Avezzano, Abruzzo Medievale: Franco Cardini supera la lectio magistralis e affascina l’uditorio

AVEZZANO – Prosegue il suo cammino il Progetto Abruzzo Medievale -Vista sul Medioevo: l’Abruzzo delle aree interne,  organizzato dal Centro Studi Carlo D’Angiò di Scurcola Marsicana in collaborazione con le Università di Roma La Sapienza, Salerno e Chieti e con i Comuni di Scurcola Marsicana, Pescina e Massa d’Albe con un evento dal titolo Dante e gli Angioini: una dialetti complessa,  che si è tenuto il 18 dicembre 2023 presso il Teatro Don Orione di Avezzano, con l’intervento “in solitaria” dell’illustre relatore, prof. Franco Cardini dell’Università degli Studi di Firenze.

Ha dato il via al consesso il benvenuto del presidente del Centro Studi d’Angiò, arch. Lorenzo Fallocco; i saluti istituzionali sono stati portati dall’avv.to Fabrizio Ridolfi presidente dl Consiglio comunale di Avezzano, dal consigliere regionale Simone Angelosante, da Pierluigi Panunzi della Fondazione Carispaq, dalla Responsabile della Giostra Cavalleresca di Sulmona Luisa Taglieri e  dal Sindaco di Scurcola Marsicana Nicola De Simone;  gli interventi hanno evidenziato come  gli sforzi, le azioni e le collaborazioni forniscono, oltre che esempi di buone pratiche, anche innegabili vantaggi per le aree, i luoghi e le cittadine interessate dal progetto.

Nomi illustri – Paolo Mieli, Paolo Crepet e Umberto Galimberti –   hanno anticipato  la presenza del prof. Franco Cardini, connotando l’incisiva azione che l’amministrazione persegue sulla cultura. A questi si aggiunga anche la valorizzazione dell’area della Collegiata di S. Bartolomeo che vanta, oltre l’edificazione della Chiesa il ritrovamento, nello scavo di restauro e recupero di uno strato sucidamente presedente la chiesa stessa. Nella stessa direzione va l’assegnazione di fondi per riscoprire e valorizzare l’Avezzano antica, consentiranno di agire in modo più mirato e determinato e, ancora le parole di Angelosante di “superare le omologazioni culturali che inducono il pensiero unico, da combattere per riscoprire, attraverso la nostra storia, arte e cultura, la nostra identità”.

Analogamente si sono espressi Pierluigi Panunzi, che ha rinnovato la disponibilità della fondazione ad operare con iniziative conformi, e il Sindaco di Scurcola che considera questo e gli altri eventi, come un potente input per stimolare e potenziare anche il motore turistico del territorio.

L’intervento moderatore del prof. Guido Iorio, docente di Storia medievale presso l’Università degli Studi di Salerno,  ha introdotto il prof. Franco Cardini chiamato ad interconnettere la storia medievale (Carlo d’Angiò, Corradino di Svevia) con la letteratura (Dante). 

Dopo un incipit dedicato alla libertà e al rispetto con il quale si è espressamente rivolto agli studenti, il professore ha proseguito – fuori da schemi e da sentieri tracciati – affrontando la tematica in modo assolutamente personale e originale.

Nonostante l’Aquila si trovi a nord di Roma, pure l’Abruzzo viene legato al Meridione, perché? Certamente ciò è avvenuto a causa della politica angioina con Carlo I d’Angiò che, a ben vedere e fuori da posizione partigiane, è uno dei più grandi personaggi del nostro Medioevo, che è un periodo storico convenzionale, come convenzionale è tutta la divisione della Storia; il cui studio dovrebbe correggere gli errori del passato e avanzare ipotesi sui possibili scenari che si sarebbero aperti se, per esempio, avesse vinto Corradino di Svevia. L’esposizione è proseguita poi, con una digressione su cosa sia la storia, sull’impossibilità di prevedere la storia e sul suo carattere di imponderabilità, richiamando l’Abare Rosmini e lo storico Pareto, connotata da tutti quegli elementi che non si possono misurare e che Rosmini chiama l’eterogenesi degli scopi.

