Bacheca dell’Arte – “La Mostra di Cesare Borsa alla Pro-Loco di Avezzano”

Sabato 7 dicembre alle ore 18,30, presso i locali della Proloco di Avezzano in via Corradini 75, quelli che sono stati ristrutturati e rimessi in esercizio dalla Pro-Loco di Avezzano, guidata dal Presidente Edoardo Tudico e dal Vice-Presidente Ilio Leonio, verrà inaugurata la Mostra d’Arte del compianto Maestro Cesare Borsa.

L’esposizione curata, per l’appunto, dall’ Associazione Pro-loco di Avezzano e dall’Associazione Culturale “Cesare Borsa”, potrà essere visitata dal giorno 7 al 13 dicembre dalle ore 11:00 – 13:00 e dalle 17:30 alle 19:30.

La mostra sarà presentata da Giovanni Maria De Pratti che leggerà, insieme a Emma Francesconi (dell’Associazione Proteo) dei brevi brani tratta dagli scritti di Ignazio Silone, al quale i fraseggi pittorici di Cesare Borsa sono da sempre legati.

Cesare Borsa, nella sua carriera, ha esposto in Italia e all’Estero raccogliendo copiosi consensi di pubblico e di critica.

Vittoriano Esposito, scrittore e letterato, nella presentazione di un suo catalogo, ha scritto: “…Se la prova più ardua e, ad un tempo stesso, la più alta soddisfazione che un artista possa raggiungere, consistono in quella singolare fusione tra ars ed humanitas che reca il sigillo personale della propria mano così della propria anima, si piò ben dire che Cesare Borsa, appena sulle soglie dei quarant’anni le ha raggiunte abbondantemente, essendo la sua – ad unanime riconoscimento – una pittura veramente “inconfondibile”, per definirla con un termine che dice da sé, usato di recente dallo scrittore e critico Mario Guidotti, in una nota galleria di via del Babbuino…”

Nato a Lecce nei Marsi, un paese dalle caratteristiche socio economiche molto simili a quelle descritte da Silone nel suo” Fontamara”, il maestro Cesare Borsa, come molti  della sua generazione, ha trascorso l’infanzia tra le privazioni e le angosce della seconda guerra mondiale. Trasferitosi ancora ragazzo con la famiglia ad Avezzano, ha continuato a vivere idealmente tra i contadini del Fucino, condividendone sempre tutta la pena di esistere, nonché l’ansia di riscatto: gemina così, quasi inconsciamente, quella disposizione d’animo che farà di lui un appassionato cantore e interprete della gente della sua terra.

Gli  accade a questo punto, di fare la più valida conquista della sua esperienza umana e artistica: se i valori più veri sono quelli che portiamo dentro di noi e che, al di là delle false apparenze, finiscono col determinare  le nostre scelte morali o addirittura col disvelare le nostre condizioni esistenziali, allora l’artista può e deve individuare o suggerirne la presenza con il semplice ma toccante abbozzo d’un gesto, d’un atteggiamento, che siano come la sintesi d’un racconto che ciascuno deve sviluppare da sé. Di qui la straordinaria scoperta della figura umana senza occhi, senza naso, senza bocca, eppure così realisticamente viva e parlante.

Si potrebbe senz’altro affermare che con tale scoperta, la pittura di Cesare Borsa, analogamente a quanto ha fatto la poesia moderna dal simbolismo in giù, sia riuscita a darci la quintessenza della immagine (di uomini o di cose non importa) scarnificandola, sfrondandola dei segni puramente decorativi e ornamentali, depurandola insomma d’ogni elemento superfluo. La critica e il pubblico hanno seguito con crescente interesse questa evoluzione artistica di Cesare Borsa….

Secondo Ilio Leonio, l’esperienza pittorica “dei volti vuoti” costituisce una parafrasi dei siloniani silenzi propri di quel Luca che sa mantenere i segreti, il suo segreto, in un pietrificato silenzio

In realtà, forse, quelle figure, con la loro definizione quasi da cartellonistico effetto tipico della pop-art, riescono a togliere alla figura umana quello che la rende unico carattere dell’individuo specifico e speciale, per trasformare quest’ultimo nella metafora della umanità identitaria alla quale appartiene, ovvero, la Maternità di Maria diviene la Maternità di tutte le donne di ogni epoca e condizioni ed età, una sorta di archetipo al quale si rifanno le donne con bambino e con Bambino che così celebrano il più bello e grande rapporto umano. Ma anche altre figure, di lavoranti o di altri uomini, trovano nella sperosnificazione dle volto una sorta di destrutturazione del carattere della persona per rappresentare il dubbio, le ansie e la imperscrutabilità dell’animo umano, che se l’occhio è lo specchio dell’anima, l’assenza stessa dello sguardo è denuncia della impossibilità di leggere nell’animo e nella intimità di ogni uomo.

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