Casette post terremoto a L’Aquila. Botta e risposta Pietrucci-Santangelo

L’AQUILA – E’ proseguito in questi giorni il confronto acceso fra il consigliere regionale del Pd, Pierpaolo Pietrucci, e il vice presidente del Consiglio regionale, Roberto Santangelo, sula questione delle cosiddette “casette” post sisima dell’Aquila.

Pietrucci aveva accusato Santangelo e il centrodestra di aver fatto una norma, quella di una specie di sanatoria, infondata e che avrebbe fatto perdere tempo a regione e cittadini. Santangelo, ovviamete, sostiene tutt’altra tesi.

Oggi registriamo la replica di Santangelo e la controreplica di Pietrucci.

Roberto Santangelo

Così Santangelo a Pietrucci: «Il Partito Democratico aquilano – dopo 11 anni – si ricorda del problema delle “case rifugio” e annuncia delle proposte per risolvere l’annosa questione. Fanno sorridere le esternazioni di un Consigliere Regionale del PD cittadino, che – dopo essere stato capo di Gabinetto dell’amministrazione Cialente e poi Presidente della Commissione Territorio nella “X Consiliatura Regionale” – solo oggi si attiva con pomposi comunicati stampa e annuncia proposte per una eventuale risoluzione. Una semplice domanda a questo Consigliere: perché non ha agito prima? – Scrive Roberto Santangelo, Vicepresidente Vicario del Consiglio Regionale dell’Abruzzo. Perché non ha presentato proposte quando era in maggioranza e presiedeva proprio la Commissione territorio? Poteva e doveva affrontare il problema avendo avuto ruoli di rilievo, ma solo dopo il mio emendamento alla legge urbanistica n° 29/2020, ha ritrovato vigore e annuncia proposte risolutive. Con la mia iniziativa – come riconosciuto da Stefano Palumbo – la problematica è tornata centrale nel dibattito politico non solo aquilano ma regionale e per la prima volta si è a un passo dal dare una risposta concreta ai tanti cittadini che vivono una situazione di precarietà che persiste da oltre un decennio. Ricordo che la Pubblica amministrazione parla per atti e non per annunci quindi alle chiacchiere rispondiamo con i fatti e con serie proposte normative. Abbiamo già presentato un progetto di legge di “leale collaborazione” finalizzato a modificare il testo attuale dando doveroso seguito alle osservazioni fatte dal Consiglio dei Ministri per rendere coerente la norma con quanto indicato dall’Esecutivo nazionale. Ricordo al Consigliere regionale in questione – conclude Santangelo – che l’unica beffa amministrativa per la Città dell’Aquila è stata la sua proposta di legge per “L’Aquila Capoluogo”, bocciata dalla Corte Costituzionale. L’auspicio è che le opposizioni si mostrino responsabili, proprio in un momento come quello che stiamo vivendo, e collaborino con noi per risolvere una problematica che non ha colore politico e che dopo 11 anni si provi a dare risposta a tante famiglie, ancora in attesa di comprendere quale sarà la loro sorte». Roberto Santangelo.

Pierpaolo Pietrucci

E questa la risposta di Pietrucci a Santangelo: «Se bastasse una battuta per risolvere problemi seri e complessi, potrei anch’io cavarmela rispondendo a Santangelo “è arrivato Cacini”, citando la famosa battuta riferita al comico romano di avanspettacolo noto per i suoi atteggiamenti da sbruffone. Ma davvero Santangelo pensa di essere quel genio delle istituzioni che dopo 11 anni risolve con un tocco magico una questione che non hanno risolto neanche l’attuale amministrazione comunale di centrodestra in 3 anni, né le Giunte regionali che il centrodestra ha diretto per 7 anni dal terremoto del 2009 ad oggi? Purtroppo non bastano quattro righe di emendamento per affrontare il tema complesso delle “casette post sisma”. Come ho già detto, questo problema va affrontato nel quadro più ampio della nuova pianificazione del Comune dell’Aquila (di cui si è ormai persa ogni traccia anche per l’assenza da luglio di un assessore all’urbanistica) caratterizzata finora da scarsi risultati e clamorosi passi falsi come la sonora bocciatura della variante alle Norme Tecniche Attuative per la ricostruzione dei centri storici, annullata dal TAR. Far credere che basti un articoletto di legge regionale, significa semplicemente prendere in giro i cittadini: la questione può e deve essere risolta con un percorso serio, un nuovo Piano Regolatore Generale, il rispetto dei vincoli, l’attuazione di norme e strumenti urbanistici, il superamento delle difficoltà all’accesso in fase di ricostruzione all’eco-sisma bonus, e la condivisione interistituzionale tra Comune, Provincia, Regione e Governo. E l’impostazione elaborata da Pietro Di Stefano, all’epoca assessore della Giunta Cialente è la traccia utile e seria su cui muoversi. Solo così si potrà consentire laddove possibile – e coerentemente con un’idea di un assetto urbanistico per il nostro territorio – di dare risposte definitive alle aspettative di molti cittadini. Peraltro, una soluzione adeguata su un tema analogo (e cioè la ricostruzione dei manufatti agricoli nel cratere sismico 2016) fu trovata con la LR 12/2017: con me la firmarono i consiglieri Mariani e Gatti (allora all’opposizione, e questa sì che è una corretta e proficua collaborazione istituzionale !) fu condivisa dai Commissari alla ricostruzione e non fu certo osservata dal Governo. Se poi volessimo divertirci a fare un elenco sommario delle questioni più gravi su cui finora Santangelo ha dormito o su cui il centrodestra ha fatto gravissimi danni – evitando per pietà di citare la fallimentare gestione dell’emergenza Covid – potremmo partire dai 57 milioni di euro dell’assicurazione sismica del San Salvatore (sottratti da Chiodi per ripianarci il debito sanitario), all’inerzia sullo sviluppo del Gran Sasso (sul SIC si è bloccato tutto), alla totale assenza di iniziativa sulle crisi aziendali e le politiche industriali del territorio, alla vergognosa sudditanza sull’attuale politica sanitaria regionale che investe su Pescara e trascura le richieste della nostra ASL1, alle risorse per il microcredito tolti alle piccole imprese e regalati al Napoli calcio, alla scomparsa del Tavolo sulla Ricostruzione (che veniva mensilmente convocato da Lolli per concertare con tutte le parti sociali le azioni per i fondi del 4%), al destino del Parco Sirente Velino che si vuole solo ridurre per poi lasciarlo morire senza le risorse necessarie al suo sviluppo economico sostenibile. Consiglierei di non fare i gradassi. Non è mai troppo tardi per cominciare a lavorare con serietà e umiltà». Pierpaolo Pietrucci.

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