“Anonimie”: da oggi in libreria la raccolta di poesie del saggista e scrittore abruzzese Massimo Pamio

È in libreria da oggi, 13 gennaio, il volume ANONIMIE, raccolta di poesie dal 2010 al 2020 del saggista e scrittore abruzzese Massimo Pamio.

L’autore è direttore del Museo della Lettera d’Amore, museo unico al mondo, ed è direttore editoriale di Edizioni Mondo Nuovo.

Ha lavorato nell’editoria fin dal 1978, ha diretto le Edizioni Noubs per 20 anni ed ha curato la regia del video I poeti, le città, primo video girato in Abruzzo che mette a confronto un poeta con la propria città, indicizzato da IMDb, il database mondiale di film e audiovisivi.

Avendo pubblicato – anche in lingua straniera – numerose opere, curato diverse antologie letterarie e monografie d’arte, scritto migliaia di recensioni e di segnalazioni di libri, film, rappresentazioni teatrali, mostre d’arte e avvenimenti culturali su riviste nazionali e internazionali, promosso e organizzato premi letterari, è stato nominato Cavaliere dell’Ordine “Al Merito della Repubblica Italiana”, per meriti culturali.

Suo è il Premio Lettera d’amore che si tiene a Torrevecchia Teatina e l’ideazione della “Casa d’Autore” a Capestrano (Aquila); casa-museo dove sono in mostra foto, testi, dipinti d’autore, che offre uno spazio di serenità e di riflessione, un nido per il pensiero e il cuore; luogo di accoglienza per artisti e scienziati che vorranno usufruirne. Ospitati gratuitamente, potranno lasciare in cambio un dono (una poesia, un racconto, un dipinto, una pagina delle loro ricerche) che sarà poi conservato nella casa.

Colto ed eclettico personaggio, lo scrittore ha raccolto in un volume dal titolo importante ed intrigante le poesie composte nell’arco di un decennio dal 2010 al 2020.

Il suo verso – come scrive Giovanni D’Alessandro, “non teme di professarsi magniloquente, di coltivare la metrica, di citare riferimenti e snodi obbligati della letteratura e della poesia non solo italiane, ma di ogni lingua e di ogni tempo“ e i contesti evocati “non sono solo le stanze poetiche, ma i fisici luoghi, su carta, in cui prendono corpo “parole sorelle amiche/ confidenti discrete pudiche/ come grani del rosario/ l’una dopo l’altra impilate/ in una torre/ a cucire il segreto della vita.

”Filo conduttore della lunga ricerca compiuta è l’amore, quello insito nelle cose, l’unico che l’uomo deve capire e seguire e che fa dire all’autore che “Non c’è amore più grande di quello che è già/ nelle cose, e che non si deve inventare”.

 Analisi intimista e quasi psicoanalitica è quella che ne fa Franca Ferraresso per la quale i testi poetici di Pamio consentono, con una lettura immersiva, di entrare e perdersi in quella selva oscura che è il mondo.

Necessario perdersi per potersi poi ritrovare, allertando sinestesie visive e uditive “percepibili non dai sensi comuni, ma da una complessa intuizione che tutto il corpo vive. Istantanee le apparenze, con cui la vita si mostra, e il sogno di ognuno nel percepirla, si fondono insieme in un a visione unica, che ci consente di afferrarne l’intima sostanza. E ognuno ha la propria modalità”.

Nella lettura delle poesie di Pamio “si ha la possibilità di attraversare il varco che ci porta in quell’incontro, alla profondità dell’essere, dove ogni elemento delle nostre visioni convivono. La divisione, in cui ciascuno si sente scindere tra quotidiano e sogno, nello svolgersi del tempo, si fa dì-visione, giorno in cui si vede per intero, per es-teso”.

Una rinascita alla vita, nonostante i suoi orrori, è l’imperativo categorico che dona l’astro della poesia di Pamio – la frase è di Adam Vaccari; vita e morte per costituire due facce dello stesso Tutto, congiunte in un punto che è Amore.

Il pensiero moderno che “ha piantato lapidi con su scritto “Dio è morto”” non deve dimenticare di chiedersi se l’uomo è vivo ed “è proprio dal sommo di questo crinale che riparte Pamio, dalla lapide della morte dell’uomo, eredità di un processo antropologico, senza il quale siamo nulla. In tale alveo, le domande riguardano anche la teomantica e il campo pieno di croci e orrori consegnato dalla storia. Pamio ci invita a ripartire davanti a un immane fallimento che, se è di Dio, è in primo luogo del suo presunto vertice o specie eletta della Creazione”.

“E il circuito vitale misterioso, la Vita è il campo aperto di infinite anonimie, che attendono da noi di riavere la dignità di un nome”.

Quelle anonimie delle poesie di Pamio, che in questo volteggio letterario, sfiora il divino.