Agro-alimentare. La CNA: “Servono urgenti misure per evitare la chiusura delle imprese”
Pescara – Occorrono sostegni, alcuni immediati e altri di lungo periodo, per garantire la sopravvivenza del settore agro-alimentare e della ristorazione abruzzese.
A lanciare il grido d’allarme degli operatori del settore è la CNA Abruzzo, che chiede l’introduzione di un pacchetto di misure urgenti, in grado di consentire a un settore che la pandemia di Covid-19 ha messo in ginocchio di poter sopravvivere e rilanciarsi. «Se non diamo possibilità alla ristorazione di riprendersi, questa filiera non avrà modo di risollevarsi. Alle istituzioni chiediamo di fare un investimento, non un favore, perché la ristorazione è uno dei motori vitali di tutto il comparto del turismo» sintetizza la presidente regionale di CNA Agro-Alimentare, Antonella Antenucci, imprenditrice di Cupello nel Vastese.
Il quadro delle misure invocate è presto fatto. Ai comuni viene richiesta la proroga dell’esenzione, almeno fino al prossimo mese di giugno, delle principali tasse locali, ovvero Tosap e Cosap, senza porre vincoli e condizioni. Alla Regione l’avvio di un nuovo meccanismo legato alla formazione professionale degli operatori, ma soprattutto l’accesso a forme di credito agevolato: capitolo, quest’ultimo, su cui la polemica da parte delle associazioni d’impresa è molto forte, come illustra il coordinatore regionale, Mirco Mirabilio. «Nel maggio scorso -dice – era stata approvata dal consiglio regionale una legge, con ben dieci milioni di euro di dotazione, destinata a interventi per garantire sostegno alle filiere del turismo e della ristorazione, particolarmente colpite dall’emergenza Covid; benché pubblicata, non ha trovato sin qui applicazione, anche in ragione di una complicata rimodulazione di risorse destinate ad assicurarne la copertura finanziaria. Una vicenda sconcertante, che al danno ha unito la beffa nei confronti delle imprese».
Quale sia lo stato di salute del settore, sono ancora le parole della Antenucci a sottolineare: «La ristorazione evidenzia un forte turnover tra i nuovi attori sul mercato e una vita media dei nuovi locali molto ridotta: il 25% dei nuovi ristoranti che vengono aperti in Italia chiude entro un anno dall’apertura; il 50% entro tre anni; ma il 57% “getta la spugna” dopo soli cinque anni». Scenario negativo cui ora potrebbe infliggere un colpo ulteriore il pauroso rincaro delle bollette per i consumi di energia.
Anche nei confronti del Governo Draghi le richieste sono pressanti. Il ministero dello Sviluppo economico, alla presenza del vice ministro Gilberto Pichetto Fratin, ha organizzato un “tavolo della ristorazione”, convocato su richiesta della CNA, per valutare insieme alle altre associazioni di settore quali azioni intraprendere, in considerazione del prolungarsi della situazione di emergenza epidemiologica.
Uno scenario cui Laura Del Vinaccio, imprenditrice di Mosciano Sant’Angelo, guarda chiedendo «di affrontare il cambiamento con flessibilità, individuando nuove strategie di business, ma anche di mercato del lavoro e di formazione professionale al passo con i tempi». Tra le proposte rivolte al Governo, figurano così la richiesta di proroga della moratoria sui mutui e di transazione fiscale, di istituzione di un credito d’imposta per il made in Italy, di reintroduzione dei voucher per le prestazioni occasionali di lavoro in grado di offrire una soluzione valida a una reale esigenza del momento.