Caro “direttoreoperaio”, senza di te non sarà la stessa cosa. Nostro ricordo dell’amico Mario Sbardella
AVEZZANO – A darmi la notizia ieri sera, ultimo dell’anno, è stato lo stesso Sindaco di Avezzano, incontrato per caso in un negozio di Avezzano.
Ancora agitato e preoccupato, consapevole di dirmi una cosa che mi avrebbe fatto male, il Sindaco mi ha detto di quel che era accaduto a Mario. Poi mi ha rassicurato dicendomi che lo avevano portato in tempo all’ospedale e che lo avevano operato e che, a quel punto, si doveva attendere l’esito.
Ci siamo salutati e ci siamo lasciati senza dire altro, ma con la comune speranza, fra qualche settimana, certamente, di poter riabbracciare Mario.
Invece il primo dell’anno del 2022 ci strappa via un pezzo di vita, di ricordi, di battaglie che ci hanno accomunato.
La dicitura “direttoreoperaio” era il nome della sua mail personale. Una definizione, più che altro. Mario Sbardella, perdonate la prima persona, ma diversamente proprio non riesco, quando parlava di lavoro sapeva e conosceva ciò di cui parlava.
Prima di essere giornalista, aveva lavorato nel settore tecnico delle Ferrovie dello Stato e aveva potuto imparare le storture che ci sono da sempre nel mondo del lavoro.
Un’esperienza sul campo che ha portato nel giornalismo. Uno dei pochi, e lì ci siamo incontrati, a fare la “cronaca sindacale”, quella che parla di esseri umani che perdono il lavoro, che sono in cassa integrazione e che qualche volta muoiono di lavoro.
Posso affermare che con Mario non c’è mai stata concorrenza. Spesso abbiamo fatto fronte comune e altrettanto spesso, per un gioco del destino, l’uno è succeduto all’altro, e sempre l’uno su indicazione dell’altro.
Eravamo amici, anzi, siamo amici con Mario, ci siamo presi in giro e ci siamo divertiti persino a fare polemiche sul giornale, ma di base c’era e ci sarà sempre una stima e rispetto reciproco.
Quando arrivavano i suoi comunicati dal Comune di Avezzano, sapevamo già tutti che non avremmo dovuto faticare. Mario mandava articoli, non note. Mandava notizie, non pubblicità. Mario ci rispondeva al telefono e se serviva altro era sempre disponibile a collaborare.
Sportivo, padre, amante della cultura, della natura, della Marsica, ma dell’Abruzzo in generale, era una persona, e quindi un giornalista, animato dalla curiosità.
Stamattina, nell’apprendere questa terribile notizia, il primo pensiero è stato: «Non sentirò più il suo – “Buongiorno Pier! Come va? Che posso fare?” -», e stavolta gli risponderei: «Se puoi, ferma tutto e torna indietro. Ciao Mario, ti richiamo dopo…».