Babbo Natale? Quando il simpatico vecchietto vestito di rosso metteva la testa da caprone e terrorizzava i bambini

ROMA – Signori ecco tutto quello che vorreste sapere su Babbo Natale e non avete mai osato chiedere. Iniziamo con una rivelazione: Il vestito rosso di Babbo Natale è verde.

Il Babbo Natale in Calzamaglia di Nast

Avete presente Babbo Natale vestito di rosso e bianco? Ecco… dimenticatevelo. Il primo Babbo Natale della storia, impellicciato, con barba, stivali, giubba e cappuccio era vestito di verde nella stessa maniera con cui era descritto lo “Spirito del Natale presente” nel libro Canto di Natale di Charles Dickens. L’immagine rotondetta di Babbo Natale, nasce nel 1860. Un bel giorno il Presidente americano Abraham Lincoln, decise di attaccare psicologicamente la Germania la quale non solo stava  sulle balle all’Europa ma anche ai popoli d’oltre oceano. L’arma psicologica consisteva nella bella pensata di prendere in giro il Babbo Natale tedesco! Chiamò il caricaturista americano Thomas Nast e gli disse di ridicolizzarlo.

Questi lo ingrassò, gli rese le guance rubizze dal freddo polare, gli mise una cinta nera in vita, gli fece indossare una calzamaglia (sissignore una calza maglia) e spostò la sua residenza al Polo Nord. Siccome doveva essere mentalmente quadrato come un tedesco, al vecchio panciuto faceva scrivere una lista dei buoni e dei cattivi per ricordarsi a chi portare doni e a chi no. Dovevano imbruttirlo e invece lo resero simpatico. Le modifiche non sono finite perché nel 1885 a Boston, Louis Prang colorò il vestito del pancione natalizio di rosso. In tempi più recenti, a partire dagli anni ’30, il colore fu mantenuto nelle pubblicità della Coca Cola e la sua iconografia è rimasta così, rosso e rubicondo.

Babbo Natale prima e dopo la Coca Cola in una illustrazione americana

Secondo voi l’Italia poteva rimanere esclusa dalle vicende di Babbo Natale? Ma anche no. Mettetevi le mani nei capelli e sentite questa; negli USA c’è un’associazione che sostiene l’esistenza di Babbo Natale: la Institute of Scientific Santaclausism. Secondo loro Santa Claus (il Nostro in versione americana) è seppellito a Bari dal 1087, rubato da crociati italiani ai turchi che adesso lo rivogliono indietro!

Ma dove abita Babbo Natale? Gli americani sostengono che abiti al Polo Nord (che poi sarebbe la città di North Pole in Alaska). Noi Europei lo facciamo abitare in Lapponia. I canadesi pongono la casa di Babbo Natale dalle parti del Quebec e siccome non finiscono mai di stupirci, nel 2008 gli hanno dato pure la cittadinanza. Ricordate la risata di Babbo Natale? : “Ho ho ho”. Ebbene non è una risata: 0H 0H0 è il codice postale usato dalle poste canadesi per le lettere che gli vengono spedite. Il codice è dell’area di Montreal, nella provincia del Quebec. Pensate che dal 1982 13.000 impiegati delle poste (canadesi) si sono offerti volontari per rispondere alle letterine.

Qualche curiosità la volete sapere? Eccole. Siccome non si può mai stare tranquilli, alcuni scienziati statunitensi che nun ch’avevano gnente da fa’ de mejo hanno calcolato che per consegnare i doni a tutti i bambini del mondo Babbo Natale dovrebbe visitare ciascuno in 1,3 millesimi di secondo viaggiando a una velocità 800 volte superiore a quella del suono.

Nonno Gelo

Pure i russi hanno dovuto metterci il becco: dopo la rivoluzione, l’Unione Sovietica vietò la figura di Babbo Natale. Ci pensò Stalin, negli anni ‘30, a reintrodurre la figura natalizia chiamandola Nonno Gelo, sorta di Santa Claus siberiano vestito di azzurro, che, però, portava i regali ai bambini non più la notte del 24 dicembre, ma in quella di Capodanno.

Tutti hanno la fregola di individuare l’origine del vecchietto simbolo del Natale; ci sono tante leggende sulla sua nascita. La più accreditata vede un San Nicola greco, nato intorno al 280 d.C. da una ricca famiglia, rimasto orfano per la morte dei genitori a causa della peste.

