Alto Sangro e territorio Pnalm senza sanità pubblica. La Cgil vuole essere ascoltata dalla Commissione regionale
L’AQUILA – Situazione al limite dello scandaloso nell’Alto Sangro e nei territori del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise per quanto concerne la Sanità Pubblica.
Un territorio vasto, con una morfologia complessa e zone impervie, dove l’assistenza sanitaria, secondo al Cgil provinciale dell’Aquila, è sostanzialmente negata.
Una situazione cui mettere riparo, ormai non più al più presto, visto che da oltre un anno si denuncia questa vicenda dove una vasta area delle regione e interi centri, spesso con forte afflusso turistico, si trovano con guardie mediche e servizi di medicina di emergenza urgenza pressoché inesistenti.
Per questi motivi e tanti altri ancora, che riportiamo nel documento che vi proponiamo nella sua versione integrale, la Cgil della provincia dell’Aquila, con il segretario Francesco Marrelli, ha chiesto al presidente Paolo Gatti di essere convocata in audizione presso la Commissione Regionale Sanità.
«Il territorio dell’Alto Sangro, nel periodo estivo e di massima affluenza turistica, si è trovato di nuovo sprovvisto del medico del 118. Secondo la Direzione Strategica della ASL1 Avezzano-Sulmona-L’Aquila, tale circostanza sarebbe ricollegabile unicamente alla mancanza di medici su tutto il territorio nazionale e all’indisponibilità degli stessi, se presenti, a prestare attività lavorativa nei sevizi dell’emergenza/urgenza in territori remoti e marginali della nostra Provincia.
Tuttavia, non è accettabile scaricare la responsabilità della gestione del servizio in questione su tutti quei medici che, con abnegazione e spirito di servizio, continuano a lavorare nonostante la totale assenza di programmazione e di investimenti nelle strutture sanitarie provinciali. Tale responsabilità, in effetti, va attribuita esclusivamente a chi realmente dirige la ASL della Provincia dell’Aquila.
Invero, la carenza di personale sanitario, con la conseguente demedicalizzazione dell’ambulanza del 118, rischia di accentuare l’isolamento dei Comuni delle nostre aree interne. E ciò in quanto, dato che le postazioni del 118, in molti Comuni Montani, hanno rappresentato, e rappresentano tuttora, l’unico presidio sanitario dell’emergenza/urgenza, la direzione della ASL1, anziché rimanere inerte, avrebbe dovuto potenziare questo servizio.
Ancora una volta, invece, come anticipato, cittadine e cittadini, turiste e turisti dell’Alto Sangro si sono trovati deprivati dei servizi sanitari essenziali, con sentimenti diffusi di sconcerto, rabbia e precarietà, in un territorio che, invece, come è noto, proprio per le sue caratteristiche, avrebbe bisogno di attenzioni e di una capacità di programmazione specifica.
Invero, per l’ennesima volta, un’intera comunità è stata mortificata dall’incapacità di trovare soluzioni adeguate al territorio del quale quella stessa comunità è parte integrante.
Infatti, si consideri che, per tutto il corrente mese di settembre, verrà garantita la presenza del medico del 118 unicamente per otto giorni, lasciando i turni scoperti per tutto il resto del mese (va detto, sul punto, che, già nel mese di agosto u.s., non è stata coperta la maggior parte dei turni).
Questa situazione perdura a circa tre anni di distanza dalle prime denunce pubbliche, manifestazioni e raccolte firme, che hanno visto una straordinaria partecipazione degli abitanti dei Comuni del Parco Nazionale utile a dimostrare che la sanità pubblica è un servizio fondamentale ed irrinunciabile per la crescita sociale ed economica di ogni territorio.
Ciò vale a maggior ragione se si considera che la Valle dell’Alto Sangro, per le sue bellezze naturali e paesaggistiche, rappresenta il cuore del Parco Nazionale D’Abruzzo Lazio e Molise e attira, per l’effetto, centinaia di migliaia di visitatrici e visitatori durante tutto l’arco dell’anno e, in special modo, nella stagione estiva: nel 2022, le presenze turistiche (con almeno un pernottamento) sono state 1.200.000, le presenze escursionistiche 2.100.000 e le presenze giornaliere, in alta stagione, circa 70.000 (dati elaborati con il big data dei cellulari).
