Caos “buoni pasto” alla Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila. Da gennaio negati anche al personale che ne ha usufruito per anni. Sindacati pronti alla protesta
AVEZZANO – Alla Asl1 è difficile gestore anche una cosa di routine come l’erogazione dei buoni pasto. Sindacati e dipendenti dell’azienda sanitaria “aquilomarsopeligna” pronti alle proteste visto che, sin da gennaio, l’erogazione dei buoni è stata sospesa anche ai lavoratori che ne hanno sempre usufruito senza alcun tipo di problema.
«A mesi dalla tanto propagandata come un successo ed una grande vittoria per i lavoratori del settore – scrivono Anthony Pasqualone della Fp-Cgil L’Aquila, Simone Tempesta e Salvatore Placidi della Fials L’Aquila e Samantha Boccia del Nursind – regna ancora la disorganizzazione più totale ed i dipendenti si trovano in una fase di stupor ed incertezza.
La verità che emerge è che: la stragrande maggioranza degli operatori della ASL, pur avendone diritto, non ha ricevuto né il buono pasto sostitutivo e neanche la scheda necessaria per poterne usufruire.
L’Azienda, nel tentativo di abbassare i toni della contestazione con le sigle sindacali aveva diramato una circolare, con la quale però, anziché apportare elementi di risoluzione del problema, ha fatto emergere nuove ed innumerevoli criticità, tra cui quella dell’obbligo per il personale, ai fini della maturazione del buono pasto, di una prestazione lavorativa aggiuntiva di 30 minuti oltre il normale turno di lavoro pari a 7 o più ore.
Posizione, questa, assurda e sconcertante. La dirigenza della ASL deve dare seguito alle sentenze applicandole e non interpretandole in pejus.
Le innumerevoli sentenze della Suprema Corte di Cassazione stabiliscono, semplificando il concetto, che, qualora la prestazione lavorativa ecceda le 6 ore e la stessa non possa essere interrotta per l’effettuazione della prevista pausa, nel caso in cui la mensa aziendale non sia fruibile, le lavoratrici ed i lavoratori hanno diritto al buono pasto.
Viceversa, il personale che presta servizio oltre l’orario contrattualmente previsto, presta lavoro straordinario che, come tale, va retribuito.
Ne consegue che, molto banalmente – proseguono i sindacalisti -, se il personale sta lavorando (come può essere facilmente rilevato dai sistemi informatici in possesso della Asl), lo stesso non può essere considerato in pausa!
Dobbiamo purtroppo constatare che, questo semplice quanto banale concetto, non viene o non vuole essere compreso dalla Asl1.
È altrettanto semplice ipotizzare che, qualora la Asl non riveda la propria posizione, si esporrebbe ad innumerevoli contenziosi con il personale ed a conseguenti e consistenti esborsi economici.
Va precisato che dalla pubblicazione della prima sentenza della Suprema Corte di Cassazione, queste OO.SS. Si sono fatte parte diligente nel cercare di trovare una soluzione bonaria alla questione ma, nostro malgrado, abbiamo assistito soltanto ad innumerevoli rinvii ed all’emanazione di circolari di contenuto non condiviso e non condivisibile oltre che in palese contrasto con la costante giurisprudenza.
Prendiamo atto che da oltre un anno, nonostante le nostre sollecitazioni, non siamo mai stati convocati per affrontare la problematica dei buoni pasto.
Ulteriormente in spirito assolutamente propositivo e collaborativo, le scriventi organizzazioni sindacali si sono fatte promotrici di una nuova richiesta di incontro per dirimere la problematica, ma, in assenza di una celere convocazione e di risposte concrete – concludono gli esponenti di Fp-Cgil, Fials e Nursind -, le organizzazioni sindacali Fp-Cgil L’Aquila, Fials L’Aquila e Nursind L’Aquila non esiteranno a dar vita a manifestazioni di rivendicazione e protesta in tutti gli Ospedali e Territori della Provincia».