A Scanno c’è un bar insolito: ci si ferma per un caffè ma soprattutto per la liquirizia
È la montagna dei romani, il cuore verde (anzi, azzurro, grazie al bel lago a forma di cuore) d’Abruzzo, la terra dell’orsa Gemma e di tantissime botteghe artigianali: una gita al borgo di Scanno ristora animo e pancia grazie alle tante insegne golose sparse per il paese.
Una volta lasciati alle spalle i bar della piazza, inoltrandosi per i vicoli, si arriva a un locale davvero bizzarro, un bar storico tutto dedicato alla liquirizia.
Si chiama proprio così, Bar della Liquirizia. Il pragmatismo abruzzese impone pochi fronzoli, qui tutti i nomi sono immediati, l’ambiente è d’antan, perfetto per il luogo: è uno spazio fermo nel tempo, un bar degli anni ’50 dove è facile imbattersi in donne che indossano l’antico costume tradizionale scannese, e dove ogni fotografia appesa alle pareti racconta di un passato felice, oggi onorato con orgoglio dalla terza generazione della famiglia De Crescentis.
Fu nonno Erminio ad aprire l’attività: era il 3 maggio 1953, «al tempo i bar erano praticamente delle cantine dove ci si fermava per un bicchiere di vino dopo la giornata di lavoro» racconta il nipote che porta il suo stesso nome. È lui, insieme alla sorella Paola, a tenere le redini di questa insegna familiare che «negli anni ’60 ha iniziato a somigliare di più a un bar, e a vendere anche la liquirizia».
In Italia è associata perlopiù alla Calabria, ma in verità la liquirizia è uno dei grandi tesori abruzzesi: dal 1836 la fabbrica Menozzi De Rosa ha cominciato la produzione in un convento domenicano del Cinquecento ad Atri, in provincia di Teramo, dove è rimasta fino al 2004, prima di trasferirsi in uno stabilimento più moderno.
È la stessa azienda che ha dato vita alle mitiche caramelle Tabù, quelle nelle lattine bianche e verdi distribuite dalla Perfetti Van Melle. Ed è stato proprio l’incontro fortuito con i Menozzi De Rosa a dare la svolta all’attività scannese: «I titolari venivano in vacanza al lago di Scanno, mio nonno aveva dei terreni vicino la loro casa. Gli hanno proposto di vendere qualche prodotto, la cosa ha funzionato e da allora non abbiamo più smesso».
Passando davanti il bar è impossibile non essere catturati dagli scaffali in vetrina che strabordano di prodotti, dalle lunghissime trecce dolci (sogno di ogni bambino) alle famose caramelle a forma di pennette, spaghetti, fusilli confezionati nelle scatole della pasta.
La produzione abruzzese è protagonista, ma c’è anche altro, «prendiamo qualcosa da Amarelli e da alcune aziende del Nord Europa, Olanda e Danimarca in particolare, dove la lavorano anche in prodotti salati».
Liquori, dolciumi, tisane, ma anche le tipiche ferratelle abruzzesi qui sono alla liquirizia, oltre alla pasta secca e i risotti preparati in casa.
Un po’ bottega, ma anche molto bar, un’insegna frequentata da persone del paese e tantissimi turisti, «negli anni ’60, quando il turismo andava forte, avevamo anche altri punti vendita». Si viene per fare acquisti, per lasciarsi tentare dalla grande sfilza di specialità, ma anche per un semplice espresso… volendo, anche quello alla liquirizia.
(a cura di Michela Becchi del Gambero Rosso)