Contest Umanitario “Il giorno di Natale che dipinto sei?”: prescelta l’opera “Il mare di ghiaccio” di Caspar David Friedrich proposta da Rachele
PESCARA – É difficile iniziare un articolo quando lo strazio delle persone scuote l’anima e investe nel dolore.
Il Contest Umanitario: “Il giorno di Natale che dipinto sei?” Come un filtro chiarificatore ha definito il termine “festa” con quella sbilanciata morale che in tanti sottovalutano, scaturendone delle emozioni talvolta letali.
La festività, accolta fra luci colorate e scenografie allegre, decanta l’impegno gioioso, ma quando esse vengono posizionate inopportunamente possono oscurare molti cuori, lasciandoli completamente al buio.
Così avanzano le tenebre più profonde e di quel buio che incede se ne percepisce l’assenza di vita facendone perdere ogni traccia, persino la compagnia della propria ombra.
A seguito delle vostre toccanti storie e su cui auspichiamo un avvenire con tanta benevolenza, raccontiamo la dichiarazione di Rachele, nome inventato a tutela della privacy.
Rachele, una donna di quarantasette anni, si è lasciata andare alla sua triste realtà con molta fatica, ma possedendo una forza ammirevolmente grande, ha provato a riversarla anche sulle sue debolezze cercando di farsi coraggio raccontandosi che il domani andrà meglio.
Tuttavia, ogni anno si racconta sempre la stessa storia e la “favoletta” (da lei così definita), fa sempre meno presa sulla speranza affogando totalmente nell’illusione.
Il suo Natale se prima fluttuava su “una barca rotta”, ci descrive che almeno aveva una specie di direzione data da delle tiepide acque.
Ad oggi però, quelle acque non sono più miti e si congelano al suo passaggio, non consentendogli più di navigare.
Pertanto, “Il mare di ghiaccio” di Caspar David Friedrich è l’opera pittorica che ha prescelto per raccontare la sua difficile realtà.
Quando era piccola, il giorno di Natale aveva il suono della meraviglia, si ricorda il momento dei regali posti a circolo dinnanzi al caminetto acceso e i pacchi regalo che riflettevano la luce delle fiamme traballanti, poi il grande pranzo con i parenti e, nel susseguirsi, la visita dei presepi nelle chiese, tutto aveva il colore dell’oro e mai avrebbe sospettato che fosse solo un assaggio di quella vita che poi le sarebbe stata sottratta.
Così da qualche anno continua a domandarsi con quale criterio il Divino offre delle possibilità a chi a suo avviso non le merita, mettendo inoltre, in penitenza chi tra le mani ha già davvero poco.
“Il mare di ghiaccio” è dunque un’opera pittorica con una forte profilazione visiva e, nella morale di Rachele, traspare con audacia quella freddezza che congela la sua anima.
L’opera pittorica, conosciuta anche con il nome di “Il naufragio della speranza”, è un olio su tela datato 1823-1824, che si trova esposto nel museo “Kunsthalle” di Amburgo.
Il dipinto, ritraente un naufragio su un mare ghiacciato, mette in risalto una miriade di pezzi di ghiaccio sovrapposti a causa del forte impatto dando l’idea delle montagne, poiché l’accumulo di quei massi sottolineano le barriere nonché il dolore nel dover lasciar spegnere ogni speranza.
Pertanto, a seguito di quanto espresso, è stato conferito alla signora Rachele l’attestato di ammissione per la pubblicazione giornalistica, che riporta la titolazione del dipinto prescelto e la seguente motivazione stilata da chi scrive:
“L’opera da Lei scelta con la Sua annessa motivazione, comprova una forte testimonianza morale che, condivisa nell’ambito giornalistico, invita i lettori alla riflessione sulle multiformi realtà emotive, sensibilizzandoli su delle tematiche importanti. Il Suo contributo rappresenta pertanto, un’altra visione della parola “festività” che non può e non deve essere ignorata da una ricorrenza certamente discutibile per i molteplici aspetti analizzati”.
Tuttavia, riscontrando del malessere generale come ad esempio chi resta solo a Natale, chi guarda dei film consecutivamente per distrarsi, chi si concede intere bottiglie di alcool, chi crea delle feste “pre” o “post” natalizie sull’ambito lavorativo come palliativo alla sua vita privata, chi mangia irrefrenabilmente, chi non mangia affatto, chi sprigiona dei finti sorrisi per celare dei pianti interiori e chi, invece, affoga nei pianti cercando aiuto, ha certamente bisogno di un reale supporto, poiché il pericolo va per gradi e raggiungere l’apice è molto pericoloso.
In conclusione, per coloro che sentono la necessità di condividere il proprio malessere interiore, l’email iopartecipoalcontest@gmail.com resterà attiva fino al 6 gennaio 2023 sulla quale potrete scrivere al fine di ricevere un messaggio di sostegno che verrà espresso privatamente mediante degli strumenti di conduzione all’Art-Terapy.
Ricordando che l’arte è vita e verità e che nel dolore vi è il senso profondo della propria forza, abbiate fede in voi stessi e prendete in prestito le parole del cosmologo Stephen Hawking il quale, ha proferito quanto segue:
“Ricordatevi di guardare le stelle e non i vostri piedi, per quanto difficile possa essere la vita c’è sempre qualcosa che è possibile fare e in cui si può riuscire”.