Centrale biomasse di Colonnella. Quella fretta della Regione costata quasi 5 milioni di euro
di Ida Mattino
TERAMO – Centrale biomasse di Colonnella, questione annosa e, come da copione, infinita.
Per la serie, “Prima si autorizza, poi si revoca, poi si paga…”.
L’annosa questione dell’impianto a biomasse si trascina dal 2011, anno in cui la ditta proponente, la Sagitta Immobiliare SRL di Tortoreto presentava il suo progetto energetico relativo alla realizzazione di una centrale a biomasse in località Valle Cupa di Colonnella .
Nello specifico, si sarebbe trattato di collocare , nel solo territorio comunale di Colonnella , 6 impianti da 1 megawatt ciascuno. Il combustibile fossile impiegato per la produzione di energia elettrica sarebbe stato il cippato di legna.
Nel 2012 l’allora giunta regionale guidata da Giovanni Chiodi rilasciava Autorizzazione Unica Regionale in tempi abbastanza celeri “sembra”, al punto che, l’Amministrazione comunale, ha dovuto faticare non poco per avere voce in capitolo.
La popolazione colonnellese, sin da subito si è dimostrata attenta, mobilitandosi con la costituzione di comitati spontanei di cittadini, raccolta firme, incontri informativi . E non e’ stata l’unica in val Vibrata.
Il Sindaco di Colonnella , Leandro Pollastrelli, per parte sua non ha esitato ad impugnare l’atto autorizzativo regionale davanti al Tribunale Amministrativo Regionale, adducendo delle motivazioni, ritenute poi, valide in sede processuale.
Secondo il Tribunale dell’Aquila infatti, la Regione Abruzzo, ha commesso errori procedurali, svolgendo la Conferenza Servizi, diciamo, in modo “troppo celere”. In definitiva il Comune di Colonnella si è visto riconoscere tutte le eccezioni presentate, con l’accoglimento dell’istanza di annullamento dell’atto autorizzativo regionale.
La Sagitta SRL vedendo naufragare il suo progetto ha avanzato una richiesta di risarcimento danni alla Regione. Si partiva da una cifra iniziale di 57 milioni di euro. Possiamo stare allegri quindi se, ad oggi , è stata conclusa una transazione per 4,7 milioni di euro.
Alcune riflessioni sono forse opportune. La cittadinanza e le amministrazioni locali hanno esercitato una corretta pressione , considerato il tema, relativo alla realizzazione di un sito, che, se da una parte produce energia, dall’altro ad impatto zero per l’ambiente e la salute pubblica generale non è.
In considerazione dei vari “pro” e “contro” da analizzare non era il caso di procedere troppo speditamente (la Regione Abruzzo è stata infatti inchiodata alle sue responsabilità dal TAR) con l’iter autorizzativo. Si e’ proceduto a volte, anche in modo non del tutto chiaro (l’ARTA , ad esempio, ha chiuso un occhio su alcuni dati che avrebbero invece dovuto destare preoccupazione, in particolare sulla presenza delle formaldeide superiore ai limiti consentiti).
I timori e le perplessità avanzati dai vari comitati territoriali organizzati insistevano, fra le altre cose, sulla difficoltà di reperire il materiale combustibile necessario per alimentare la potenza dell’impianto in previsione. Particolare questo che avrebbe potuto condurre nel giro di breve tempo alla trasformazione in un sito ancora piu’ inquinante di quello di partenza (inceneritore).
E ancora la ottimistica previsione di ricadute occupazionali con l’iniziale investimento di 30 milioni di euro per la realizzazione dell’impianto, sarebbe, ad avviso dei vari comitati costituiti, ben poca cosa, in considerazione della spinta alla automazione.
La politica non può trattare con superficialità la tematica in oggetto che coinvolge inevitabilmente la Salute pubblica, il turismo, l’agricoltura, la qualità dell’aria. Abbiamo qui in discussione una attività, quella dell’insediamento di una centrale termodinamica , appunto, che va ad impattare con tutto ciò. Alla fine della giostra quella transazione con la quale la Regione Abruzzo ha minimizzato i danni, si ripercuote sulla gestione generale della cosa pubblica. Insomma, se la coperta era corta… a buon intenditor poche parole!