Avezzano. Dalla Marsica un appello per i malati di tumore. Benedetta Cerasani scrive al Presidente Mattarella.
La Presidente dell’Associazione “I Girasoli” parla della condizione delle malate di cancro al seno e all’ovaio
AVEZZANO – Non solo covid-19 e soprattutto, questa pandemia non può e non deve far dimenticare chi male già ci stava e, peraltro, in condizioni molto serie.
A segnalare questa che, apparentemente può sembrare una ovvietà e che, invece, non lo è, è la dottoressa Benedetta Cerasani, avezzanese, referente per l’Abruzzo dell’Associazione “aBRCAdaBRA” che si occupa delle persone che debbono affrontare le varie tipologie di cancro al seno e all’ovaio. Una condizione che, con l’attuale emergenza Coronavirus, è andata peggiorando, con visite rimandate, ospedali pieni e una serie di disagi e carenze che per pazienti del genere rappresentano veri e propri pericoli.
Per questo motivo, quindi, la dottoressa Cerasani ha scritto una lunga e dettagliata lettera alle massime autorità nazionali e regionali e precisamente a Presidente della Repubblica – Sergio Mattarella; Presidente del Consiglio – Giuseppe Conte; Ministro della Salute Roberto Speranza; Presidente Regione Abruzzo, Marco Marsilio; Assessore alla Sanità, Nicoletta Verì; Prefetto dell’Aquila, Cinzia Torraco.
Questo il testo integrale della missiva che speriamo, attraverso le nostre pagine, possa essere letta e presa nella dovuta considerazione da chi di competenza: «Gentilissimi, Chiedo scusa per la forma della lettera, è la prima volta che scrivo a delle alte cariche dello stato sono Benedetta Cerasani presidente di un’associazione di promozione sociale che dal 2014 è accanto alle donne con tumore all’ovaio ed al seno, sostenendole nel percorso di cura, donando loro le parrucche per il periodo della chemioterapia, sostenendo le loro famiglie nei momenti di difficoltà con spesa alimentare e spese per i viaggi medici.
Tutto lo realizziamo partecipando ai piccoli bandi che ci consentono per bilancio la partecipazione; non abbiamo al nostro interno della compagine sociale dei medici o degli oncologi questo perché volevamo essere liberi di poter dire sempre la nostra opinione rispettando sempre il principio di democrazia e di educazione.
Negli ultimi anni siamo entrati nelle aziende della Marsica per parlare alle donne dell’importanza della prevenzione ginecologica, perché mentre sul tumore al seno si fa tanta comunicazione quel tumore silente come l’ovaio, il killer come lo chiamo io miete vittime senza dare sintomi perché quando li dà purtroppo è già ad un terzo se non quarto stadio. La mia battaglia verso il tumore all’ovaio è nata proprio nel 2015 quando mia mamma, scopre un cancro all’ovaio quarto stadio e solo grazie all’intervento del prof. Scambia Giovanni riesce a vivere dignitosamente per altri tre meravigliosi anni; anni in cui ho ben compreso che la mia missione nella vita da allora sarebbe stata riportare nella Marsica maggiori informazioni possibili al servizio delle donne per poter aprire loro gli occhi sull’importanza del controllo ginecologico .Questa mia idea mi ha portato ad organizzare varie campagne di prevenzione con relative visite gratuite , in cui ho convinto i medici a tornare a parlare con la popolazione come si faceva una volta a spiegare ai ragazzi alle ragazze l’importanza di un vaccino contro l’Hpv, perché tutte le campagne di comunicazione possono rendersi efficaci solo nel momento in cui si parla al popolo direttamente e con il cuore. Nelle visite gratuite abbiamo avvicinato 500 donne e tra loro purtroppo sono emersi casi di cancro all’ovaio, perché spesso una donna rinuncia al controllo dal ginecologo mettendo in primo piano figli, lavoro domestico famiglia. Quegli occhi nel momento in cui con il dottore, che gratuitamente ha sposato la nostra causa e si mette in gioco con noi ogni anno in occasione della festa della mamma, fa la diagnosi restano impressi nel cuore. E da quegli sguardi nasce la mia esigenza di scrivervi per chiedervi di poter apportare delle modifiche al DPCM per consentire alle donne di poter tornare a fare prevenzione. Avete assicurato il carattere di urgenza sulle impegnative, ma i medici di base fanno difficoltà a scrivere urgenze ad una visita ginecologica perché i sintomi del cancro all’ovaio spesso sono scambiati per gastroenterite. Per far meglio comprendere vi dico i numeri dei tumori ovarici:
- Negli stadi avanzati (3 e 4) la sopravvivenza a 5 anni è del 25/30%;
- Nel 20 % dei casi in cui viene diagnosticato precocemente, la sopravvivenza a cinque anni è del 94%;
- La malattia nasce spesso dalle tube di Faloppio e dà origine a metastasi per la caduta “a pioggia” di cellule tumorali dall’organo di origine sul peritoneo;
- I tumori ovarici sono caratterizzati da una grande variabilità di mutazioni genetiche (anche a carico del ben noto gene BRCA) che rendono difficile l’identificazione del target più efficace per una terapia mirata. Negli stadi avanzati è metastatico all’80%.
