A Trasacco Gero Grassi e il suo libro inchiesta “Aldo Moro: La Verità Negata”
Due ore. Due ore durante le quali la storia italiana degli ultimi 80 anni è passata dinanzi agli occhi dei presenti come fosse un film, fotogramma dopo fotogramma a immortalare fatti e accadimenti gravi, perché hanno prodotto morti, e importanti, perché hanno influenzato – se non profondamente mutato – le sorti del Paese.
E’ quanto accaduto nel corso della presentazione del libro ALDO MORO: LA VERITA’ NEGATA dell’on. Gero Grassi, politico, giornalista e scrittore che ha raccolto nel volume gli atti di studio e di indagine della II Commissione Moro 2, insieme agli scritti di altri ‘compagni di viaggio’ alla ricerca di quella verità che potrebbe render vera giustizia all’eccidio di via Fani. La Basilica di S. Cesidio a Trasacco – completamente occupata nei posti a sedere – ha offerto il miglior albergo alla sacralità del racconto del sanguinoso agguato che, da subito, presentò moltissime ombre e davvero poca luce.
A presentare l’on. Gero Grassi, Ilio Leonio che ha introdotto lo scrittore e l’argomento ricordando che la verità è ciò che rende gli uomini liberi e che si ha diritto di conoscere o quanto meno di cercare ponendosi, il triste evento, come granitico spartiacque tra un periodo in cui numerosi e potenti erano i grandi pensieri e le idee portati avanti da uomini le cui azioni hanno profondamente cambiato il Paese.
Don Francesco Grassi, parroco di S. Cesidio, nel portare il suo saluto ha richiamato le parole di S. Paolo “siamo qui per dire quel che i nostri occhi hanno visto”, per riconoscere la necessità di narrare i fatti per quel che sono stati, anche quelli che aprono un orrido sulla gestione dell’uccisione degli agenti di scorta e del rapimento dell’on. Moro.
I saluti del Sindaco e dell’Amministrazione comunale sono stati resi da Luca Leone, presidente del consiglio comunale, che ha rinforzato il concetto della conoscenza della verità senza che venga offuscata o annacquata da connotazioni o colori politici.
Proprio da quest’ultimo aspetto, si è avviata la disamina dell’on. Grassi – che rivolgendosi entusiasticamente ai numerosi giovani presenti – ha contato l’incontro di Trasacco come il 1248° di quelli da lui compiuti in giro per l’Italia a far conoscere un libro – senza alcuna connotazione politica e ad accesso gratuito tramite il link https://gerograssi.it/wpcontent/uploads/2018/07/aldo_moro_verita_negata.pdf , dove viene data ai lettori una ‘versione’ dell’assassinio di Moro e della sua scorta. I contenuti del volume sono essenzialmente gli atti della II Commissione Moro 2 che smantella le tantissimi bugie e falsità imbastite sul caso Moro e dove vi si trova quel che, testualmente, è stato detto e fatto da Via Fani in poi.
In apertura di articolo, si parla di 80 anni della storia italiana perché il relatore cerca fatti e verità le cui radici affondano nel 1940, allorché Moro entra in politica e il suo credo è “la persona prima di tutto”. Da questo incipit, si dipana la storia ma anche la Storia: l’arresto di Moro nel 1941 per la sua affermazione, palesemente contro il fascismo; gli interventi nella Costituente per mettere in evidenza i cittadini e la repubblica; il suo rivoluzionario pensiero che, in violazione agli accordi di Yalta, intendeva costituire l’Europa libera dai lacci e laccioli americani ad Ovest e sovietici ad Est; il suo continuo impegno a cercare soluzioni per far grande l’Italia senza essere dependance di nessuno.
L’on. Grassi richiama l’assimilazione – sicuramente fondata – che per gli inglesi accomuna Enrico Mattei e Aldo Moro: entrambi alla disperata ricerca di una grandezza e di un posto importante per l’Italia e per i quali bisognava adottare una ‘soluzione finale’ qualora non si fosse riusciti a convincerli di desistere.
In via Fani c’erano ANCHE le Brigate Rosse ma non solo loro; dalle indagini, dall’esamina delle fotografie scattate subito dopo l’eccidio, dagli esami balistici e delle traiettorie dei proiettili, dalle testimonianze raccolte di persone presenti e degli stessi brigatisti, è ormai accertato che c’erano uomini della mafia, della camorra, della ‘ndrangheta, della banda della Magliana e dei servizi segreti non solo italiani, ma anche americani, sovietici, israeliani, cecoslovacchi; in poche parole, quelli che sicuramente sapevano strutturare un intrigo complesso e sparare.
Le Brigate Rosse – nate e costituite presso l’auditorium Stella Maris di Chiavari, messo a disposizione “per errore” dalla Curia – dunque, come ‘longa manus’ di altre forze e poteri occulti, ma poi neanche tanto, smascherati all’indomani della pubblicazione degli atti della II Commissione. Sarà Alberto Franceschini a dichiarare proprio all’on. Grassi che loro, i brigatisti, non sanno sparare…
Si apre il 12 dicembre 1969, strage di Piazza Fontana, all’interno della B.N. dell’Agricoltura a Milano, il funesto periodo delle stragi che proseguirà con quella di Piazza della Loggia a Brescia e quella del treno Italicus, da cui Moro viene fatto scendere di tutta fretta prima dell’esplosione… quasi una guerra, con un prezzo altissimo, in termini di vite umane – circa 2000 morti e 20.000 feriti – pagato alle bombe del terrorismo.
Moro, indefessamente, continua a studiare l’Europa e i possibili scenari politici, finanziari ed economici all’interno dei quali collocare l’Italia ma non si fa illusioni e, come confida al suo assistente prof. Francesco Tritto, è consapevole della triste fine che lo aspetta.
Il 16 marzo 1978 l’on. Aldo Moro – nel corso di un agguato – viene rapito; sull’asfalto restano i corpi delle cinque guardie del corpo Raffaele Iozzino, Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Giulio Rivera e Francesco Zizzi.
Il 9 maggio 1978 tutto è compiuto. 55 giorni nel corso dei quali all’interno delle forze politiche convulsamente si rincorrono appelli e lettere, vicinanze e abbandoni, responsabilità e dissennatezza. Il corpo di Aldo Moro, crivellato da 11/12 colpi viene fatto ritrovare all’interno di una Renault rossa lasciata a Via Caetani, a metà strada tra Via del Gesù e via Botteghe Oscure.
Oggi, a circa 70 anni dalla fine della II Guerra Mondiale e a 46 anni dall’assassinio di Aldo Moro e della sua scorta, possiamo leggere la verità e conoscere e sapere. Senza se, senza ma, senza scuse.