Bisogna dunque “aver memoria”; perderla significa perdere la propria identità ma da sola la memoria non riesce a ricostruire il tempo passato; è la storia che ci aiuta, in quanto esposizione degli avvenimenti, non solo nel senso di mostrare eventi ma riflettere su di essi. E la storia nasce, non dappertutto nello stesso momento, con la scrittura… ma quale scrittura?

Non quella degli usi pratici ma quella che riporta dati spirituali, che spiega con segni gesti e sentimenti e quando è nata questa scrittura è nata la storia, la grande storia;   con essa però, nasce una spiacevole compagna la menzogna, la bugia; perché ciascuno che la racconta ne mette in evidenza ora uno ora un altro aspetto, a seconda del proprio tornaconto. La conseguenza è ancora la nascita della critica storica che ha il compito di sfrondare la menzogna dalla storia per ristabilire la verità; operazione possibile attraverso strumenti e metodi precisi che vengono usati dagli storici per avvicinarsi progressivamente al vero.

Da questa prospettiva, sono visibili gli errori fatti nel ricostruire la storia fino ad oggi di Dante, del medioevo, degli Abruzzi, degli angioini; errori non volontari certo, ma compiuti.

E allora…Abruzzo, perché l’Abruzzo? Esso da sempre è stato un ganglio vitale di collegamento tra Roma, il nord della penisola e tra l’est e l’ovest e anche perché è stato uno dei primi ostacoli che la città di Roma ha incontrato nella sua espansione.

Dante parla degli Angiò, ne parla in vari luoghi della Divina Commedia; quando parla di Carlo I lo giudica duramente perché è convinto che abbia messo in moto un meccanismo che ha creato un’alleanza di ferro con un papato corrotto dal denaro dal potere e sebbene la stessa critica può essere mossa agli Svevi, essi si muovono per il bene comune, per il bene di tutti quindi si muovono in una direzione laica, non spirituale che spetta alla Chiesa.

Dante è tendenzialmente vicino alla chiesa – guelfo bianco – ma non accetta il suo debordare verso le istituzioni temporali; per Dante entrambi i poteri emanano da Dio e quindi accusa Carlo di aver cambiato le carte in tavola servendosi della situazione politica: coglie l’espansione francese in Europa, percorrerà sentieri che lo condurranno a guardare verso l’Oriente nel sogno di ripristinare la persa unità occidente-oriente.

Per tale ragione è interessatissimo all’Abruzzo perché  esso è il tramite per l’Adriatico e i Balcani, riuscendo a legare l’Ungheria alla sua corona con un matrimonio. Ha bisogno di soldi e si allea con la grande potenza finanziaria che operava a Firenze.

Analogamente Carlo aspira all’impero d’Oriente (acquistando la Corona di Gerusalemme): dunque una politica mediterranea ed europea a larghissimo raggio, proseguendo in effetti, la politica economica di Federico II. Carlo I sceglie i suoi alleati e comprende fino in fondo l’importanza di allearsi  con il Papa.

Per la fine cui condanna Luigi IX il Santo, è evidente che Dante non lo amasse così come non lo amava neanche Carlo II. Per Dante, Carlo I ha corrotto l’esercizio del potere in tutta la cristianità, Carlo II ha proseguito la sua strada e Roberto, Dante lo vede per ciò che era: uno studioso, di profonda spiritualità; qualità queste non buone per fare un re.

L’unico che Dante apprezza è Carlo Martello, primogenito di Carlo I, che non riuscirà però ad avere la corona perché morirà prima (Giovanni Villani ha lasciato una ricca documentazione dell’amicizia tra Carlo Martello e Dante); Carlo Martello potrebbe aver pilotato anche la politica abruzzese e aver avuto rapporti con  Celestino V quando lo dovrà arrestare per ordine di Bonifacio VIII…

Di certo, tanti aspetti ancora da indagare e da studiare per ben scoprire quella verità che la storia va cercando, confermando come la storia non sia sempre quel che si legge sui libri ma profondo lavoro di ricerca e, in questo caso, di nuove scoperte sul nostro territorio e sul suo ruolo nella più grande Storia europea.