Chiude il Museo archeologico nazionale “La Civitella” di Chieti per carenza di personale
“Il museo dedicato alla storia della città di Chieti non riapre nemmeno con orari ridotti”. L’annuncio dato sui social dalla direttrice Adele Campanelli.
Chieti – “Chiuso temporaneamente per lavori” recita il cartello affisso da qualche giorno all’ingresso del Museo archeologico nazionale “La Civitella”, ma lo scorso 3 febbraio la direttrice Adele Campanelli ha annunciato che il blocco è tutt’altro che temporaneo: il museo non riaprirà nemmeno con orari ridotti, a causa della mancanza di personale. La direttrice denuncia infatti che “Le scarse unità [ndr. di personale] vengono concentrate sul museo di Villa Frigerj da sempre antagonista del nuovo istituto. Vecchie ruggini personalistiche hanno preso il sopravvento sulla struttura più debole orfana di una qualsivoglia direzione”.
Così il Museo archeologico nazionale “La Civitella”, che da vent’anni racconta la storia della città di Chieti, resta chiuso, diversamente dagli altri istituti museali abruzzesi che stanno riaprendo le porte in questi giorni. A rimetterci è la cittadinanza che nel tempo ha partecipato con interesse alle attività del museo come afferma la stessa direttrice: “La città si è riversata in più occasioni nelle sue sale e nel parco attratta da una programmazione varia e di alto profilo. Molti giovani professionisti si sono formati nelle varie occasioni: archeologi, architetti, storici, restauratori, artisti, fotografi, musicisti, attori, ballerini, sportivi, organizzatori di eventi etc. Ora in questa città non c’è più posto per quel sogno, e i giovani non avranno occasione di visitare quelle sale per conoscere il proprio passato.”
Immediata è la reazione delle attiviste e degli attivisti di Mi Riconosci, che da anni lamentano la gravissima carenza di personale all’interno dei luoghi della cultura statali e non. “Sono passate solo poche settimane da quando abbiamo denunciato l’imminente chiusura della Biblioteca Nazionale di Lucca, istituzione centenaria che vanta un patrimonio inestimabile” dichiara Daniela Pietrangelo, educatrice museale e attivista di Mi Riconosci. “Lunghissima è la lista dei luoghi culturali a rischio per questo stesso motivo. E a peggiorare le cose, spesso, come nel citato caso lucchese, per sventare le chiusure si ricorre all’uso di volontari o a personale esternalizzato”.
Per questo la risposta non può essere trovata, come chiesto da alcuni, nell’aiuto da parte delle Associazioni di volontariato o degli studenti. Placebo di questo genere sono pericolosi: non creano occupazione e troppo spesso trasformano il volontariato e il precariato in soluzioni a lungo termine.
Pertanto gli attivisti chiedono al Mibact un intervento responsabile, che dia un segnale concreto e restituisca al territorio teatino il suo museo e la sua storia.