Avezzano. Dibattito online sulla pagina social di Valerio Dell’Olio sul fenomeno delle baby-gang
AVEZZANO – L’occasione che ha aperto il dibattito online, in toni assolutamente pacati e civili, tra i vari utenti è stato, in particolare, l’episodio della panchina di pietra di fronte all’edicola (ormai chiusa) in via Giovanni Pagani, distrutta, “parrebbe”, come specificato dal quotidiano online che ha riportato la notizia, da un gruppo di ragazzi.
A sollecitare il dibattimento, il dott. Valerio Dell’Olio, Presidente dei dottori commercialisti e esperti contabili di Avezzano, che il 19 agosto ha postato, sulla sua pagina social, una riflessione di Umberto Galimberti, il famoso filosofo e psicanalista italiano, autore di molti libri e le cui frasi si trovano molto spesso su internet.
«Un “ospite inquietante”, un malessere a cui spesso i giovani non sanno dare nome, né identificarlo né definirlo.
L’assenza di valori, la mancanza di riferimenti fiacca la loro anima.
Ciò che manca è uno scopo: il futuro è una minaccia, un punto interrogativo, imprevedibile e spaventoso.
Si arriva quindi a domandarsi se valga la pena di lavorare, di studiare, nella totale assenza di una qualsiasi prospettiva.
E quando queste domande non trovano risposta, ci si interroga sul significato stesso della propria esistenza, che non appare priva di senso perché costellata dalla sofferenza, ma insopportabile in quanto insensata. (Galimberti)».
Immediata l’autorevole risposta del dott. Ferdinando Di Orio, Presidente dell’Associazione Veronica Gaia di Orio che si occupa di ricerca e lotta alla depressione giovanile:
«Galimberti sa bene che questa è una malattia che si chiama depressione. Non bisogna voltare la testa da un’altra parte e fingere che sia un problema momentaneo. È una malattia che la nostra Associazione Veronica Gaia di Orio cura gratuitamente da 4 anni e siamo convinti che per vincerla ci vuole una sinergia con le famiglie e gli istituti scolastici. È una battaglia che dobbiamo vincere. In tempi di COVID abbiamo assistito 494 giovani in Avezzano e nella Marsica e continueremo nel nostro impegno. Prego tutti di non sottovalutare questa malattia».
«La colpa secondo me è dei genitori. Non hanno nessuna regola e rispetto», ha aggiunto un altro utente.
E ancora: «Carissimo Valerio la colpa è di tutti noi che vediamo ma non facciamo nulla ci giriamo all’altro lato secondo il mio modesto parere questo è solo l’inizio il peggio deve ancora venire».
Non sono mancati i laconici, ma eloquenti commenti come “Peccarità” oppure “Non si può più guardare…” o ancora “La colpa è delle mamme”.
Insomma, una serie di opinioni, diverse tra loro, dove ognuno ha voluto dare un senso o si è dato una spiegazione del fenomeno, come ormai viene comunemente definito, delle “baby-gang” e che si sta diffondendo in molte località italiane.
La sensazione è, comunque, quella di un disorientamento generale di fronte ad atti assolutamente deprecabili, ma che ci lasciano senza una spiegazione razionale.
La domanda delle domande è dunque questa: cosa si agita nei giovani di oggi?
La mancanza di uno scopo, come afferma Galimberti? Un disagio psicologico dovuto al lungo confinamento e alla paura del Covid 19? Depressione? Un’educazione disattenta e permissiva? Una forma di inciviltà dovuta dall’assenza di regole? Un’aggressività inespressa che trova il suo canale di sfogo nella distruzione di beni pubblici? Un atto di vandalismo fine a se stesso?
Noi non abbiamo risposte, ma vi lasciamo con due interrogativi che ci siamo posti noi in primis: e se fosse un po’ di tutto? E, soprattutto, che fare?