All’archivio di Stato di Avezzano, inaugurata la mostra dell’artista Andrea De Litio
Avezzano – Delicate e pregevoli, le opere di Andrea De Litio, grande maestro del Quattrocento Abruzzese, potranno essere ammirate, sebbene in copia, presso la Sezione dell’Archivio di Stato di Avezzano – ubicato presso Palazzo Torlonia con ingresso il Via XXIV Maggio – nella mostra “ANDREA DE LITIO – I LUOGHI E LE OPERE”.
L’esposizione, multimediale, conta oltre che sulle opere dell’artista anche su una narrazione filmata della vita e delle opere stesse dell’artista. L’evento è stato realizzato in sinergia tra il presidente Roberto Mastrostefano dell’Associazione “Oriente Marsicano”, il responsabile della sezione archivio di stato di Avezzano, Martorano Di Cesare e conta sul patrocinio dei Comuni di Lecce dei Marsi, di Avezzano e dell’Associazione “Il Salviano”.
L’inaugurazione della particolare esposizione – alle presenza del critico d’arte Massimo Pasqualone, con la presentazione di Orietta Spera – avverrà sabato 6 novembre dalle ore 9:00 alle 13:00 e nel pomeriggio dalle 15:00 alle 19:00. La mostra resterà aperta per tutto il mese di novembre dal lunedì al venerdì, dalle ore 10:00 alle ore 13:00. Ingresso libero nel rispetto delle norme antiCovid.
Organizzazione curata dall’Agenzia Serendipity Events di Michela Dominici.
Andrea De Litio fu artista di rilievo del quattrocento rinascimentale italiano, anche se fu più vicino allo stile tardogotico. Nacque forse presso Lecce dei Marsi ma, di certo, si formò a L’Aquila presso la scuola del Maestro del Trittico di Beffi quindi, dopo qualche sosta nella Marsica, partì per Firenze dove conobbe il linguaggio artistico dei pittori fiorentini e senesi; successivamente rientrò in Abruzzo dove avviò la sua produzione.
I suoi continui movimenti lungo l’Italia, lo portarono ad entrare in contatto – anche duraturi e produttivi – con aree artistiche importanti dove il suo stile, da un tardo neogotico, gradualmente e con evidenti segni di maturità, si sposta verso il rinascimentale, conservando tuttavia caratteri peculiari della sua visione del mondo che hanno consentito di riscoprirlo e rivalutarlo non solo come un notevole pittore locale abruzzese ma consacrarlo come uno dei maggiori pittori del Quattrocento per l’Italia Centro meridionale.
Di valore alcuni giudizi di critici e studiosi del’arte: negli affreschi del Coro della Cattedrale di Atri, il monumento più alto di tutta la pittura del ‘400 abruzzese, è evidente “… la singolarissima natura del pittore, consapevole del rinnovamento rinascimentale ma volutamente alieno da qualsivoglia costrizione e condizionamento della sua singolare visione del mondo…” (Torlontano); “… un pittore raro che quasi non si vede da nessun’altra parte…” (Cesare Brandi) e se ne riconosce “l’uso originale di soluzioni iconografiche che sono state attinte con fantasia alla versione apocrifa dei Vangeli, scene sempre fresche e vivaci, d’impatto immediato per poter meglio attirare l’attenzione dei fedeli, inserite in un spazio concepito ormai secondo le regole universali di Piero della Francesca”.