Comunali di Avezzano. Cristian Carpineta: “Spero nell’unità delle forze civiche”
La soluzione potrebbe nascondere il rischio “mucchione” buono solo per vincere. Senza contare il pericolo di rivivere esperienze amministrative negative come nel recente e recentissimo passato.
AVEZZANO – Elezioni comunali di Avezzano, si entra nel vivo, anzi nel vivissimo. Proprio in questo momento si ufficializza la discesa in campo ufficiale di Mario Babbo, avvocato avezzanese, rugbista di livello, ma soprattutto uno degli oppositori di Gabriele De Angelis che, come si conviene ad un rugbista di razza, la maglietta la scambia con l’avversario solo a partita finita. Insomma, uno dei pochi che non ha voluto iscriversi ai saltatori, quaglie o conigli poco interessa, che han caratterizzato la scorsa sindacatura.
Oggi, però, interviene anche Cristian Carpineta, anche lui avvocato, anche lui consigliere uscente, anche lui rimasto all’opposizione di De Angelis fino alla fine, che tenta una strada diversa, ovvero quella dell’unione delle forze civiche in nome di un programma che rilanci la città dopo questo decennio di precipizio pressoché ininterrotto. Ma non si candida a Sindaco.
“Mi sto facendo parte diligente affinché – esordisce Carpineta – , in vista delle prossime elezioni, possano congiungersi o, in caso di divergenze, ricongiungersi le varie forza CIVICHE presenti in città. È importante infatti presentare da parte di tutte le liste civiche (penso all’amico Mario Babbo, Domenico di Berardino, Ignazio lucci, o altri) una forza coesa che, messa di fronte in un tavolo di confronto, possa scegliere la figura del candidato sindaco ma anche sottoscrivere, dinanzi alla Città intera, un programma unitario che abbia a cuore il BENE di AVEZZANO senza cambi di casacche (V. Biennio De Angelis). Il bene della città – prosegue – , questo termine tanto abusato nel recente passato, dovrà invece trovare piena forza dall’Unione delle diverse liste civiche, senza permettere qualsivoglia intromissione da parte di correnti esterne. Il Bene primario sarà rafforzare la posizione di Avezzano non solo al suo interno (Marsica), ma soprattutto nel panorama provinciale e poi regionale visto che, da qualche anno a questa parte, la nostra città ha subito un ridimensionamento senza precedenti dal punto di vista politico. Credo che, solo attraverso un fronte comune – conclude Carpineta – , si possa provare a riportare la città di Avezzano dove le compete. Mi farò parte diligente per rafforzare ogni possibile intesa, imprescindibile in vista delle prossime elezioni comunali, un appuntamento da non sbagliare per poter recuperare il terreno perduto dal giugno 2017”.
Prima di dare una nostra lettura del tentativo di Carpineta, vorremmo fargli una esortazione: per cortesia, ce lo faccia come atto di amicizia, non scriva e non pronunci più la minaccia “Per il bene della Città”. Non è una questione di frase abusata nella passata sindacatura, ma ci riporta al senso sinistro e assolutamente rivolto al vantaggio politico proprio e individuale che taluni hanno attribuito a questa frase. Ora, ci si perdoni, ma il solo sentire quelle parole l’una di fila all’altra, fa inorridire i timpani.
E passiamo al tentativo di far da spoletta fra civici di destra, di sinistra, di centro, più o meno colorati o sbiaditi, a strisce o a quadretti, doc e importati, presenti in città. Noi siamo convinti della buona fede e della volontà di fare bene dell’avvocato Carpineta, ma una cosa la dobbiamo dire e, per farlo, ritorniamo a rinfrescarci il grandissimo Giovanni Pascoli: “C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole,/ anzi d’antico: io vivo altrove, e sento/ che sono intorno nate le viole”. Come il poeta anche noi scorgiamo nel tentativo di Carpineta qualcosa d’antico, di già visto. Il mucchione dei civici che forse fa vincere le elezioni ma che poi rischia di portare all’ingovernabilità, alle tensioni continue e ai personalismi. Non solo. Avezzano, e lo ribadiamo con una certa chiarezza e fermezza, ha bisogno di una classe dirigente nuova, di personale politico nuovo, che tenga presente nuove esigenze e abbia nell’animo un nuovo modo di fare e concepire la politica. Tornare alla Civitas, alla Agorà, al Res Publica, ovvero all’amministrare per il bene collettivo (non l’abbiamo scritto della città ndr). Non ci piace il solo pensiero che possa tornare in auge qualche “usato sicuro” che di sicuro, in verità, ce lo si lasci dire, rappresenta solo il fallimento di quella brutta vecchia politica personalistica e di pseudogrupetti di potere, e i danni causati a questa città e alla Marsica in un solo decennio. Le… viole, d’altronde, stanno bene nei prati. Al massimo sui terrazzini, in vasetti.