Centrale Biomasse Powercrop. La storia infinita rispunta al Consiglio di Stato. E in piena campagna elettorale…
AVEZZANO – Rispunta, Ossignore, la vicenda Powercrop, meglio nota come centrale biomasse del Fucino. Per carità di Patria ve le riassumiamo in poche battute, essendo vicenda vecchia di quasi vent’anni.
Tutto iniziò, siamo nel gennaio 2006, quando l’allora ministro dell’Agricoltura, poi Sindaco di Roma, Gianni Alemanno, con modi fermi e imperiosi, firmò, senza battere ciglio, l’ordine dell’Unione Europea, quella contro cui si sarebbe poi scagliato qualche ventennio più avanti, di smantellare gli zuccherifici italiani. Fra questi, ovviamente, quello di Celano. Al suo posto sarebbero dovuti sorgere un impianto per la commercializzazione di prodotti orticoli freschi, a Celano, e, nel territorio di Avezzano, molto vicino a Borgo Incile, la centrale biomasse della società Powercrop per la produzione di energia con gli scarti di lavorazione agricola e agroindustriale.
Naturalmente, si scatenarono i sospetti e poi la netta contrarietà della popolazione e degli ambientalisti, non fosse altro perché la megacentrale andava a sorgere in mezzo alle fertili campagne del Fucino, ad un passo dalla frazione Borgo Incile di Avezzano e ai piedi della Riserva Naturale del Salviano.
Il Comitato di Borgo Incile Rifondazione Comunista
Una serie di battaglie, che videro nel Comitato No Powercrop e negli allora dirigenti locali, provinciali e regionali di Rifondazione Comunista la punta di diamante degli oppositori, che portarono ad una serie di ricorsi, cui si sono sempre appellati e opposti i dirigenti Powercrop, mostrando una pervicacia quasi innaturale. Ricorsi, conclusisi, o almeno così si credeva, lo scorso anno con il pronunciamento del Tar Abruzzo che determinava la fine del progetto. Una conclusione alla quale, come sempre, gli ostinati ragazzi della Powercrop, non si sono arresi producendo, proprio in questi giorni, l’ennesimo ricorso. Se ne parlerà, quindi, davanti al Consiglio di Stato che dovrà riaprire il polverosissmo fascicolo, rileggere analisi tecniche, Via, Relazioni ambientali sanitarie e di salute pubblica e quant’altro, e poi, forse, decidere. Ma non finirà lì perché esistono anche i ricorsi gerarchici al Presidente della Repubblica, senza parlare di quelli agli organismi internazionali dell’Unione Europea. Quindi…
Su questa vicenda interviene l’ex assessore comunale all’ambiente, Roberto Verdecchia: «Powercrop mai paga e mai arrendevole neanche davanti all’evidente obsoleto e fantomatico accordo di riconversione dell’ex zuccherificio Eridania Sadam di Celano, da realizzarsi stranamente nel comprensorio della città di Avezzano. E tutto questo nonostante la non permanenza dell’interesse pubblico dell’accordo del lontano 19.09.2007 maldestramente sottoscritto anche da un quantomeno disattento ex assessore all’ambiente della Provincia dell’Aquila che invece avrebbe dovuto tutelare in modo oculato, corretto e certosino il suo territorio, la sua popolazione e le attività agroaziendali ivi esistenti. Oggi siamo costretti a “subire” l’ultimo atto giudiziario della multinazionale che non paga di tutti i provvedimenti tecnici-amministrativi, confeziona l’ennesimo attacco al nostro territorio con il ricorso al Consiglio di Stato in sede giurisdizionale, per vedersi riconoscere la nullità degli atti amministrativi posti in essere dalla Giunta Regionale Abruzzo targata era D’Alfonso fortissimamente voluta dall’allora Assessore M. Mazzocca e dall’ex Presidente del Consiglio Regionale, G. Di Pangrazio; azione caratterizzata da una fantomatica serie di violazioni del tutto inesistenti, vista la sentenza nr. 474/19 del Tar Abruzzo, che viene impugnata solo per una carenza motivazionale senza nulla dire sui rilievi e criticità specifiche osservate nella Conferenza di Servizi del 21.04.2016. Forse qualche “manina esperta” avrebbe interesse a vedersi riconoscere da parte della Regione a trazione “Marsilio”, se ancora può essere esistente il cosiddetto “interesse pubblico” per poter “valorizzare” ciò che ormai è fermo (anche per non essere mai partito) da oltre tredici anni, o sussistano le condizioni in ordine all’esercizio del diritto di recesso, consentendo il permanere di una sana e naturale economia nel Fucino. Pur se commissariati sono certo che, nonostante la “mutazione” politica avvenuta nel frattempo in Regione, Provincia e nei Comuni di Avezzano e Luco dei Marsi, nonché dei vari enti coinvolti a vario titolo partecipativo, questi attraverso i vari uffici legali sappiano “resistere” alle ingerenze della multinazionale attraverso una debita, consona e coerente costituzione in giudizio, facendo rispettare la sentenza del Tar Abruzzo sopra citata, che ha visto restituire dignità e serenità ad un territorio sempre più oggetto di “scorribande” ed ingerenze di persone che nulla hanno a che fare con la Marsica, con il valore socio-culturale del territorio medesimo, ma che vorrebbero tutelare solo i loro interessi economici, societari e personali e di qualche politico “pronto a svendersi” per interessi speculativi neanche tanto celati».
Una sola preghiera. Finisca come finisca, basta che non vada a fare compagnia ad altri, e più gravi, fascicoli e misteri d’Italia come l’Italicus, la Strage di Brescia, la Strage di Ustica, la Trattativa Stato Mafia, Piazza Fontana e tanto altro ancora. Ossignore, abbi pietà di noi…
Per chi avesse manie masochiste, infine, alleghiamo l’intero ultimo ricorso della Powercrop, completo di ricostruzione fattuale e giuridica della vicenda. Questa volta, perdonateci, solo in versione Pdf. Sono 41 pagine e 41 foto avrebbero intasato la nostra memoria e distrutto la… vostra. Auguri…