Avviato il primo monitoraggio del lupo appenninico

La conservazione italiana partì negli anni ’70 con la famosa operazione San Francesco

Pescasseroli – Nel mese di ottobre è iniziato il primo monitoraggio nazionale del lupo appenninico! Questa operazione assume un’importanza storica per la conservazione del lupo: è infatti è la prima volta che si attiva una raccolta dati, coordinata da Ispra – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale su mandato del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, sulla popolazione di lupo appenninico standardizzata e contemporanea su tutto il territorio nazionale.

L’obiettivo principale è quello di stimare la distribuzione e la consistenza numerica del lupo in tutta la Penisola Italiana al fine di poter intervenire con piani di gestione basati su dati scientifici e oggettivi, avendo elementi utili anche per stimare l’incidenza del bracconaggio e delle morti per causa antropica. Il Parco è parte attiva del piano nazionale garantendo la copertura di 6 aree all’interno del proprio perimetro per un totale di 13 transetti.

I lavori sul campo, in pieno svolgimento, prevedono la partecipazione dei tecnici del Servizio Scientifico, dei Guardiaparco e dei Carabinieri Forestali del Reparto CC Parco.

Da un punto di vista pratico, le attività di monitoraggio consistono in una serie di azioni sul campo pratiche volte alla raccolta di dati riguardanti i diversi segni di presenza del lupo lungo un determinato numero di percorsi prestabiliti: avvistamenti, rinvenimento di escrementi, foto e video-trappolaggio, rinvenimento di esemplari deceduti, accertamento rinvenimento di danni fauna, eventi di predazione.

Luciano Sammarone. attuale direttore del Pnalm

Il monitoraggio è uno strumento della ricerca scientifica fondamentale e necessario, per valutare le attuali strategie di conservazione del lupo e per implementare in maniera efficacie e funzionale quelle future. Questo diventa ancor più vero quando si parla di una specie, organizzata in branchi, che per sua natura ha bisogno di ampi spazi e che percorre solitamente centinaia di chilometri. E di chilometri, negli ultimi 50 anni, il lupo ne ha percorsi. Ne ha percorsi così tanti, da ripopolare l’intera dorsale appenninica e parte della catena alpina. Ha oltrepassato i confini nazionali ed ha iniziato ad abitare nuovamente valli e foreste di Francia, Germania, Austria ed anche Spagna.

Franco Tassi, l’allora direttore del parco

“Il lupo appenninico è stato salvato da quella che sembrava un’inesorabile estinzione e questo rappresenta una delle più grandi vittorie del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e della storia della conservazione italiana partita con la famosa operazione San Francesco negli anni ’70. Nonostante i notevoli passi avanti fatti per la conservazione di questa specie, abbiamo ancora un gran bisogno di raccontare e di ascoltare queste storie, di parlare della sua infinita bellezza e di far comprendere al meglio la sua importanza per gli ecosistemi naturali e gli equilibri biologici del nostro bellissimo Paese. E questo, parallelamente alle azioni di monitoraggio e ricerca, è ciò che faremo nei prossimi mesi”.

Buon lavoro a tutti e sempre viva il lupo!

fonte Pnalm

Predatori esploratori

Era il 1970 quando il WWF e il Parco Nazionale d’Abruzzo lanciarono il programma di protezione del lupo, cercando di favorire la coesistenza del predatore con l’allevamento tradizionale.

Dovettero passare 22 anni prima che l’espansione della specie, via Toscana e Liguria, portasse al primo avvistamento al confine della Francia (anno 1992, 850 Km circa).
Ma una volta sulle Alpi Marittime franco-italiane, il lupo ci ha messo solo 7 anni (primo avvistamento 1999) per arrivare sui Pirenei orientali, distanti circa 470 km.

La capacità di superare aree antropiche, fiumi e autostrade (via ponti e parti superiori delle gallerie) risulta stupefacente

www.almonature.com/it/

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