San Nicola (San Nikolaus)

Fu allevato in un monastero e divenne uno dei più giovani preti dell’epoca. Regalò a poco a poco tutta la sua ricchezza ai bambini poveri della sua città natale. Dopo la sua morte fu fatto Santo. Pare che San Nicola fosse in possesso del Santo Graal che usava per poter ricavare danaro col quale fare regali, donando gioia a tutti. ‘Sto povero Santo Graal non trova pace.

Tornando al nostro vecchio con la barba bianca, nell’immaginifico collettivo, guida una slitta volante trainata da otto renne più una in testa che fa da luce. I soliti ricercatori fanno risalire la faccenda della slitta volante alla leggenda del dio norvegese Odino che nella notte tra il 24 e 25 dicembre svolazzava in groppa a un cavallo a otto zampe di nome Sleipnir, con il quale consegnava doni ai bambini.

Naturalmente ogni nazione chiama Santa Claus come gli pare: in  Germania è Kriss Kringle, Pere Noel in Francia e Deushka Moroz (Nonno Gelo) in Russia. Il nome americano “Santa Claus” deriva dall’olandese, “Sinter Klass”, importato dagli immigrati di quel posto..

Pensate che il vecchio viva da solo al Polo Nord? Manco per sogno. Laggiù c’è Jessica Maria Claus (dal nome della Madonna) sua consorte, il Consiglio degli Anziani, organo esecutivo del villaggio, un centinaio di poveri elfi secondo me ormai alcolizzati per la solitudine, 8 renne più Rudolph che serve da lampadina: Dasher, Dancer, Prancer, Vixen, Comet, Cupid, Donner, Blitzer. Adesso sapete tutti i nomi.

Quando si parla del nostro vecchietto panciuto, tutti credono che sia un bonaccione pacioso e stillante amore da tutti i pori e invece no!

Sappiate che Babbo Natale si portava appresso un picchiatore: lo gnomo Peter il Nero, che puniva i bambini ancora svegli. Adesso, però, le cose sono cambiate: con lui c’è Pelznickel che fa … la stessa cosa.

Youle Goat

Il Nostro in Finlandia si chiama Joulupukki o Yule Goat e davanti a lui Freddy Krueger è una mammoletta. Questo festoso essere natalizio in forma di caprone aveva enormi corna ritorte. Era figlio di due caproni che trascinavano il carro del dio Thor. Che poi manco facevano una bella vita ‘sti animali… Thor aveva una bella abitudine: ogni sera uccideva col suo martellone i caproni del suo carro e poi se li mangiava. La mattina seguente li portava nuovamente in vita e ricominciava da capo: un riciclatore horror..

Col passare del tempo Babbo Caprone e  la sua storia hanno assunto dettagli e particolari inquietanti. Il caprone è diventato  un orco mangiatore di bambini, con enormi corna, dalle quali penzolano corpi di esseri umani: una figura natalizia degna di Dario Argento. Secondo la leggenda, nei villaggi finlandesi, Yule Goat tutt’ora vaga di notte bussando a ogni porta delle abitazioni dove ci sono bambini, dando doni a quelli che sono stati buoni e frustando a sangue i cattivi.

La rassicurante immagine di Krampus

Siccome a Babbo Natale non basta Peter il Nero, si porta appresso un compagno cattivello che si chiama Krampus, personaggio famoso in Austria, Germania e in alcune parti del Trentino. Il nome deriva  dalla parola tedesca (manco a dirlo…) “krampen”, cioè “artiglio”. Questa bestia ha le corna lunghe, è pelosa e simile a una capra. Come non bastasse  ha una grande coda e una lingua biforcuta. Ha terrorizzato i bambini tedeschi per decenni. Nella notte di Krampus, il 5 dicembre, i bambini in Germania stanno attenti a non attirare la sua attenzione. Immaginate ‘sti poveri figli che bel Natale…

Il buon Belsnickel

I tedeschi, in alcune regioni, godono della figura di Belsnickel (per i fanciulli non ancora svenuti dal terrore di Krampen) il quale, ai bambini che sono stati buoni tutto l’anno, lascia giocattoli e caramelle, mentre ai bambini cattivi offre delle… frustate!

Belsnickel preferisce sadicamente annunciarsi, bussando alle porte e alle finestre in modo che i giovinetti possano vederlo. In una mano ha la borsa dei regali per i bravi, nell’altra un bastone o un frustino per i cattivi. Maria Montessori sarebbe svenuta!

Ma che hanno questi tedeschi che non va? Immaginate quali traumi psicologici hanno causato questi personaggi natalizi nelle menti dei loro poveri bimbi. Altro che sereno Natale!  Secondo me quella gente ancora si deve riprendere dai traumi dell’infanzia. Vi saluto cari lettori e attenti a Babbo Natale!

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