Barisciano. Il Convento di San Colombo e l’Arte

BARISCIANO – Non si sbaglierebbe neanche a scrivere l’Arte, il Convento di San Colombo e Barisciano… necessariamente, nello scrivere, la sequenza stabilisce un ordine ma, in questo caso, è davvero difficile perché dare priorità significa anche attribuire maggior importanza; in questo caso invece, il connubio vincente tra la storia, l’arte e la natura pone tutte sullo stesso piano per valorizzare l’iniziativa espositiva organizzata da nove artisti che hanno scelto come fascinosa location quella dell’antico Convento di San Colombo, situato presso il piccolo paese di Barisciano.

Il 17 luglio alle ore 17:00 saranno presenti all’inaugurazione Stefano Cardelli, architetto e antesignano valorizzatore dei borghi del Gran Sasso, Marco Signori, direttore di levirtuquotidiane.it e Paolo Setta della Società Cooperativa Il Bosso impegnata nel turismo di accoglienza ed esperienziale.

La mostra rimarrà aperta fino a gennaio 2021. Non mancherà dunque, il tempo per andare a visitarla e conoscere le opere di Patrizia Attanasio, artista specializzata nella tecnica dell’affresco, tecnica  che ha perseguito lungo la sua esistenza, passando dalle scenografie ai pennelli, ai quadri z tecniche di ogni tipo; Massimo Piunti, giuliese di nascita ma aquilano di formazione, che contraddistingue le sue produzioni – di pittura, di installazione e di performances – con tratti semplici e lievi, quasi infantili, ma non per questo meno comunicativi; Giovanni Carpentieri, che si muove tra la pittura, la grafica e la video-arte ed ha costellato la sua arte di astrattismo gestuale, di minimalismo, di equilibrio tra le geometrie pure e il colore, con richiami alla simbologia nell’arte e alle filosofie orientali ma anche di utilizzo di tecniche performative ed espositive diverse; Francesco Pietropaoli, aquilano, che spazia dai paesaggi alle scuture all’arte sacra costruendo opere polimateriche in cui la prospettiva e il chiaro-scuro è  frutto della posizione/combinazione sui diversi piani; Giancarlo Ciccozzi, aquilano anche lui, “figura di spicco dell’arte informale internazionale, nella quale riprogetta i materiali utilizzati, nel segno e nella tecnica” dopo lunga frequentazione nei movimenti dei grandi maestri del ‘900; Rosanna Pichelli, “il cui linguaggio tecnico ed esecutivo, suggerisce che la ricerca dell’autrice è visibilmente maturata attraverso un ‘operatività dilata nel tempo e nello spazio” sì da poter affermare che “la narrazione le appartiene e nel suo divenire la mostra come anima viva” (ha scitto di lei la prof.ssa Donatella Giagnacovo);  Sandro Conti, viterbese di nascita ma ormai, dal lontano 1987, cittadino di Barisciano, nelle cui opere “figure, oggetti, paesaggi svelano poco a poco gli elementi che hanno toccato l’anima dell’artista” e  concorrono a formare una struttura spaziale che si delinea come trans-figurazione cioè un attraversamento dall’oggetto, al suo uso e infine, all’umanità di cui è pervaso e cche lo vitalizza” (note critiche introduttive di Giorgio Falcioni); Anna Maria Magno che ammanta le sue opere di un’antica luce che conferiscono ad esse un ”senso di sogno, di immaginario”;  e ultimo, per dovere di ospitalità, essendo nativo di Barisciano, Callisto Di Nardo che, autodidatta, dopo proficue frequentazioni e formazioni artistiche, ha dato piena realizzazione alle tematiche legate alla sua terra attraverso una pittura in cui il tratto a poco a poco svanisce per lasciar spazio al colore che disegna, esso stesse le linee e le curve e dà vita a performances che rimandano al  naif , al post impressionismo, al surrealismo. Ghiotta occasione estetico-naturalistica da non mancare assolutamente; una giornata da vivere all’insegna dell’arte contemporanea e dell’antico fascino della flora figlia del territorio.

Barisciano, piccolo borgo dell’aquilano, è strategicamente posizionato a brevissima distanza da  Santo Stefano di Sessanio, Calascio, Rocca Calascio, Castel del Monte, Castelvecchio Calvisio, Carapelle Calvisio, Villa Santa Lucia e tutto il Distretto della Baronia.

All’interno di un folto bosco si ergono un Convento e una Chiesa del Terzo Ordine Francescano dove, dal 1480 fu custodita un’immagine in legno della Madonna di Monte Asprino, di ottima fattura, realizzata intorno al ‘400 e collocata sull’altare maggiore (oggi è conservata presso il Museo di L’Aquila).

Il 20 aprile 1740, la Santa Sede concesse che il corpo di S. Colombo Martire, estratto dalle catacombe di S. Callisto in Roma, fosse trasferito nella chiesa e collocato sotto l’altare maggiore; vi rimase finchè non venne trafugato assieme all’antico coro con stalli in noce lavorata. Da allora, divenuto meta di pellegrinaggio , la struttura divenne il Convento e la Chiesa di S. Colombo,

Passati al demanio, il convento e i terreni tornarono in proprietà privata di Giovambattista Marchetti mentre la chiesa rimase aperta al culto; nel 1984 Marchetti vendette le proprietà al Comune di Barisciano.

Il restauro della struttura, eseguito nel pieno rispetto delle architetture originarie,  ne ha fatto un luogo di accoglienza adatto per godere di momenti di relax, immersi nella rustica natura abruzzese; la location esclusiva è magicamente adatta per eventi e cerimonie.

Dal 2001, il convento è sede del Centro Ricerche Floristiche dell’Appennino, all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga; si occupa dello studio e della conservazione della flora abruzzese con particolare riguardo a quella del territorio del Parco Gran Sasso:

  • custodisce un erbario di circa 65.000 esemplari vegetali di cui ben oltre la metà sono informatizzati per una migliore e universale fruizione;
  • conserva erbari storici dell’ 800, una biblioteca con 2.700 volumi a contenuto botanico;
  • accoglie la banca-dati della flora italiana;

 ospita:

  1. il Museo del fiore, descrive, lungo un percorso, il clima e la geologia che nel corso del tempo hanno interessato il territorio, determinandone lo sviluppo della flora che lo caratterizza;
  2. l’Oro Botanico con diverse sezioni:
  • il Giardino delle Piante Officinali, formato da un giardino all’Italiana rivisitato in chiave moderna con aiuole disposte secondo un disegno geometrico, all’interno delle quali sono coltivate le specie d’interesse etnobotanico, e da un orto murato, a rappresentanza dell’Hortus conclusus medievale;
  • il Giardino del Piccolo Parco, nel quale sono ricostruiti gli ambienti e i relativi tipi di   vegetazione dell’area;
  • il sentiero “Nella Selva dei Frati”, che si snoda dietro al Monastero, all’interno di un querceto, nel quale non mancano interessanti avvistamenti ornitologici.
    Annessa all’Orto, vi è una piccola area attrezzata a vivaio per la produzione e l’acclimatazione di piante destinate esclusivamente alla coltivazione nel luogo.

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