Ed infatti, l’attività economica principale in questo comprensorio, come nei comprensori limitrofi (Roccaraso, Castel di Sangro, Altopiano delle Cinquemiglia) è legata al turismo naturalistico e sportivo. Da ciò deriva la necessità di garantire in questi stessi comprensori montani la presenza di un servizio di assistenza sanitaria di emergenza/urgenza e di continuità assistenziale strutturata e permanente idonea a garantire le prestazioni in emergenza ed in continuità.
Ed invece, come anticipato, l’attuale situazione sanitaria nel comprensorio dell’Alto Sangro, cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, non garantisce né assistenza medico sanitaria di emergenza né assistenza medico sanitaria di continuità per le cittadine e i cittadini residenti e per le turiste e i turisti che visitano il Parco Nazione d’Abruzzo Lazio e Molise.
Si consideri, per l’effetto, che la COMPLETA SOPPRESSIONE DELLA GUARDIA MEDICA TURISTICA (messa in atto dalla ASL 1 L’Aquila Avezzano Sulmona a partire dal 2021) ha inciso ed incide negativamente anche sulla competitività dell’offerta turistica complessiva dell’intero comprensorio; ancora, il CONTINUO E SISTEMATICO RIDIMENSIONAMENTO DEL SERVIZIO DI GUARDIA MEDICA ha prodotto e produce precarietà e disgregazione sociale, peggiorando le condizioni di vita delle cittadine e dei cittadini residenti e favorendo lo spopolamento delle aree interne.
Senza contare che la MANCANZA DEL MEDICO DEL SERVIZIO DI EMERGENZA/URGENZA DEL 118 (Ambulanza con Autista, Infermiere e senza MEDICO) rappresenta l’aspetto più drammatico, più doloroso e più pericoloso nel contesto dello smantellamento generale dei servizi medici e di assistenza sanitaria di emergenza e di continuità nei paesi delle Aree Interne dell’Abruzzo e, in particolare, nei paesi dell’Alto Sangro, distanti dal nosocomio più vicino (Avezzano) ben 60 chilometri.
Tale situazione, per le popolazioni che hanno scelto di vivere nelle Aree Interne Montane, è insostenibile: crescono disparità e diseguaglianze nell’accesso alle cure sanitarie, incertezza e fragilità di vita delle cittadine e dei cittadini residenti, di turiste e turisti che visitano i territori del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise.
Da cinque anni, gli amministratori locali, la CGIL della Provincia di L’Aquila e i Comitati Civici Territoriali chiedono alla ASL1 L’Aquila Avezzano Sulmona di ripristinare, per le ragioni suesposte, tutte le prestazioni di medicina di continuità e di medicina di emergenza/urgenza al fine di garantire ai cittadini e alle cittadine residenti e ai turisti e alle turiste che visitano il PNALM il pieno godimento del Diritto alla Salute, così come sancito dalla nostra Costituzione.
A sostegno di questa richiesta sono state consegnate alla Direzione Generale della ASL1 oltre 2.500 firme raccolte nei Comuni dell’Alto Sangro.
La rivendicazione del Diritto alla Salute, nonché il ripristino, strutturato e permanente, delle prestazioni mediche e sanitarie necessarie all’accesso alle cure mediche in continuità e in emergenza, è diventata una priorità per tutti, cittadine e cittadini, turiste e turisti dell’Alto Sangro e del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise.
Visto quanto finora esposto, e considerato l’interesse diffuso della materia, si richiede con estrema urgenza un’audizione presso codesta Spett.le Commissione, alla presenza dell’Assessora Regionale alla Salute, della Direzione Strategica della ASL1 e dei componenti del Comitato Ristretto dei Sindaci ASL1 Abruzzo».