C’è chi abbaia alla luna e chi, invece della luna, vede il dito: questione di prospettive. Ecco perché manifestare per il Tribunale di Avezzano
AVEZZANO – Abbiamo appreso che “alcuni” si chiedono perché fare una nuova manifestazione pro Tribunale se ancora non si è insediato il nuovo governo.
Insomma a che serve, secondo alcuni, andare davanti ai uno dei presidi più importanti di un territorio ad esprimere il proprio dissenso, se non si hanno ancora interlocutori pronti ad ascoltare?
Una domanda davvero singolare, oltretutto nel giorno in cui i sindaci della Marsica, o almeno una gran parte, hanno visto sfumare una parte di fondi promessi, ricavo della vendita del Covalpa, verso altri lidi (è proprio il caso di dirlo) e dove alcuni consiglieri regionali marsicani hanno anche tentato una sorta di “difesa d’ufficio” per questa infausta decisione della giunta di centrodestra targata Marsilio.
Domanda ancora più singolare alla luce delle numerose adesioni che questa manifestazione sta ricevendo, per la prima volta in maniera così massiva, da parte di associazioni di categoria, sportive, professionali e persino da parte degli studenti.
Come riporta una collega di un’altra Testata online, è di poco fa la notizia che i ragazzi del Liceo scientifico di Avezzano, non avendo avuto il permesso dalla propria dirigente scolastica, hanno deciso di scioperare pur di far sentire la loro presenza, con buona pace dei soliti commentatori seriali che sicuramente non vedremo mai con un cartello in mano a difesa dei propri diritti e che li tacciano per nullafacenti (vorremmo sapere in quale prodezze si sono mai distinti alla loro età quelli sempre pronti a giudicare ndr).
E allora, se non è chiaro, possiamo partire dall’inizio, dai fondamentali insomma.
La battaglia per il Tribunale non è cosa nuova, almeno per chi ha seguito nel corso degli anni l’evolversi della situazione. Infatti sono almeno trent’anni che si paventa questa eventualità.
Illustri predecessori di coloro che ora, “alcuni”, definiscono “ululatori alla luna”, compresero al momento della chiusura delle Preture, sostituite dai giudici di pace, che si stava intraprendendo una strada pericolosa. Ma, naturalmente, furono presi a risolini di scherno.
Fatto sta che qualche anno dopo si iniziò a palare di “revisione della geografia giudiziaria italiana”. Poco dopo spuntò il primo progetto che prevedeva accorpamenti di sedi e chiusura.
Naturalmente Avezzano era tra le chiusure. E allora sì che si procedette secondo “rituale”. Viaggi a Roma, colloqui con questo o quel sottosegretario, rassicurazioni, impegni solenni e quant’altro. Sta di fatto che oggi siamo al punto che tutti conosciamo.
E vogliamo dimenticare la vicenda dell’ultima legislatura, dove al Senato si è tentato di non far passare la proroga?
Forse è il caso di anticipare i tempi e iniziare a farsi sentire.
Perché protestare se sono spariti i fondi per l’irriguo del Fucino?
In fondo il governo non c’è, peccato che il primo progetto, ovviamente anche questo naufragato, risale alla presidenza della Regione del mai troppo ricordato Giovanni Pace e l’assessore al ramo era il marsicano Francesco Sciarretta.
Perché protestare sulla sanità, in fondo il governo non c’è?
Peccato che in questi ultimi vent’anni Avezzano e la Marsica abbiano subito tagli di posti letto, chiusure e ridimensionamenti di strutture e, ad oggi, la situazione del nosocomio di Avezzano è ben nota a tutti.
Perché protestare, insomma?
In tutta Italia monta lo scontento e la protesta per il “caro-bollette”. Perditempo, secondo la teoria di “alcuni”, il governo non c’è!
A cosa servono i ripetuti appelli di associazioni di categoria come agricoltori, panificatori e altri che quotidianamente denunciano una crisi senza precedenti che sta portando al blocco delle produzioni se il governo non c’è?
Perché i negozianti di molte città italiane hanno esposto le bollette in vetrina e, in alcuni casi, hanno chiuso con la speranza di riaprire in primavera se il governo non c’è?
E i numerosi talk show televisivi, dove quotidianamente si parla della crisi, perché vanno in onda in tutte le ore e su tutti canali, se il governo non c’è?
Ora, tornando alla manifestazione, è bene sapere che se dovesse chiudere il Tribunale, le conseguenze si avrebbero a cascata su tutte le strutture giudiziarie del territorio, dalla Procura ai comandi delle Forze dell’Ordine che rischierebbero di essere declassati. Con buona pace di coloro che, quotidianamente, lanciano l’“allarme sicurezza”.
Protestare ora significa farsi sentire, farsi vedere, far capire a chi andrà al governo che esiste questo territorio e la sua popolazione.
Ciò è reso necessario dal fatto che il governo regionale ha evidentemente cancellato dalla sua geografia la Marsica e i Marsicani.
A chi ci si dovrebbe rivolgere e farsi notare se non a chi verrà a governare? A chi far capire che anche qui c’è gente con dignità e spina dorsale, poco incline al piegarsi ad ogni palese angheria?
E in ultimo, seppure non si fosse d’accordo per un qualsiasi motivo o per campanilismo, si abbia rispetto per chi venerdì 21 si alzerà dal letto, uscirà di casa, parteciperà alla manifestazione e darà un contributo alla sua città. E questo serve.
Serve sempre, comunque vada.