Addetto stampa fai da te? Benissimo! Sindacato Giornalisti e Fnsi stigmatizzano l’usanza italiana che vede il “primo che passa” abilitato a fare comunicazione

PESCARA – Addetto stampa, responsabile della comunicazione, Comunicatore: tre modi per definire una figura che, a quanto pare, troppo spesso viene affidata al… primo che passa.

E se, almeno leggendo la normativa, per le pubbliche amministrazioni l’Iscrizione all’Ordine dei Giornalisti della figura a cui si affida l’incarico in questione è d’obbligo, nel privato il far-west è la regola.

In verità il far-west nella professione giornalistica, almeno da una trentina d’anni, è crescente e purtroppo sempre meno tutelato. Tutti vanno bene a fare tutto, questa la sintesi della situazione e, ci si consenta un giudizio personale, senza troppe distinzioni.

Sul tema è intervenuto il Sindacato Giornalisti Abruzzesi e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana che vogliono mettere un punto sulla questione. Sperando che si inizi ad avere un po’ più di attenzione e id rispetto per chi professionalmente, e seriamente, esercita questa professione. Di seguito la nota diffusa.

“Spiace dover constatare come, ancora oggi, nelle maggior parte delle offerte di lavoro da parte di privati, relative a compiti di natura prettamente giornalistica, come la redazione di comunicato stampa, il rapporto con i media, la creazione di contenuti editoriali, si continui a non considerare essenziale l’iscrizione all’ordine professionale.

Se è vero che attualmente la normativa, per il settore privato, non lo richieda come requisito essenziale, al contrario di quanto stabilito per gli uffici stampa istituzionali, come Sindacato non possiamo non rilevare come tutto ciò provochi una distorsione non solo del mercato del lavoro, ma del diritto dei cittadini a una informazione corretta.

L’iscrizione all’albo comporta infatti, anche per la professione giornalistica, il rispetto di fondamentali regole deontologiche, a garanzia di una comunicazione che sia efficace e al tempo stesso imparziale.

Non possiamo dunque che tornare a chiedere con forza, a tutte le aziende private, di inserire nelle offerte di lavoro che richiedono competenze giornalistiche il requisito dell’ iscrizione all’ordine, a tutela della garanzia e della qualità dell’informazione e della comunicazione prodotte e nel rispetto delle specifiche prerogative della professione”.