“Aiutatemi ad aiutare chi soffre!”. Lettera-appello di Ferdinando Di Orio a medici, psicologi e psichiatri abruzzesi

AVEZZANO – Medico e psicologo, professore universitario, ex Rettore dell’Università dell’Aquila, è stato anche senatore in due legislature.

Ferdinando Di Orio, professionista marsicano di nascita ma abruzzese a tutto tondo, lancia un appello a psichiatri e psicologi abruzzesi perché donino una parte del loro tempo per attività di volontariato.

Un appello su Facebook rimasto praticamente inscoltato

L’abbiamo letto sulla sua pagina Facebook dove, dopo aver fatto un primo appello, di fronte ad una sola disponibilità ricevuta, il “Prof.” ha pensato bene di scrivere una sorta di lettera-appello ai suoi colleghi.

Una lettera nella quale spicca l’elevato senso morale della professione del medico o di chiunque abbia la possibilità di alleviare le sofferenze delle persone.

Questa a lettera-appello di Ferdinando Di Orio: «Carissime amiche e carissimi amici voglio chiedervi scusa e vi prego di perdonare il mio essere insistente e petulante.

Purtroppo e mi dispiace doverlo comunicare, il mio precedente post in cui chiedevo la disponibilità di psicologi e psichiatri che aiutassero la associazione Veronica Gaia di Orio a rispondere a tutte le richieste dei giovani che ci chiedono aiuto sia a L’Aquila che nella Marsica, ha avuto moltissimi apprezzamenti ma 1 sola disponibilità.

“Fare il volontariato è l’attività più emozionante e coinvolgente che si possa fare”.

Mi si è detto che fare il volontariato squalifica i nostri brillanti psicologi e addirittura vengono criticati dagli altri coloro che continuano ad aiutarci.

Io vi prego di non mostrare tanta limitatezza di orizzonti. Fare il volontariato è l’attività più emozionante e coinvolgente che si possa fare.

Pensate ad un grande medico volontario come Gino Strada. Io ho fatto e faccio volontariato, nonostante la mia età, in qualsiasi funzione mi venga attribuita.

Il “Prof.” Ferdinando Di Orio

A fianco dei giovani con problemi, degli anziani soli e abbandonati, di coloro che decidono di vivere per strada, e mi sento molto molto ricco per questa esperienza e ringrazio Il Signore che mi dà ancora la forza per poterlo fare.

Vi prego qualche ora a settimana datala al volontariato. Aiutateci a continuare ad aiutare chi ha bisogno di noi.

“Vi chiedo solo qualche ora a settimana e niente più”

Mi si dice che molti professionisti, psicologi e psichiatri, sono impegnati nei loro studi in una attività intensissima con molti pazienti paganti.

Ne sono molto lieto avendo contribuito a tutto questo quando decisi di realizzare nella nostra Università la facoltà di Psicologia, superando le resistenze di gran parte del mondo accademico aquilano. Vi chiedo solo qualche ora a settimana niente di più.

Sono sicuro che ne trarrete molta più soddisfazione di qualsiasi altra cosa facciate.

Vi ringrazio comunque per l’attenzione che dedicherete a questo mio appello. È bene che sappiate che, comunque, noi non ci fermeremo. Un caro saluto». Ferdinando Di Orio.

Quando lo abbiamo raggiunto telefonicamente, per chiedergli l’autorizzazione a pubblicare questa lettera, il “Prof.” ci ha raccontato delle sue giornate, anche delle sue nottate, dove non si nega a nessuno e nella quali corre lì dove ce n’è bisogno. Anche per sedici ore al giorno.

Un racconto fatto di giovani in difficoltà, di “disperati”, di “ultimi”, di barboni e di “dimenticati da Dio e dagli Uomini”, e sono tanti, che necessitano di tutto, dall’aiuto all’assistenza.

“In qualsiasi casa andrò, io vi entrerò per il sollievo dei malati, e mi asterrò da ogni offesa e danno volontario, e fra l’altro da ogni azione corruttrice sul corpo delle donne e degli uomini, liberi e schiavi”.

Questo è un passo del Giuramento di Ippocrate, quello che tutti i medici fanno ancora oggi, forse il più bello e significativo.

Crediamo di non dover aggiungere altro… se non di contattare il ”Prof” Di Orio e l’associazione “Veronica Gaia” e decidere di donare un po’ di tempo e di professione, gratuitamente, a chi soffre e non si può neanche permettere le cure.

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