C’è bisogno di pace

di Francesco Barone

Oggi, come nel passato c’è bisogno di pace, c’è bisogno di un addestramento continuo per l’educazione alla pace.

Può avvenire seguendo due direzioni, predicando la pace, ma soprattutto praticandola. La pace è il punto in cui convergono la libertà e la democrazia, il rispetto e l’inclusione. E’ il reciproco riconoscimento dell’accettazione dell’alterità e del convincimento che nessuna forma di distruzione potrà avere senso e giustificazione.

La pace è la lotta contro la disumanizzazione, è l’idea secondo la quale non debba mai prevalere il lato oscuro della ragione. E’ il simbolo del bene pubblico e dell’interesse collettivo e, nutrendosi di giustizia, richiede l’indivisibilità sociale. Questo mondo che sta diventando sempre più fragile e provvisorio, pone tutti noi di fronte a una scelta: decidere  se restare muti oppure dire e agire a difesa dei valori della pace.

In un contesto sociale che cambia velocemente e che esige un modello di convivenza in grado di contenere differenze e specificità, assumono sempre più valore i concetti che caratterizzano l’umanizzazione. La pace ha inizio con un linguaggio mite, dall’accettazione delle idee altrui, dalla disponibilità a controbattere le idee senza dover utilizzare uno stile comunicativo aggressivo e di prevaricazione. La pace si costruisce a scuola, in famiglia, nella società, ovunque. La pace non ha bisogno di scadenze precostituite, né tantomeno di agende.

L’uomo contemporaneo sta rischiando di diventare preda di un nuovo tipo di narcisismo che lo induce a ripiegarsi su se stesso e a spendere tutte le sue energie per il conseguimento esclusivo del proprio benessere, ma poi, a pensarci bene è in costante ricerca dell’approvazione altrui. La relazione con l’altro, quindi, si configura come fattore imprescindibile dell’intera esperienza collettiva, al fine di evitare la solitarietà, ovvero, il sentirsi soli in mezzo a tanti.

La crisi attuale sta togliendo la maschera all’umanità, rivelando una sorta di processo erosivo che potrebbe non lasciare scampo a nessuno. Guardare al futuro con la consapevolezza della realtà presente, significa voler credere davvero al cambiamento. Il recupero del nostro futuro vuol dire preparaci al grande passo: costruire l’avvenire delle nuove generazioni. Purtroppo, molto spesso tendiamo a perdere la memoria, a dimenticare ciò che è accaduto in passato, una trascuratezza che tende a nascondere se non addirittura a negare gli eventi che hanno causato distruzione e povertà.

Ci sono periodi della storia e della vita delle donne e degli uomini in cui c’è bisogno di più cuore e meno intelletto. Questo periodo ha bisogno di più cuore.