini: fatela finita.”
Avv. Simona Giannangeli
Poesia sulla violenza
Mi hai lasciato su un asfalto
di una vita buia e desolata,
tra qualche graffio sulla pelle
e cenere nell’anima.
Senza ritegno
senza dignità alcuna.
Mi hai violentata come fossi
una bambola di cartapesta
e mi hai buttata al freddo
e al terrore di essere giudicata.
Io, tolta d’ogni vestito e rispetto
mi annullo.
-Martina Salfi (poetessa)