Ancora aggressioni al Beccaria di Milano. Malmenato un agente da un detenuto diciassettenne. Nardella(SPP): potenziare organici e rivedere leggi.
Milano- Di rispondere alle regole non ne vogliono proprio sapere a tal punto da picchiare un agente per il semplice motivo di non voler rientrare in camera nel periodo di chiusura delle celle.
È successo, neanche a dirlo, nel teatro della perdizione giovanile qual è il carcere minorile “Cesare Beccaria” di Milano dove un detenuto diciassettenne, di origini magrebine, avrebbe sferrato schiaffi a ripetizione ad un neo agente.
Ora il baby criminale sarebbe rinchiuso presso il reparto osservazione del carcere.
Un istituto quello milanese che non smette mai di sorprendere quando a dover essere annoverata è la violenza dei giovani criminali.
Uno spaccato della vita penitenziaria che si accompagna senza sosta alle 2700 aggressioni maturate dall’inizio dell’anno nel sistema penitenziario italiano.
Un sistema colabrodo che non rende onore al nome che porta il carcere, Beccaria appunto, che del recupero dei detenuti ne dovrebbe fare un vanto.
Un tipo di carcere quello attuale che non risponde per niente alle esigenze rieducative e di reinserimento previste dall’articolo 27 della Costituzione perché al bisogno di trattamento non fa da contraltare il necessario ordine. Un caos creato da una serie di concause che vanno da una normativa evidentemente poco portata a migliorare il sistema, visto che oggi si contano molti più eventi critici che nel passato, e da un eccessivo sbilanciamento dato dall’elevato sovraffollamento di detenuti contrapposto al record storico negativo di poliziotti penitenziari operativi sul fronte.
Insomma, un disastro assoluto al quale chiediamo si rimedi attraverso il potenziamento degli organici e la rivisitazione di alcune leggi a partire da quella sulla tortura continuando con quella che introduce alla colpa del custode.
Il tutto con la speranza di togliere di mezzo la “tortura”, quella si, subìta quotidianamente dai baschi blu italiani e ridare speranza ai giovani che di questo lavoro cominciano a non volerne più sapere. – A dire tutto questo è il Vice Segretario Generale del Sindacato di Polizia Penitenziaria Mauro Nardella-