Celano, Clinica L’Immacolata. Una ordinaria storia tutta italiana
Correva l’anno 1955 e a Celano si svolse, per l’epoca, un avvenimento memorabile. Potrebbe cominciare così il racconto della vicenda riguardante la realizzazione della clinica L’Immacolata. Dopo 65 anni di attività, contrassegnati da successi, riconoscimenti, con punte di eccellenza, è notizia di queste settimane, che la clinica potrebbe chiudere. Come è d’obbligo usiamo il condizionale, ma gli indicatori puntano tutti verso il basso. Ma come si dice in questi casi, la speranza è l’ultima a morire. E di speranza, ci mancherebbe altro, ne hanno tanta i 116 dipendenti che oggi hanno organizzato un sit in di protesta per la mancata riattivazione graduale dei servizi ambulatoriali. Come diceva Ennio Flaiano la situazione è grave ma non seria. Oltre la metà dei lavoratori, infatti, sono in cassa integrazione a causa dell’emergenza scatenata dal coronavirus. Gran parte di essi avrebbe ripreso a lavorare con la contestuale riattivazione dei servizi ambulatoriali. A dirla tutta e facendo un passio indietro dobbiamo aggiungere che la decisione di chiudere la struttura (in vista di una probabile vendita?) è arrivata in concomitanza del diffondersi proprio della pandemia. Superfluo aggiungere che la decisione della proprietà della Clinica aveva innescato polemiche e rimpalli di responsabilità tra le varie componenti politiche e sociali.
Un modo tutto nostrano di affrontare i problemi. Insomma, una storia tipica dell’italian-style e del politicamente corretto. La sopravvivenza o almeno la riapertura dei servizi ambulatoriali della Clinica ruota tutto attorno ad una ordinanza regionale, emessa lo scorso 5 maggio, che rilancia, come spiegano i sindacati della sanità, la quasi totalità di tutta l’attività sanitaria delle case di cura già da oggi (11 maggio ndr). Nonostante l’ordinanza, la proprietà ha deciso di non procedere con l’iter di riapertura. Fino ad ora sono state messe da parte le altre patologie. E’ quindi necessario ripartire gradualmente con tutte le altre attività no-covid. E come in tutte le storie non manca la suspense, legata alle decisioni che potrebbero essere assunte dal Consiglio di Amministrazione della clinica che si riunirà nei prossimi giornii. Chiusura sì, chiusura no. Ripartenza sì, ripartenza no. Questo è il dilemma. In attesa di conoscerne gli esiti noi ritorniamo in quel lontano 1955.
D’obbligo perché è quantomeno doveroso ricordare che la struttura fu voluta e realizzata dal francescano padre Corrado Signore, al fine di offrire assistenza sanitaria e dare risposta al bisogno di salute dei celanesi prima e dei marsicani poi. Con il passare degli anni ha assunto una rilevanza economica e sociale sempre maggiore. A partire dalla sua prima realizzazione, con una struttura adeguatasi progressivamente, con apparecchiature all’avanguardia e con medici specialisti, ha garantito sollievo e conforto alla popolazione. In fondo era questo il sogno di padre Corrado. Come avrebbe detto il frate buono: pace e bene. A tutti.