Il cancro dell’ovaio è un tumore piuttosto raro: secondo i dati dell’Associazione italiana regi stri tumori (AIRTUM) colpisce, nell’arco della vita, una donna su 74 (contro una su 8 nel caso del cancro della mammella), per un totale di 5.200 nuovi casi l’anno.
La ricerca non è rimasta con le mani in mano: negli ultimi anni sono state sviluppate diverse terapie innovative e la messa a punto di una categoria di farmaci del tutto nuova, gli inibitori di PARP, particolarmente attivi contro i tumori causati da mutazioni dei geni BR- CA1 e BRCA2. Sono inoltre in corso sperimentazioni di immunoterapia.
Il cancro dell’ovaio è una malattia subdola. Il più delle volte si manifesta con sintomi del tutto generici (disturbi gastrointestinali, gonfiore addominale, disturbi urinari) che ritardano la diagnosi. Anche quando i sintomi agiscono come campanello d’allarme, il tumore è spesso già a uno stadio relativamente avanzato.
Ma questi numeri hanno dei volti, hanno delle storie, hanno delle famiglie.
Insieme alle morti per Covid-19, stiamo assistendo anche alle morti per cancro, lui infatti non è andato in quarantena, ma continua a muoversi e ad insorgere in un nuovo corpo ogni giorno.
È lì è presente, ritorna anche nei cosiddetti pazienti “survivor” che per follow up non rientrano più nelle cosiddette urgenze e hanno tutti i controlli rinviati… cosa accadrà a breve? A quel punto non si potrà correre ai ripari con una quarantena, o con un vaccino ma ci saranno altre lacrime versate.
Accanto alle persone in follow up ci sono i soggetti mutati al gene brca1 e brca2 che sono i geni responsabili dei tumori al seno e all’ovaio. Sono persone che nella regione Abruzzo non hanno diritto all’esenzione, non hanno diritto al carattere di urgenza ma che devono fare i controlli mensilmente hanno uno scadenzario pieno, sono bombe ad orologeria che potrebbero esplodere in ogni momento. Sono referente regionale per l’Associazione aBRCAdaBRAche tutela e sostiene i soggetti mutati ai geni brca, l’associazione ha ottenuto a marzo 2019 dall’Inps il riconoscimento dell’invalidità sia per i soggetti sani che per i soggetti malati, ogni sede Inps ha recepito la circolare ed ognuno la interpreta a modo suo (questo è il bello della burocrazia italiana). Ad ottobre 2019 sono stata ascoltata in audizione alla Commissione Sanità della Regione Abruzzo proprio per esporre la situazione dei mutati abruzzesi e l’importanza di un riconoscimento a tutti gli effetti della loro situazione con la codifica di un codice di esenzione apposito, ma è ancora tutto allo stato embrionale. Per cui sono a chiedervi da semplice cittadina, da semplice presidente di un aps che non è figlia di grandi nomi, di dare la possibilità di un apertura verso i controlli dopo il 3 aprile per far camminare insieme le due macchine della prevenzione quella per il Covid-19 e quella del cancro, perché per quest’ultimo un vaccino è ancora un miraggio, e con le dovute precauzioni tutte le persone possono essere sottoposte a visita. Non si può ridurre un follow up ad una telefonata, i dati a volte sono falsati (il cancro all’ovaio spesso ad esempio sviluppa un ca125 sdoppiato che trae in inganno e la malattia nel frattempo sta riprendendo da un’altra parte) possono avere una dubbia interpretazione per telefono.
10 giorni non possono cambiare inizialmente una situazione, o comprometterla, ma farla durare più a lungo potrà creare situazioni irreparabili.
“Mettere in sicurezza la salute della donna è mettere in sicurezza l’intero sistema famigliare e di welfare“. Dott.ssa Benedetta Cerasani – referente Abruzzo di aBRCAdaBRA».