Avezzano, commemorazione del Questore Eroe Giovanni Palatucci
Amministrazione Comunale e Polizia di Stato, in piazza Corbi, per il ricordo solenne
AVEZZANO – Anniversario della scomparsa del Questore eroe Giovanni Palatucci. Oggi, in piazza Bruno Corbi, l’amministrazione comunale di Avezzano e la Polizia di Stato hanno dedicato un momento solenne di commemorazione al Questore di Fiume, Giovanni Palatucci, medaglia d’oro al merito civile.
Presenti, il vicesindaco della città Domenico Di Beradino, accompagnato dal consigliere Maurizio Seritti, il Dirigente del commissariato di Pubblica sicurezza, vicequestore Giancarlo Ippoliti, il comandante della Polizia locale Luca Montanari e Don Claide, parroco della Cattedrale dei Marsi.
Forze dell’ordine, autorità civili e religiose dinanzi alla targa posta in piazza in memoria di Palatucci, hanno reso omaggio al Funzionario di Polizia morto nel 1945, a 36 anni, nel campo di sterminio di Dachau pochi giorni prima della liberazione e che rappresenta ancora oggi un modello esemplare di sacrificio e altruismo.
In servizio dal 1937 alla questura di Fiume come commissario e poi questore-reggente, salvò circa 5.000 ebrei dalla deportazione nei campi di sterminio nazisti. Nel 1990 lo Yad Vashem di Gerusalemme, il Memoriale ufficiale di Israele delle vittime ebree dell’Olocausto, lo ha insignito del riconoscimento di ‘Giusto tra le nazioni’ ed è stato proclamato dalla Chiesa cattolica ‘Servo di Dio’, nel 2004.
“Sarebbe stato più semplice rimanere immobile nelle decisioni e invece Palatucci ha scelto di agire” – ha sottolineato il vicesindaco Di Berardino mentre il vicequestore Ippoliti ha ringraziato a nome del Questore “per l’attenzione rivolta ad un vero e proprio simbolo delle forze dell’ordine”.
Queste le parole che hanno accompagnato la medaglia d’oro: “Funzionario di Polizia, reggente la Questura di Fiume, si prodigava in aiuto di migliaia di ebrei e di cittadini perseguitati, riuscendo ad impedirne l’arresto e la deportazione. Fedele all’impegno assunto e pur consapevole dei gravissimi rischi personali continuava, malgrado l’occupazione tedesca e le incalzanti incursioni dei partigiani slavi, la propria opera di dirigente, di patriota e di cristiano, fino all’arresto da parte della Gestapo e alla sua deportazione in un campo di sterminio, dove sacrificava la giovane vita”