Abruzzo e missili cinesi: ma di che razzo stiamo parlando?!
Gran trambusto nella notte, ma probabilmente un nulla di fatto nella realtà. Questa la bolla del “razzo cinese” che da questa notte fa parlare il centro-sud Italia (ma anche Australia, Brasile e Gambia). Facili allarmismi e titoloni di testate, probabilmente superflui.
La storia è presto detta: un razzo (uno dei tanti nella moltitudine di missioni spaziali che avvengono in tutto il mondo) denominato Changzheng (CZ-5B), partito il 29 di Aprile, ha perso il controllo in fase di rientro nell’orbita terrestre. Secondo diversi calcoli, in continuo aggiornamento, il modulo in questione, o meglio ciò che ne rimane (corpo del lanciatore di 30 metri circa) dovrebbe rientrare nella fascia oraria del 9 Maggio alle 02:24 con margine temporale di incertezza di 6 ore circa. Non è di certo la prima volta che un razzo perda il controllo in fase di rientro (anche se in genere, gli Stati optano per dei rientri con protocolli molto ferrei, che questa volta pare abbiano fallito) e, anche se è forse uno dei più grandi frammenti di razzo che rientrerà senza controllo nella storia, tuttavia la possibilità che sopravviva agli agenti dello spazio ed all’impatto con l’orbita tanto da creare danni ingenti sono veramente basse.
Inoltre, l’allarmismo risulta ancora più immotivato, poiché i calcoli dell’atterraggio cambiano di minuto in minuto. Come già detto, potrebbe essere centro-sud Italia (interessate, in caso, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna), Australia (in un tratto di mare non lontano dall’Isola del Nord della Nuova Zelanda), ma anche Gambia o Brasile. Per chi volesse tenersi aggiornato comunque, vi è il seguente profilo Twitter (un’organizzazione europea finanziata dal governo che si occupa di sicurezza in ambito spaziale) che aggiorna i calcoli, e di conseguenza la traiettoria, seguendo i movimenti dei frammenti.
Allarmismo dunque che risulta immotivato: molto probabilmente l’atmosfera farà il suo lavoro, riducendo i frammenti a piccole parti con impossibilità di creare danni ingenti. In ogni caso, la Protezione Civile invita alla prudenza (senza isterie immotivate), rilasciando il seguente comunicato: “Sulla scorta delle informazioni attualmente rese disponibili dalla comunità scientifica – sottolinea la Protezione civile – è possibile fornire alcune indicazioni utili alla popolazione affinché adotti responsabilmente comportamenti di auto protezione: è poco probabile che i frammenti causino il crollo di edifici, che pertanto sono da considerarsi più sicuri rispetto ai luoghi aperti“. Si consiglia, comunque, indica il Dipartimento, “di stare lontani dalle finestre e porte vetrate; i frammenti impattando sui tetti degli edifici potrebbero causare danni, perforando i tetti stessi e i solai sottostanti, così determinando anche pericolo per le persone. Pertanto – si legge nella nota della Protezione civile -, non disponendo di informazioni precise sulla vulnerabilità delle singole strutture, si può affermare che sono più sicuri i piani più bassi degli edifici; all’interno degli edifici i posti strutturalmente più sicuri dove posizionarsi nel corso dell’eventuale impatto sono, per gli edifici in muratura, sotto le volte dei piani inferiori e nei vani delle porte inserite nei muri portanti (quelli più spessi), per gli edifici in cemento armato, in vicinanza delle colonne e, comunque, in vicinanza delle pareti; è poco probabile che i frammenti più piccoli siano visibili da terra prima dell’impatto; alcuni frammenti di grandi dimensioni potrebbero resistere all’impatto. Si consiglia, in linea generale, che chiunque avvistasse un frammento, di non toccarlo, mantenendosi a una distanza di almeno 20 metri, e dovrà segnalarlo immediatamente alle autorità competenti“.
Questo è tutto ciò che c’è da sapere per questa nottata, senza allarmismi e senza impazzire ulteriormente per l’ennesima non-notizia amplificata per fare titoloni.