Avezzano. Il Forno di Borgo via Nuova finisce alle Procure di Avezzano e L’Aquila
AVEZZANO – E alla fine la lunghissima storia, quattro anni, legata allo storico forno di Borgo Via Nuova è finita all’attenzione di ben due Procure della Repubblica. esattamente, per iniziativa di Bruno Cusmano, animatore e portavoce del Comitato cittadino per il Forno Storico del Borgo, che ha depositato un dettagliatissimo esposto ripercorrendo le tappe di questa storia, tanto strana quanto infinita.
Un forno demolito all’improvviso, nel 2016, dal Comune di Avezzano, Sindaco Giovani Di Pangrazio e Assessore ai lavori Pubblici Gabriele De Angelis, pur essendo un bene di proprietà della Regione Abruzzo, in quel momento diretta da Luciano D’Alfonso, Presidente, e Giuseppe Di Pangrazio, Presidente del Consiglio regionale.
Tutto era iniziato nel 2015 quando il Comune di Avezzano approvò una delibera per la riqualificazione della piazza del borgo avezzanese nella quale si inserì la demolizione del forno storico. La protesta dei cittadini fece desistere fino a far ritenere, con un altro atto, che il forno sarebbe stato riqualificato. Invece, una bella mattina, due colpi di ruspe ordinati da Di Pangrazio, l’ex Sindaco, e il forno non c’era più. Un po’ come la favola dei tre porcellini. Quindi seguirono le dimissioni, per altri motivi dell’assessore De Angelis che andò subito a Borgo Via Nuova chiedendo scusa per quanto fatto da Di Pangrazio e chiedendo cosa si potesse fare. Quindi De Angelis divenne Sindaco ma il forno non si è più visto ugualmente, nonostante ci sia una delibera che prevede la sua ricostruzione.
In mezzo richieste su richieste di accesso agli atti da parte di Cusmano e del Comitato, rimaste quasi tutte lettera morta.
Ora Bruno Cusmano ha deciso di mettere fine a rapporti dialettici ed è passato alle vie legali interessando alla questione due Procure della Repubblica, Avezzano e L’Aquila (alleghiamo l’esposto), chiedendo di rianalizzare tutto quanto fatto e dichiarato e accertare se sussistano profili di reato e di abuso. Intanto la città ha perso un altro simbolo della sua storia, quella, peraltro, legata alle sue origini contadine e rurali. Cancelliamo, cancelliamo…