Antichità Marsicane e archeologia della Marsica
AVEZZANO – Le odierne presenze di attività di ricerca e studio, condotte dalla Sovrintendenza, da Università e da enti di ricerca testimoniano per un interesse verso la Marsica e i suoi tesori archeologici che, originato in tempi antichi, ha attraversato i secoli senza mai sopirsi portando agli studi e alla conoscenza una serie di dati che necessitavano di essere ordinati, si potrebbe dire regolamentati, con i metodi decisamente scientifici in uso oggi. E’ questo, il lavoro condotto dalla dott.ssa Emanuela Ceccaroni nel suo ultimo lavoro “Dalle ANTICHITA’ MARSICANE all’ARCHEOLOGIA DELLA MARSICA” edito da Edizioni Kirke.
Il volume tende a strutturare “una formazione scientifica di una archeologia della Marsica” a far punto fermo dal libro di Andrea Di Pietro “Sulle principali antichità marsicane”.
I termini-chiave “antichità marsicane” e “archeologia della Marsica”, entrambi citati nel titolo, vogliono evidenziare come, da un approccio che ha utilizzato informazioni e dati in modo nozionistico o leggendario sia passato necessariamente ad uno studio sistematico e scientifico che riconsideri le pur feconde analisi e le altrettanto valide ipotesi inserite però in un “contesto iniziale di riferimenti” e soggette alle “conseguenti revisioni critiche”.
Mercoledì 9 settembre alle ore 17:30, presso il Castello Orsini Colonna di Avezzano, sarà la stessa dott.ssa Emanuela Ceccaroni a presentare il volume “Dalle antichità marsicane all’archeologia della Marsica” edito da Edizioni Kirke con il supporto dell’Archeoclub Marsica e della Pro Loco Avezzano.
La parte iniziale del libro è dedicata a far punto fermo sugli studiosi che orientativamente dal 1400 in poi si sono dedicati ad approfondire origini e storia, denominazione, sviluppo e declino dei popoli marsi.
La trattazione dei più importanti nuclei urbani – Marruvium, Alba Fucens e Milonia nonché l’asilo degli antichi popoli Marsi, situato nei pressi di Aschi – a partire da cosa e come studiò il Di Pietro e altri dopo di lui, giunge ad accrescere le conoscenze che hanno riportato precedenti studiosi. Del resto, come scrive la stessa autrice “il fascino della archeologia sta proprio nella sua dinamicità, dalla possibilità di rinnovarsi continuamente e fornire spunti per una rielaborazione costante. Motore di tale processo è la scoperta e la revisione è parte del percorso”. La considerazione della geografia dei luoghi e quindi del rapporto che i suoi abitanti stabiliscono con essi, è parte integrante della storia e della ricerca archeologica, soprattutto per una terra come quella della Marsica, in cui importanti eventi distruttivi e non – terremoti, prosciugamento e guerre – hanno profondamente segnato lo sviluppo di “vicende personali e collettive”.
Conoscere la storia della propria terra significa farne parte, essere con essa tutt’uno anche se è vero, come è vero, che nessuno degli attuali abitanti della Marsica può vantare discendenze storiche e/o antiche e, per quanto questa cesura genealogica abbia impedito la narrazione della sua memoria, pure è possibile recuperarla: l’archeologia in questo ha un ruolo fondamentale.