Articolo Uno Vasto: RU486 presso i consultori e non negli ambiti ospedalieri
VASTO – Articolo Uno di Vasto ha emanato un comunicato – che ha raggiunto tutte le ASL della Regione – nel quale si contesta duramente quanto contenuto nella circolare regionale che, emanata dall’Assessore regionale alla Sanità, Nicoletta Verì, ha riguardato le quattro Asl della Regione e che raccomanda fortemente che la somministrazione della pillola RU486 per l’interruzione farmacologica di gravidanza avvenga presso ambiti ospedalieri e non presso i consultori familiari.
Vero è che l’interruzione volontaria di gravidanza è normata dalla L.194/1978 e che, per la stessa pratica tramite farmaci specifici (RU486), esistono – oltre le disposizioni di legge – linee di indirizzo; e vero è che la stessa L.194/1978 individua all’art. 8 le strutture sanitarie presso le quali sono praticati gli interventi di interruzione volontaria di gravidanza (L’interruzione della gravidanza è praticata da un medico del servizio ostetrico-ginecologico presso un ospedale generale tra quelli indicati nell’articolo 20 della legge 12 febbraio 1968, n. 132, il quale verifica anche l’inesistenza di controindicazioni sanitarie) ma di certo è altrettanto vero che una serie di delibere, determine e raccomandazioni (Delib. AIFA 14/30.07.2009 – Determ. AIFA 1460/24.11.2009 – Cons Sup. di Sanità il 18.03.2010 – Raccomandazione O.M.S. in ordine alla somministrazione della RU486 – Aggiornamento Linee guida il 4.08.2020 – Deter. AIFA 865 del 12.08.2020 che supera le precedenti già citate) definiscono in modo chiaro e inequivocabile che l’interruzione volontaria di gravidanza con metodo farmacologico è consentita fino a 63 giorni pari a 9 settimane compiute di età gestazionale e che l’interruzione può avvenire presso strutture ambulatoriali pubbliche adeguatamente attrezzate, funzionalmente collegate all’ospedale ed autorizzate dalla Regione, nonché consultori, oppure day hospital.
Inoltre, con l’ultima determina AIFA è superato il vincolo di utilizzo del farmaco in regime di ricovero e viene esteso il periodo di impiego dal 49° al 63° giorno di amenorrea, pari a 9 settimane compiute di età gestazionale, con precise indicazioni circa tempi e dosaggi di somministrazione.
Le indicazioni ministeriali non tralasciano la raccomandazione di “effettuare il monitoraggio continuo ed approfondito delle procedure di interruzione volontaria di gravidanza con l’utilizzo di farmaci, avendo riguardo, in particolare, agli effetti collaterali conseguenti all’estensione del periodo in cui è consentito il trattamento in questione” poiché i dati serviranno alla stesura della relazione periodica che il Ministro presenterà al Parlamento. Le donne di ARTICOLO UNO VASTO – Paola Cianci, Paola D’Alfonso, Cristina Di Paolo, Giulia Marino, Annalisa Mincone, Fabiana Spadaccino, Giulia Spadaccino e Noemi Moretti – a cui si unisce il segretario Francesco Del Viscio mettono in evidenza che la circolare regionale si pone in opposizione a quanto definito e sancito dalle disposizioni ministeriali e ribadiscono fermamente il diritto alla libera scelta delle donne di fronte alla volontà se proseguire o no nella gravidanza; inoltre, proprio a fronte delle ultime novità a riguardo, sostengono che i consultori – proprio per la loro intrinseca funzione di punto di riferimento medico, psicologico, sociale, per la persona e la famiglia – devono essere adeguatamente forniti di personale specifico e magari potenziati.