Carcere di Sulmona. Nardella (Uil-Pa): «Simbolo del disastro tutto italiano. Il Ministro trasferisca i detenuti in più e investa in uomini e strutture»
SULMONA – Strutture carenti, pochissimo personale, sovraffollamento, presenza crescente di soggetti con problematiche psichiatriche, aggressioni al personale e alla Polizia. Questa la fotografia del Carcere di Sulmona che, stando a quanto afferma il segretario Uil-Pa Penitenziaria dell’Aquila, Mauro Nardella, sarebbe la fotografia plastica delle condizioni die carceri italiani.
«Ci sarebbero da dire un milione di cose sul disastro tutto italiano e che va a riguardare il mondo delle carceri in generale e Sulmona in particolare se si fa riferimento ai penitenziari aquilani.
Tuttavia mi limiterò ad elencare quelle che, se affrontate come si deve – esordisce il segretario territoriale Uil-Pa Polizia Penitenziaria dell’Aquila Mauro Nardella – farebbero quanto meno galleggiare una barca che fa acqua da tutte le parti.
Ad esempio il trasferimento dei detenuti in più rispetto alla capienza regolamentare.
Ci sia un maggiore investimento sul personale, sia di Polizia Penitenziaria che quello del comparto funzioni centrali, e si prevedano maggiori fondi per la logistica che potrebbero, se attuati, sicuramente fare imbarcare ossigeno agli asfissiati diritti di tutti gli attori in campo.
La CEDU irroga sanzioni all’Italia, come nel caso della sentenza Torreggiani, perché non ritiene che lo stato di diritto nelle carceri sia esercitato secondo gli schemi rappresentati dalle Convenzioni internazionali?
Mi chiedo perché la stessa CEDU non condanni l’Italia – prosegue Nardella – anche per lo stato di abbandono nel quale sono stati lasciati i penitenziari nazionali, Sulmona compresa, visto che anch’essa rappresenterebbe una tortura visto che a rimetterci sono tutti siano essi detenuti che personale ivi operante?
A Sulmona si vive in uno stato di marasma generale per via, come detto, di detenuti che aggrediscono poliziotti e non vengono trasferiti; di detenuti che chiedono di essere mandati altrove perché non si ritrovano in quel contesto scolastico e/o universitario per il quale il carcere Sulmonese era stato propagandato e non vengono esauditi nel loro desiderio; per via del fatto che il DAP – afferma Nardella -continua ad inviare soggetti psicopatici (l’ultimo ieri) pur non avendo il carcere peligno una struttura capace di soddisfare il loro bisogno di cure e per questo motivo impreparata a gestirli.
Cosa dire della questione riguardante il personale se non male se si fa riferimento ai loro diritti disattesi (ci sono persone con più di 200 giorni di congedo arretrato), ovvero al numero di esso presente e carente in ogni ordine e grado?
Cosa dire della percolante logistica che vede fare da contraltare ad un padiglione nuovo la restante struttura bisognevole di ristrutturazione oltre che di adeguamento ai voleri del nuovo regolamento di esecuzione dell’ordinamento penitenziario?
Muri scrostati, docce ammuffite, pavimenti senza piastrelle e per questo motivo scarsamente igienizzabili; mancanza così come prevede il regolamento di acqua calda e vano docce nelle camere.
Queste appena elencate sono solo alcune delle cose che andrebbero affrontate, ma che non si riesce a capire per quale ragione non vengono elaborate.
Ci avevano assicurato che avrebbero proceduto ad aprire il nuovo padiglione ( che fortunatamente è ancora chiuso) spostando i detenuti da un reparto all’altro al fine di procedere proprio con i lavori di ristrutturazione ma ad oggi nulla si sa di certezze in merito.
Ci avevano promesso che avrebbero riattato il plesso ove sono allocati i collaboratori di giustizia in un più idoneo e sicuro presidio per videoconferenze (utili per effettuare udienze processuali a distanza) ma nulla è dato sapere sulla sua impresentabilità.
Promesse, promesse, promesse… salvo poi ritrovarci con un pugno di mosche e tanti problemi in più in mano.
Il ministro Nordio che sappiamo essere persona seria, schietta e sincera ci venga a trovare a Sulmona.
Venga ad ascoltare quello che abbiamo da dire in merito alla politica adottata da uno dei suoi dipartimenti e, soprattutto, venga a sostenerci fisicamente e psicologicamente perché non sappiamo ancora quando ancora potremo resistere.
Ministro… l’aspettiamo!»