Cerimonia di donazione al Museo Nazionale d’Abruzzo della documentazione fotografica e libraria relativa al ritrovamento del Mammut

L’AQUILA – A circa 70 anni dal rinvenimento del Mammut, il 25 marzo 1954, nella Fornace Santarelli a Madonna della Strada, frazione di Scoppito, il Museo Nazionale d’Abruzzo acquisisce oggi, attraverso la generosità di  due famiglie, Santarelli e Pietrosanti, una rilevante documentazione, parzialmente inedita, sul ritrovamento del fossile.

Le eredi dell’Ing. Mario Santarelli, Cecilia ed Eugenia, proprietarie della cava attiva fino agli anni ‘70, hanno donato 23 foto originali scattate nel momento della scoperta e stampate dallo studio Ludovico Carli dell’Aquila.

La narrazione ufficiale, riportata su testi scientifici pubblicati dall’Istituto di Paleontologia dell’Università di Roma che seguì i lavori, cita testualmente: “durante un saggio di perforazione per ricerca di acqua, si è trovato lo scheletro dell’elefante…”

Più precisamente, nelle parole degli operai della cava, raccolte anni fa dalla famiglia Santarelli, emerge una ricostruzione più dettagliata “Le macchine di scavo avevano superato di molto il sito del ritrovamento e operavano più avanti perché il deposito di argilla era esaurito. Rimanevano gli strati sottostanti di sabbie, raccolte a braccia e badile, usate per separare i mattoni appena trafilati di argilla fresca, umida, che venivano poi impilati sui carrelli destinati all’essiccazione. Appunto un badile si imbattè in qualcosa di duro, un “cucuzzolo” biancastro che non voleva saperne di fuoriuscire dalla sabbia e impegnava lo scavo sempre più profondo. A poco a poco veniva fuori la zanna…”

La seconda donazione riguarda la famiglia Pietrosanti: 6 foto originali e parzialmente  inedite oltre a due volumi della Prof.ssa Angiola Maria Maccagno “l’Elephas Meridionalis Nesti di Contrada Madonna della Strada, Scoppito” ,  1962 e “Relazione sulla tecnica di scavo, restauro e montaggio dell’elefante  fossile rinvenuto presso L’Aquila” , 1958.

Il nonno del Sig. Claudio Pietrosanti, Antonio Ferri, fu incaricato del recupero e restauro delle ossa fossilizzate dalla Prof.ssa Angiola Maria Maccagno, direttrice dell’Istituto di Geologia e Paleontologia dell’Università di Roma. “Mio nonno –sono le parole del nipote- svolgeva lavori di palificazioni nel deserto libico e a Bengasi, dove abitava, conobbe il Prof. Carlo Petrocchi direttore del Museo di Scienze Naturali di Tripoli. Fu proprio quest’ultimo a segnalarlo alla Prof.ssa Maccagno quando, rimpatriato come profugo in Italia fu incaricato, come consulente esterno,  al recupero nella cava Santarelli e poi al restauro delle ossa dal 1954 al 1959” anno in cui il Mammut venne portato nel Bastione Est del Castello Cinquecentesco ed esposto infine al pubblico nel 1960.

Nel corso del 2024, in cui ricorre il 70° anniversario dal rinvenimento, il Museo Nazionale d’Abruzzo si farà promotore di una serie di iniziative che celebreranno questa importante ricorrenza.

E’ del 31 marzo 1954 il video realizzato dall’Istituto Luce “Uscito dalla Preistoria” sull’incredibile avvenimento, accessibile nell’archivio storico al link

https://patrimonio.archivioluce.com/luce-web/detail/IL5000030582/2/-34157.html&jsonVal=

Hanno presenziato alla cerimonia la Dott.ssa Federica Zalabra, direttrice del Museo Nazionale d’Abruzzo,  e i donatori: le eredi Santarelli, Cecilia e Eugenia,  Claudio Pietrosanti e la paleontologa Maria Adelaide Rossi, direttori dei lavori dell’ultimo restauro del Mammut.