Cani uccisi sui Monti Simbuirini fra Abruzzo e Lazio. Bocconi avvelenati nascosti nei boschi per la guerra fra i cercatori di tartufi

AVEZZANO – Bocconi avvelenati disseminati nelle faggete, pregiati cani da tartufo morti fra le bacca dei padroni, a rischio la fauna selvatica, non a caso già una bellissima volpe è stata trovata senza vita.

Tutto questo accade nella zona dei Monti Simbruini, al confine fra Abruzzo e Lazio e l’ipotesi più accreditata, se non esclusiva, sarebbe quella di una guerra in corso fra tartufai delle due regioni per accaparrarsi il territorio.

A scatenare questa “guerra” al veleno sarebbe la carenza del tartufo nero dovuta ala scarsità di piogge che lo ha reso particolarmente raro in questo autunno-inverno 2022/2023.

Le quotazioni avrebbero superato anhc ei 400 euro al mercato clandestino, ma comnque i prezzi sarebbero diventati, a causa della penuria di tartufi, davvero molto alti.

E così tre giorni fa tre cani sono stati uccisi da questi boccini avvelenati in n’area che dai monti Simbruini arriva fino all’alta Valle dell’Aniene. Il 6 gennaio scorso a far le spese di questa insensata guerra è stato Brando, un meraviglioso cane da tartufo di un anno e mezzo.

Brando era con i padroni quando, sentito l’odore, ha mangiato uno di questi bocconi al veleno ed è morto dopo mezz’ora lasciando costernati i suoi padroni.

Questa mattina, poi, è stata trovata morta, sempre per aver mangiato quete polpette avvelenate, una splendida volpe dell’appennino.

I Carabinieri Forestali di Camerata Nuova, nel Lazio, e di tutte le stazioni circostanti, con circa una ventina di cani antiveleno, stanno ora cercando di mettere in sicurezza la zona e prevenire innanzitutto le uccisioni, e poi cercare di scoprire l’identità di questi criminali che per i loro interessi stanno mettendo su una vera e propria strage di animali.

Il Generale Giancarlo Papitto

«In questo periodo il fenomeno degli avvelenamenti è connesso ai tartufi – ha dichiarato all’agenzia Adnkronos Giancarlo Papitto, responsabile delle unità cinofile antiveleno dei Carabinieri Forestali – così come in primavera alle predazioni, con allevatori che pensano di poter proteggere le greggi dagli attacchi dei lupi diffondendo esche e bocconi avvelenati.

Il Gen. Papitto: «Ogni anno in Italia facciamo centinaia di interventi per gli avvelenamenti»

Invece in ambito cittadino c’è chi pensa di risolvere nello stesso modo i problemi dei cani che sporcano. Ogni anno facciamo centinaia di interventi sugli avvelenamenti in tutta Italia – sottolinea Papitto-.

Il fenomeno degli avvelenamenti della fauna, sia domestica che selvatica è particolarmente diffuso – continua Papitto – e la concorrenza nell’ambito delle ricerche dei tartufi in determinate aree ne è una tra le cause.

Per poter avere l’esclusività su determinati boschi si cerca di eliminare la concorrenza e alcuni cercatori di tartufi criminali usano avvelenare i cani degli altri cercatori per ridurre la concorrenza.

Noi disponiamo di 17 unità cinofile antiveleno distribuite sul tutto il territorio – conclude Papitto – e in questo periodo intensifichiamo i controlli in prossimità delle aree di sottobosco tartufigene ed è quello che stiamo facendo anche ora».